Conferme di crisi: il mercato auto Fvg in discesa 1.200 immatricolazioni in meno (-3,3%) nel 2018 e il 2019 parte con -6,7%

 

Conferma che la crisi c’è e morde viene anche dal mercato dell’auto. Il 2018 ha infatti interrotto il trend positivo del mercato auto in Friuli Venezia Giulia soprattutto negli ultimi mesi dell’anno fa sapere il capogruppo regionale Confcommercio Auto moto e ricambi Giorgio Sina, che spiega che da gennaio a dicembre si sono immatricolati 1.227 veicoli in meno dell’anno precedente (da 36.921 a 35.694). «Dati perfino consolanti – commenta Sina – se pensiamo che negli ultimi mesi, dopo un buon inizio anno, il mercato è calato in maniera molto consistente». I motivi? «La gente è confusa, non ha ben chiaro che cosa comprare, viste le voci sul diesel e la confusione sull’ibrido. Il governo ha aggiunto un ulteriore fattore di incertezza con le ultime disposizioni».
Nel dettaglio, il 2018 ha fatto segnare un -3,3%, con perdite a Pordenone (-5,5%), Udine (-3,8%), Trieste (-0,6%) e un segno positivo (+0,9%) solo a Gorizia, ma in una provincia, ricorda Sina, «sempre in controtendenza perché soggetta alle dinamiche instabili dei noleggi».
Nello specifico del mese di dicembre, chiuso con il -3,4% regionale, con Gorizia al +5,2%, Udine ha mostrato una ripresa (+5,4%), mentre Pordenone (-13,8%) e Trieste (-11,0%) sono in calo in doppia cifra.
Le previsioni? «Sono di stabilità o di lieve perdita – dice Sina –. Anche dal mio punto di vista faremo difficoltà a mantenere i numeri del 2018. Non è esclusa una riduzione complessiva del 5%». Il 2019, visti i dati di gennaio, è intanto partito con il -6,7%.
Quanto ai consigli, Sina invita il consumatore «a ragionare su quando guida e dove guida: in città l’ibrido è ideale, se lavoro a qualche decina di chilometri di distanza bene il gpl, su percorsi più lunghi il gasolio, che inquina meno della benzina, rimane la scelta ottimale».
Il presidente di Confcommercio Fvg Giovanni Da Pozzo ha quindi aggiunto: «Assieme a quello della casa, l’automotive è il secondo mercato chiave per l’economia italiana e regionale. Al di là delle posizioni normative sbagliate di un governo che non tutela l’ambiente ma punta a fare cassa, auspichiamo che la realtà non sia peggiore delle previsioni».