Corrispondenza dalla Siria: “Io spero, tu spari”

Sembrano voci dello stesso verbo, peraltro del presente anche se probabilmente andrebbero coniugate anche nel futuro, ma nonostante la somiglianza con un significato profondamente diverso. Eppure, rappresentano la mera realtà in un posto in cui si continua a credere che prima o poi si possa tornare a vivere in un modo normale, senza avere paura che qualcuno ti prenda di mira con una fucilata piuttosto che con un razzo o con una bomba, meglio ancora, che ti mozzi la testa. Dopo 8 anni di guerra non dovrebbe apparire impossibile riuscire a trovare una soluzione, soprattutto se il nemico, l’ostacolo principale, o almeno cosi’ si dice, e’ stato definitivamente sconfitto. Baghuz, l’ultima roccaforte (una serie di fattorie più che una cittadina) dell’Isis è stata riconquistata e anche l’ultimo lembo del califfato e’ stato definitivamente cancellato. Almeno territorialmente; perchè ora tutto quel marasma di pessimi personaggi non sono stati “eliminati” oppure sono evaporati, ma un po’ si sono dileguati (soprattutto i capoccia) o sono stati fatti prigionieri, oppure si sono mescolati con i veri sfollati che hanno dovuto mollare le loro povere cose e finire in un campo.
La situazione del campo di Al Hol dimostra che tra le decine di migliaia di ultimi arrivati, ci sono sicuramente molti ex combattenti o perlomeno “simpatizzanti” di quella gentaglia. L’altra notte una delle strutture di coordinamento del campo e’ stata quasi distrutta da qualche ignoto che ha anche pensato bene di lasciare scritte inneggianti a Daesh. Insomma, questa genia non è sparita del tutto ed il pericolo rimane; con il pericolo, è ovvio che anche chi ha occupato militarmente un terzo della Siria per difenderla da questi fanatici, mica può fare armi e bagagli ed andarsene, chiaro. Dunque, nonostante i proclami del nostro biondo, le truppe Usa rimarranno fino a che anche l’ultimo dei combattenti (o ex) Isis non sarà messo in condizione di non offendere.
Nel frattempo, come per incanto, è riapparso anche il grande capo di quella canaglia, il redivivo Al Baghdadi, di cui non e’ che si sentisse granchè la mancanza, ma del quale tutti più o meno si stavano chiedendo che fine avesse fatto. E’ morto (i russi), e’ stato gravemente ferito ed ha probabilmente perso le gambe (coalizione), non si sa bene (noi poveri mortali); comunque sia, un pò si stava aspettando il momento in cui questa riapparizione accadesse un po’ come le varie madonne dei noti santuari. Che le immagini siano recenti (in verità più che altro il sonoro) non c’e’ dubbio’; il barbone cita la perdita di Barghuz e dunque fatti di poco tempo fa. Non pare in forma eccellente, ma le gambe appaiono ancora saldamente fissate al tronco, la barba da nera e’ diventata rossiccia, ma l’AK47 al suo fianco dimostra che la parola fine e’ ancora lungi dall’essere proclamata.
E’ assai probabile che parte dei combattenti siano riusciti, forse con qualche piccolo aiuto, ad attraversare l’Eufrate e siano andati a rafforzare i loro soci che ancora tengono sotto scacco l’esercito di Assad con continui attacchi in stile guerriglia ma estremamente efficaci. Segno che pur vivendo in mezzo a quasi nulla, non mancano di essere riforniti di ciò che serve a resistere e contrattaccare con armi estremamente efficaci, tipo gli ATGM (missili anticarro Usa dotati di tecnologia avanzata e molto precisi). A costo di risultare noioso, farei notare ancora la presenza della base Usa di Al Tanf poco lontana dalle loro tane e la cui presenza non ha altro senso se non di impedire i collegamenti stradali tra Damasco e Baghdad (e poi verso l’Iran) sostenendo l’Esercito Libero Siriano, o ciò che nel frattempo e’ diventato, che controlla militarmente l’area. E visto che c’e’, magari qualche aiutino fa arrivare anche all’Isis.
Che poi e’ uno dei veri obiettivi della Guerra, oltre a quella fallita di defenestrare l’attuale governo per instaurarne uno maggiormente amico dei sauditi e degli Emirati del Golfo; con il piccolo, ma all’occidente indifferente, particolare di aver voluto sostituire l’alawita (sciita) Assad, ripetendo fino alla noia che e’ un maiale, con dei fanatici tagliagole che si ispirano al wahabismo di Al Qaeda e Isis e che buona parte ha nelle decisioni della casa regnante saudita. Ma evidentemente questi sono dettagli di poco conto, l’importante e’ sostenere la democrazia. O no?! piu’ o meno come si sta facendo di questi tempi in Venezuela appoggiando dei fascisti golpisti col pretesto di abbattere una presunta dittatura che dal 1999 ha sempre vinto con estrema trasparenza (e quasi sempre con larga maggioranza) tutte le elezioni tranne una! Ma questo e’ altro discorso.
Tornando a noi, la situazione nella regione più che migliorare e stabilizzarsi, pare subire una nuova escalation di tensioni. A Manbij, se non in citta’ negli immediate dintorni, attentati, scaramucce o addirittura violenti scontri si susseguono con regolarità. I turchi sembra vogliano accelerare i tempi per la definizione della zona che deve finire sotto il loro controllo. La sacca di Idlib e Hama e’ continuamente sottoposta a bombardamenti aerie sempre piu’ intensi da parte dei russi e dell’artiglieria di Damasco, attacchi ai quali soprattutto HTS (Al Qaeda) risponde con un intensità notevole e con armamenti che solo l’occidente può fornirgli. Sembrerebbe proprio che stavolta, con le cautele dovute al tentativo di evitare eccessive perdite, i conti si debbano regolare. Afrin, nonostante i tentativi da parte di YPG kurde di tenere sotto pressione l’esercito turco e i loro alleati, pare davvero territorio perso, non solo per I kurdi, ma anche per il governo siriano.
Al sud sono in atto grandi manovre da parte dei veri controllori di quel territorio, i vari potenti clan e delle loro milizie che se fino ad oggi si sono rimbalzati tra l’appoggio all’Isis e poi all’SDF, ora rivendicano i loro diritti sullo sfruttamento delle enormi risorse, tagliando fuori da una parte la coalizione e dall’altra Damasco. Di qualche giorno fa un’imponente riunione tra ben 5000 capoccia che cercano ognuno di prendersi la propria parte
Nel nord della regione, nel Rojava kurdo, si continuano a scavare tunnel difensivi nel tentativo di porre uno sbarramento ad un’eventuale (quanto improbabile) invasione turca, mentre si cerca da un lato di intrattenere rapporti con gli Usa (e magari trattenerli) e dall’altro di intrecciare rapporti di collaborazione con Assad.
Insomma, se da una parte si spera di trovare una qualche soluzione per riportare il paese (tutto) ad una situazione che permetta di ipotizzare un minimo di ricostruzione sia material che sociale, dall’altra non manca chi continua ad usare le armi per riuscire ad imporre i propri interessi in tutta l’area. L’Iraq stesso e’ tutt’altro fuori da questi sporchi giochi e nell’Ambar (zona sunnita ma in cui ci sono ancora le truppe Usa) l’Isis e’ riapparso (forse assieme ad Al Baghdadi) piuttosto in forma. I giochi sono aperti e non manca certo chi trucca le carte.

Docbrino