Allarme carceri: “Udine a rischio collasso, depenalizzazione unica strada percorribile” .

Carceri. Capozzi (M5S): Ud rischiare collasso, depenalizzare unica strada percorribile

“La situazione del carcere di Udine evidenzia una situazione ormai generalizzata nelle carceri italiane che, tuttavia, può trovare soluzione solo attraverso l’avvio di una seria operazione di depenalizzazione, inerente i molteplici casi di soggetti legati a ipotesi di reato che possono essere contrastate anche per via amministrativa o, comunque, non penale. Ribadisco da sempre questo concetto fondamentale ma, davanti alla situazione di assoluta emergenza confermata all’interno del carcere di Udine, auguro che ci sia un sollecito da parte del presidente Fedriga”.

Lo evidenzia, attraverso una nota stampa, la consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), riprendendo la parola sul delicato tema delle carceri, anche alla luce del grido d’allarme lanciato dalle associazioni Oikos Ets e Luca Coscioni, insieme ai Radicali italiani, per evidenziare le criticità emerse tra le mura del penitenziario friulano.

“Una situazione – aggiunge Capozzi – che desta non poche preoccupazioni: le presenze di detenuti sono quasi il doppio rispetto alla capienza tollerata, mentre un personale sottorganico, ridotto a un terzo rispetto al necessario, costretto viene a lavorare ormai da tempo in condizioni assai complicate”.

“Una realtà difficile – precisa il rappresentante del M5S – che rischia di collassare ulteriormente davanti ai riflessi di un decreto sicurezza che introduce nuovi reati e aggravanti. In sostanza, più pene e più carcere, tradendo così le promesse di una massiccia depenalizzazione”.

“Proprio riguardo a questo punto – sottolinea ancora la consigliera del MoVimento 5 Stelle – l’unico intervento di depenalizzazione riguarda invece l’eliminazione dell’abuso d’ufficio che, per contro, sanzionava l’eventuale ‘sopruso’ del pubblico amministratore”.

“Senza contare il fatto che il ddl sicurezza – conclude Capozzi – limita in svariati casi l’accesso alle misure alternative alla detenzione, allontanando l’ipotesi di una depenalizzazione per alleggerire la pressione attualmente esistente sulle carceri italiane e regionali”.