Dal Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli sulla riforma enti locali: Spezzatino: di nuovo!

Riceviamo dal Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli e pubblichiamo:

La giunta Fedriga ha predisposto un disegno di legge per superare la riforma degli Enti locali voluta dalla presidente Serracchiani. Auspicando che il dibattito in Consiglio regionale si evolva in modo costruttivo dobbiamo rimarcare, ancora una volta, che anche questa riforma prosegue nella destrutturazione politico-amministrativa del Friuli. Dalle tre province del Friuli siamo passati alle UTI ed ora ad una serie di enti diversi (Comunità di montagna, Comunità collinare, Comunità di comuni) che, ancora più difficilmente delle Uti, potranno dare una immagine coerente del Friuli.
Ancora una volta la “questione Friuli” non entra nella Agenda della politica regionale, l’assenza di un riconoscimento amministrativo unitario del 90% del territorio regionale, ossia del Friuli, regione storica plurimillenaria oltre che pluricentrica e in cui vive la quasi totalità della popolazione regionale è fatto grave.
Se qualcuno pensa che la “questione Friuli” possa essere liquidata eliminando un trattino nel nome della regione o continuando a unificare tutto ma proprio tutto cancellando così sul piano formale il Friuli, sbaglia.
Nella precedente legge, almeno idealmente, si era tentato di rimediare con la costituzione delle assemblee delle comunità linguistiche. Piccola cosa, non certo sufficiente a rispettare il diritto dei friulani di avere un ente politico-amministrativo unico per l’intero territorio del Friuli, ma ora anche questo, nel disegno di legge, non è minimamente citato.
Così come non vi è prospettata la necessaria evoluzione dell’Assemblea della comunità linguistica friulana dotandola di maggiori competenze oltre che di personale e risorse.
E’ appena il caso di ricordare, ancora una volta, che la specialità della Regione è dovuta, oggi come allora, alle sue minoranze linguistiche riconosciute che vanno tutelate, sostenute e valorizzate nel rispetto delle direttive europee.
Troppo spesso la politica regionale dimentica che i Friulani sono minoranza nazionale esattamente come i sud-tirolesi di lingua tedesca della Provincia di Bolzano o gli sloveni dei nostri territori regionali. Il che significa che sono destinatari di diritti linguistici ed amministrativi. Oggi, in questa regione mal nata nel 1947 e peggio istituita nel 1966, c’è una questione che pare non si voglia riconoscere: la “questione Friuli”. Auspichiamo che se ne voglia tener conto nella nuova riforma degli enti locali.

il presidente
dott. Paolo Fontanelli