Dai giovani del movimento del Fridays for Future la richiesta ai partiti di giustizia sociale e climatica

Global strike ennesimo sciopero globale del clima, un’iniziativa internazionale voluta dagli attivisti di Fridays for Future, che vede la partecipazione di tante città italiane e che casualmente oggi coincide con gli sgoccioli della campagna elettorale. Anche a Udine in piazza centinaia di giovani , circa 300 del movimento del Fridays for Future, partiti in corteo da piazzale Cavedalis hanno colorato il centro con i loro cartelli e striscioni per poi raggiungere piazza Venerio. Ma cosa chiede il Global strike? Anche quest’anno il movimento si rivolge ai leader mondiali affinché provvedano ad aiutare le popolazioni più colpite dai cambiamenti climatici in atto, e a livello nazionale rilancia l’Agenda climatica che secondo i giovani la classe politica dovrebbe metter al centro della lista programmatica. A Udine accanto ai gruppi Fridays for Future Udine e Carnia, ha partecipato anche Extinction Rebellion (XR), movimento internazionale nonviolento che nel capoluogo friulano è presente da quest’anno e che ha inscenato  una performance artistica per evidenziare i rischi portati dalla crisi climatica e il fatto che i prossimi cinque anni saranno decisivi per cambiare rotta o andare dritti verso il baratro. In sostanza una richiesta forte di giustizia e non solo climatica arriva dalla Piazza udinese così come dalle altre 70 piazze italiane dove il movimento ha manifestato sulla base del documento internazionale che contiene cinque punti programmatici: trasporti e mobilità, energia, lavoro, edilizia e povertà energetica, acqua, che, a ben vedere sono i punti che con estrema chiarezza dovrebbero essere vincolanti anche per le forze politiche e che invece non tutti i partiti in competizione elettorale hanno in realtà presenti nei loro programmi in quanto rappresentanti di lobby e potentati vari che rappresentano interessi che sul tema ambientale fanno spallucce e che anzi lucrano e speculano sulle attuali enormi difficolta, ad esempio sul tema energetico. Questi in estrema sintesi i punti all’attenzione degli attivisti di Fridays for Future:
Trasporti e mobilità
Il settore dei trasporti è responsabile del 25% delle emissioni di gas in Italia, e con circa 40 milioni di auto circolanti, il nostro paese è il secondo in Europa per veicoli pro capite. Per questo, la richiesta alle istituzioni è quella di intervenire non solo per convertire il parco auto dai veicoli a combustione a quelli elettrici, ma anche di ripensare al modello della mobilità, con un trasporto pubblico a costi ridotti e con servizi di qualità.

Energia
Parlare di transazione energetica per i Fridays significa convertire tutto il settore alle fonti rinnovabili, con un tasso di riduzione delle emissioni superiore al 10% annuo, e vietare qualunque nuovo progetto legato al combustibile fossile, con un’attenzione alle industrie energetiche che contribuiscono al 24% delle emissioni italiane, riducendone progressivamente l’utilizzo entro il 2035.

Si può inoltre incentivare un nuovo modello energetico di comunità, sempre basato sulle rinnovabili, che può essere creato nei Comuni con una gestione condivisa con i cittadini, le associazioni e le cooperative.

Lavoro
Avere a cuore l’ambiente significa anche lavorare meglio e con salari minimi garantiti, e il movimento propone in Agenda un programma per l’eliminazione della disoccupazione involontaria e la riduzione delle differenze salariali e delle ore settimanali da 40 a 32.

Edilizia e povertà energetica
Oggi in Italia almeno 9 milioni di persone vivono in condizioni di povertà relativa e altri 5 in povertà assoluta, e fra i beni essenziali che vengono sacrificati ci sono anche quelli energetici. Perciò bisogna incentivare l’efficientamento energetico, cercando di ridurre i consumi e integrare le fonti rinnovabili anche a livello domestico. Non a caso il patrimonio edilizio è quello che consuma più energia, con il 39% di emissioni di gas a effetto serra.

Acqua
Per evitare sprechi di acqua e di denaro, bisogna puntare sulla manutenzione della rete di distribuzione, in particolare del settore civile, perché da dati Istat risulta che le perdite di rete ammontano a circa il 42% dell’acqua erogata, pari a 156 litri al giorno per abitante, con forti disparità regionali.