Estromissione casa editrice Kappa Vu dallo stand al Salone del libro di Torino. La Regione Fvg ammette, siamo stati noi

Non servirà aspettare la risposta alla sua interrogazione al consigliere Furio Honsell per “scoprire” le vere ragioni dell’esclusione della casa editrice Kappa Vu dallo stand Fvg al Salone del libro di Torino. La pistola fumante viene direttamente dalle ammissioni dell’assessore regionale alla cultura Tiziana Gibelli, che ammette candidamente, che è stata proprio la Regione ad orchestrare l’ostracismo. Lo confessa in modo disarmante e sentenzia: «Si tratta di un editore negazionista delle foibe. La Regione non appoggia in nessun modo gli editori negazionisti delle foibe, c’è una mozione approvata dal Consiglio regionale, l’esclusione è dunque conseguente, non c’è nulla di nuovo, è una cosa risaputa». Si possono fare molte considerazioni, la prima è che l’assessore o meglio la Regione Fvg,  emette patenti di legalità culturale e ideologiche esattamente come faceva nel ventennio e durante la Repubblica sociale il Min.Cul.Pop, il Ministero della cultura popolare che imponeva la censura su tutti i contenuti che potessero apparire fuori della linea del regime. La seconda riguarda la risibile giustificazione relativa alla conseguenza di una Mozione, come se questa avesse forza di legge, o meglio fosse al di sopra della legge.   La terza riguarda l’interrogazione del consigliere di Open Fvg Honsell che facendola opera una sorta di ravvedimento operoso, dato che quella Mozione 50 nel 2019, lui la votò assieme al centrodestra. In quell’occasione spiegò: «ho votato a favore con il solo scopo di evitare  strumentalizzazioni future perché il problema non esiste». Imperdonabile ingenuità.   Ovviamente il problema esiste ed è proprio la più che prevedibile strumentalizzazione, in salsa di “opposti estremismi”, che viene fatta ormai da molti lustri da una destra che non riesce proprio a smarcarsi dalle proprie matrici ideologiche.  Stucchevoli  tentativi di riscrivere la storia al di fuori dei recinti della verità, accusando gli altri di farlo. Bisogna aggiungere però che già nei mesi successivi Honsell si rese conto che la sua posizione di “concordia nazionale” era solo teoricamente opportuna e che non ci si poteva fidare, perchè, come ci ha suggerito, con una immagine colorita un nostro sagace lettore: “quando si vuole essere bravi commensali a corte, si finisce per dover digerire di tutto” e noi aggiungiamo che se a “corte” siedono manigoldi, l’errore è duplice. Detto questo va ribadita la gravità di quanto avvenuto in questi giorni, perchè si può anche non essere d’accordo con dei contenuti di alcuni libri, possono perfino essere sbagliati in parte o del tutto, ma la messa al bando sulla base di un giudizio arbitrario resta errore imperdonabile lesivo dell’art 21 della Costituzione che, al primo comma, recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Prendendo quindi spunto proprio da questo episodio, sembra opportuno fare ulteriori riflessioni, più generali, relativamente alle posizioni concilianti spesso assunte in passato da gran parte della sinistra che ha accettato, per quieto vivere, tesi pseudo-storiche decisamente forzate e discutibili. Il tutto in nome di una falsa concorda e per non turbare le sensibilità di portatori di posizioni che erano e sono prevedibilmente strumentali. In queste ore, ad esempio, a parlare di riappacificazione è Matteo Salvini che ovviamente, in questo, ha la credibilità del lupo dinnanzi all’agnello. L’impressione è che dietro al rametto d’ulivo, si nasconda la solita litania sugli opposti estremismi che si compenserebbero, per poi riempirci di nuove fake, perchè la “bestia” è viva e vegeta. Speriamo che ancora una volta non ci si caschi, perchè, per fare patti fra galantuomini, la condizione minima è che si sia fra galantuomini.

 

 

La Regione Fvg vuole mettere la mordacchia alla storia. “Sponsorizza” l’esclusione della casa editrice friulana Kappa Vu dal salone del libro di Torino… politicamente non gradita