Good Morning Afghanistan. I Talebani occupano paesi e città e il Pentagono invia bombardieri B-52 e Spectre da una base del Qatar

Sembra un film drammaticamente già visto.  Gli USA hanno inviato in Afghanistan bombardieri B-52 per la lotta contro i militanti Talebani che in armi stanno occupando, come era prevedibile, i territori dove non esiste più presenza di contingenti stranieri.  Secondo quanto riferito dai media internazionali  gli aerei sono partiti per l’Afghanistan dalla base aerea americana di Al Udeid, in Qatar, non è però stato reso noto il numero dei velivoli impiegati nell’operazione. I B-52 che sono bombardieri pesanti che sganciano bombe da grandi  altezze dovrebbero concentrarsi  contro obiettivi dei militanti nelle province di Kandahar, Herat, Lashkar Gah e Helmand. Ma ovviamente vista la densità di abitazioni i cosiddetti danni collaterali fra i civili saranno con ogni probabilità alti. Nei bombardamenti sono coinvolti anche droni e gli aerei AC-130 Spectre, noti come “cannoniere volanti”.
La reazione americana nasce in risposta alla massiccia avanzata dei Talebani  che lo scorso venerdì  sono riusciti a conquistare la città di Zaranj, il centro amministrativo della provincia sudoccidentale di Nimruz. È stato questo il primo capoluogo di provincia in Afghanistan occupato dai talebani dal 2016 mentre è stato confermato che la provincia Jowzjan, con il capoluogo Sheberghan, è passata sotto controllo dei talebani. Le forze governative non sembrano in grado di contrastare efficacemente i ribelli islamici  che hanno conquistato vasti territori nelle zone rurali e lanciato l’offensiva contro le grandi città.  Per analizzare la situazione bisognerebbe partire da lontano, ma l’attuale situazione arrivata in concomitanza con il ritiro delle truppe americane  dopo che nel 2020, i funzionari di Washington, su disposizione dell’allora presidente Trump firmarono  a Doha un trattato con i Talebani,  il primo, in 18 anni di guerra. Un accordo spacciato come  pace che  prevedeva il ritiro delle truppe straniere dall’Afghanistan entro 14 mesi e l’avvio di un dialogo con le forze afghane, dopo l’intesa sullo scambio di prigionieri. Ovviamente i negoziati non  hanno visto alcun inizio di colloqui, ma di nuovo la parola alle armi.