Costruire la pace: la scuola sociopolitica diocesana affronta i conflitti
Quali sono le origini del potere? Che rapporti ci sono tra potere e servizio? Da dove nasce il conflitto e come gestirlo? Sono alcune delle domande su cui si snoderà l’incontro di apertura dell’edizione 2025-2026 della Scuola di Politica ed Etica Sociale dell’Arcidiocesi di Udine, in programma giovedì 16 ottobre, dalle 17.30, a Udine in via Gemona 92, sede della Scuola superiore dell’Università del Friuli.

Trieste, 4 luglio 2024.
50 edizione delle Settimane sociali dei cattolici italiani, organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei). La riflessione biblica di Sabino Chialà.
Dopo gli interventi introduttivi – tra i quali segnaliamo quello dell’arcivescovo mons. Riccardo Lamba -, a tagliare il nastro dell’anno della scuola sociopolitica diocesana sarà il monaco Sabino Chialà, priore della comunità ecumenica di Bose, con un intervento dal titolo “Riflessione sulla natura del potere”. «La via per gestire un conflitto è sempre quella di riportarlo alla sua radice, cioè a ciò da cui nasce» ha affermato Chialà in un’intervista al settimanale diocesano La Vita Cattolica. «La disarmonia interiore spesso si manifesta anche in una disarmonia esteriore: un errore che di solito facciamo è voler gestire i conflitti alla superficie, senza riportarli alla loro radice: è lì che va affrontato il conflitto, imparando ad agire con riflessione anziché reagire con l’istinto.» L’ingresso all’evento è libero fino all’esaurimento dei posti in sala.
Il direttore Grion: «Per affrontare i conflitti serve saper ascoltare»
L’edizione 2025-2026 della SPES, intitolata «Si vis pacem, para pacem» (“Se desideri la pace, prepara la pace”), è interamente dedicata alla gestione del conflitto. Il titolo rielabora il celebre «para bellum» di Vegezio per adattarsi alla stringente necessità di pace dei nostri tempi. «La convinzione che guida il percorso di quest’anno – spiega il direttore della SPES, prof. Luca Grion – è che la conflittualità non debba essere evitata a tutti i costi; il vero problema non è la presenza del conflitto, ma la sua cattiva gestione, che può trasformarlo in scontro distruttivo. Il compito formativo, dunque, è educare alla gestione costruttiva dei conflitti. L’edizione numero dodici della Scuola sociopolitica diocesana è centrata quindi sulla gestione dei conflitti a vario titolo e con diverse implicazioni, a partire dall’interiorità di ciascuno. «Affrontare i conflitti in modo maturo richiede una capacità profonda di ascolto – dell’altro e delle sue ragioni, ma anche ascolto interiore – e la disponibilità a percorrere vie di mediazione intelligente, capaci di ricomporre, senza semplificare», conclude Grion.
Questa edizione della SPES, inoltre, prende i passi anche dal percorso di costruzione della pace avviato nell’autunno 2024 dall’Arcidiocesi di Udine insieme a “Rondine – Cittadella della pace”, all’Università di Udine, al comune del capoluogo e a numerosi soggetti della società civile friulana, oltre che dal recente Appello per la pace firmato a Gorizia il 23 settembre, che vede le Chiese in Italia, Slovenia e Croazia impegnarsi a «essere “case della pace”». In quell’occasione i Vescovi dei tre Paesi si sono impegnati a promuovere «proposte di educazione alla nonviolenza, iniziative di accoglienza che aiutino a trasformare la paura dell’altro in occasioni di scambio, momenti di preghiera e attività che favoriscano la cultura dell’incontro, del dialogo ecumenico e interreligioso, del disarmo e della solidarietà».
Diciannove ospiti, quindici serate, otto temi
Rivolta a studenti, amministratori pubblici e persone a vario titolo impegnate nella società civile ed ecclesiale, l’edizione 2025-2026 della SPES porterà a Udine ben 19 ospiti per animare 15 serate di approfondimento e studio su diverse tematiche che, in modi diversi, hanno a che vedere con il conflitto e la sua gestione.
Si partirà dal tema del potere per parlare, poi, di politica e digitale, sanità e giustizia, ambiente e conflitti armati, per finire con la comunicazione. Ciascuna delle serate, inoltre, prenderà spunto da una tensione tra due diverse polarità: per parlare di ambiente, per esempio, si rifletterà sulla dicotomia tra la preservazione del territorio e il suo utilizzo per energie rinnovabili, oppure sulla tensione tra tutela del lavoro e cura dell’ambiente stesso.
Un percorso calato nell’attualità
Numerose, poi, le occasioni di riflessione su questioni di attualità legate alla vita ordinaria delle persone e delle comunità. Oltre al già citato tema ambientale, infatti, ci saranno serate dedicate alle sfide della sanità locale, ai conflitti che si innestano nel fenomeno migratorio, alla governance del mondo digitale, ai dilemmi del riarmo… e al disarmo nella comunicazione. Una delle serate, inoltre, sarà dedicata all’analisi dei fatti che portarono all’eccidio di Porzus, consumatosi esattamente 80 anni fa tra diversi gruppi partigiani friulani. Non può mancare una serata dedicata alla Rete di Trieste, il network di amministratori pubblici che si riconoscono nei valori della Dottrina sociale della Chiesa.




