Giornata Mondiale del Rifugiato occasione di riflessione sulla questione e necessità della Protezione internazionale

Oggi è la Giornata Mondiale del Rifugiato, diciamo, come abbiamo fatto spesso,  che questa prassi di dedicare “giornate” ad ogni evento o problema lascia il tempo che trova, soprattutto per la proliferazione, spesso strumentale, che è stata fatta nel “dispensate” giornate commemorative, soprattutto quando ad istituirle sono autorità nazionali e non internazionali. Non è questo il caso di oggi, almeno non lo è del tutto dato che in molti paesi, anche Europei c’è una allergia perniciosa nel discutere il tema e difficilmente verrà la giornata troverà spazio mediatico, soprattutto se si intende la Giornata Mondiale del Rifugiato come momento per fare una riflessione sulla fondamentale questione e necessità della Protezione internazionale. C’è poi la necessità di approfondire non l’effetto, le migrazioni di massa, ma le cause spesso geopolitiche qualche volta naturali che questi flussi provocano e queste questioni sono altamente divisive. La giornata celebrativa di oggi che ricorre in tutto il mondo è stata istituita nel 2001 dall’UNCHR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’ONU.
L’obiettivo di tale giornata ci ricorda il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, è quello di favorire un momento di sensibilizzazione, informazione, confronto e dialogo per tutti coloro che sostengono i Diritti Umani e il diritto, per le persone che fuggono dalla guerra e dalle persecuzioni, di rifugiarsi nei Paesi garanti di democrazia e libertà. La convenzione celebrata il 20 giugno è un trattato multilaterale che nasce proprio per definire chi siano i rifugiati, i loro diritti e le responsabilità delle nazioni che offrono asilo.
La Protezione internazionale, infatti, tramite asilo politico, tutela tutte le persone che ottengono lo status giuridico di rifugiato. Sono circa 82 milioni le persone in fuga da guerre, persecuzioni e cambiamenti climatici. Si tratta di uomini, donne e bambini uomini che affidano il loro destino ai viaggi della speranza per ottenere protezione da un paese straniero, unica e ultima possibilità per scappare da un destino avverso e talvolta fatale.
Basti pensare alla rotta Mediterranea dove ogni giorno si continua a morire nel tentativo di raggiungere l’Italia, la Spagna, la Grecia o Malta per sfuggire alla guerra, ma anche alle violenze di genere e al traffico di essere umani, e cercare di ricostruirsi una vita migliore. Sulla rotta Balcanica la situazione non è molto diversa: i migranti, nonostante i respingimenti, continuano a fuggire da abusi, violenze e umiliazioni e cercano di entrare disperatamente nell’Unione europea attraverso i confini orientali.
Siria, Afghanistan, Bangladesh, Costa D’Avorio, Guinea, Sudan sono solo i principali Paesi di origine del popolo in cerca di una nuova terra, di una nuova casa e di un futuro più umano.
Con la campagna Together we can do anything, “Insieme possiamo fare la differenza”, quest’anno l’UNCHR chiede la piena inclusione dei rifugiati in tutti gli ambiti della società perché questi ultimi di qualsiasi etnia essi siano, da qualunque paese provengano, hanno diritto a una vita dignitosa in quanto sono persone che hanno vissuto sulla propria pelle tragedie inimmaginabili e proprio come noi hanno diritto a un posto che si possa chiamare casa.