14 milioni?

Al netto dei risultati è il caso di avviare una seria riflessione regionale e locale per tutto il fronte progressista, come lo intende la neo Sindaca di Genova.
Non si tratta di elaborare argute riflessioni pseudo programmatiche o di articolata fattura, piuttosto capire due fattori evidenti soprattutto qui e a nord est.
Il primo: la crisi della partecipazione elettorale che significa prima di tutto una crisi della partecipazione democratica. Allo stesso tempo, assistiamo a un consolidamento dei fattori corporativi nella società, nonché individualismo diffuso e richiesta di meccanismi più rapidi per le decisioni che riguardano le persone.
Secondo: la sinistra non può essere solo diritti.
Essa non c’è più drammaticamente tra i settori più deboli economicamente e socialmente, che dice di volere rappresentare. Il messaggio non passa.
Va, forse, riorganizzata in modo nuovo e radicale la presenza dei
progressisti, capendo, a esempio, che vivere nei condomini di periferia a contatto con l’immigrato non è semplice.
Marx parla di Lumpenproletariat per evidenziare una condizione sociale peggiore del proletariato, ma suo possibile avversario.
Oggi questa figura sociale è l’immigrato, o chi viene da fuori, checche’ se ne voglia, e non possiamo non cogliere il fatto che i moderni proletari o non votano o votano a destra, perché si sentono minacciati.
Temo che non vedremo alcuna riscossa se non cogliamo i cambiamenti oramai palesi, ben sapendo che chi non ho ingoiato polvere piuttosto pasticcini fin da piccolo ben poco sa di chi soffre e teme di vedersi togliere quanto conquistato in questa società così atomizzata.
Ah Marcuse?!
E poi, chi guida la riscossa? E non si tratta da dove vieni per ricchezza o condizione materiale di partenza, ma piuttosto, come insegnano
le biografie di tanti Resistenti, dall’approccio culturale di come sei cresciuto/a e ti sei formato.
Zihal