Il segno dei tempi: “quando dei pazzi guidano i ciechi”

Foto di Pete Linforth da Pixabay
In questi tempi non è facile districarsi in valutazioni geopolitiche senza incorrere in eccessive semplificazioni o errori di valutazione, e per questo, prima di sparare sentenze o peggio, bisognerebbe riflettere e soprattutto studiare. Sconcertano invece le chiacchiere in libertà da parte dei soliti dispensatori di pseudo saggezza sui social, ma che diventano intollerabili quando vengono diffuse da “opinionisti” professionali evidentemente buoni per ogni argomento, tuttologi dell’ovvio quando non di insopportabili fake, sempre orientati però a seconda della “stagione” di moda, non liberi pensatori, ma servizievoli lacchè del potere sia questo di “governo” che di “opposizione”. Mai come in questo periodo storico l’onestà intellettuale spesso latita. Così vengono diffuse, soprattutto attraverso il megafono televisivo, farlocche analisi mascherare da profonde verità date in pasto al pubblico acefalo (per fortuna non tutto) del circo mediatico. Un dramma quando si parla del destino di milioni di persone già nel vortice della guerra e di centinaia di milioni sul baratro della stessa. Purtroppo, e lo diciamo evidentemente con rammarico, le “nazioni” (Italia compresa) non ripudiano se non a parole “la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” anzi la logica della forza è, non solo accettata, ma diventa motore basilare nei rapporti internazionali. Non vederlo è ottuso, nasconderlo è insopportabile incoerenza, accettarlo è altro paio di maniche.
Del resto è bene precisare ai pacifisti autentici, ingenui portatori di ideologico buonismo, che meritano tutto il rispetto ma anche umana comprensione che scambiare la volontà per possibile pratica diplomatica è utopia pura, se volete magnifica utopia ma nella realtà impraticabile o se preferite di splendita inpossibiltà di incidere sulle vicende umane. Per non parlare poi degli italici paci-finti che per temporanea convenienza politica diventano irriducibili colombe sempre pronte a dare del guerrafondaio a chiunque si discosti dalle loro “verità” ma che in passato erano sponsor rivoluzionari di pratiche che di pacifico non avevano nulla e che non ci meraviglieremmo in futuro di vedere con “il coltello fra i denti”, o se preferite nel becco, al posto del classico rametto di ulivo. Ricordiamo a tutti loro che il ripudio delal guerra sbandierato in riferimento all’art. 11 della nostra Costituzione, che piaccia o no andrebbe letta tutta e non “a la carte”, riguarda l’aggressione ad altri popoli, non la difesa, anche armata, della Patria (che è anzi «sacro dovere del cittadino» ai sensi dell’art. 52 per non parlare delle norme che prevedono l’esistenza delle Forze armate e disciplinano lo “stato di guerra”. Bisogna essere consapevoli che l’evoluzione geopolitica e tecnologica, nonché la forte interdipendenza economica e commerciale tra i vari Paesi del mondo, hanno portato al moltiplicarsi di conflitti (se ne contano oggi oltre 50) che, pur non rientrando sempre nella tipologia classica di “guerra” come conflitto armato tra Stati, si traducono in azioni violente, spesso, se non sempre, a danno della popolazione civile. Mettendosi la mano sulla coscienza bisognerebbe chiedersi se il sostegno a Paesi in guerra, anche mediante la fornitura di armi, la repressione armata sotto la favoletta di operazione di “polizia internazionale” contro gruppi terroristici o magari l’applicazione di sanzioni economiche, siano compatibili con il ripudio della guerra.
In realtà, in questo bisogna essere pragmatici, fra ripudiare la guerra e praticare la pace c’è un abisso da far impallidire la “Fossa delle Marianne” del resto le armi sono nella storia dell’uomo lo strumento più utilizzato per dirimere le controversie internazionali e ancora di più come mezzo di oppressione e prevaricazione con la storica massima benedizione delle religioni. Per paradosso si potrebbe affermare che per essere autenticamente pacifisti e con la coscienza del passato pulita, bisognerebbe essere atei, perchè in nome delle divinità l’umanità si è sporcata abbondantemente le mani di sangue. Di una cosa si può essere certi, mai il mondo o se preferite il globo terraqueo, ha avuto classi dirigenti così mediocri ed incapaci di vedere la luna oltre il loro dito. Viene in mente la frase shakespeariana dal Re Lear «È il segno dei tempi quando dei pazzi guidano i ciechi» a sospirare nell’opera dell’autore anglosassone, è il povero conte di Gloucester, nel quarto atto di Re Lear, dopo essere stato accecato. L’atto finisce così: “le notizie variano. È tempo di stare in guardia. Le forze del regno si avvicinano in fretta”. Pazzi e autentici imbroglioni guidano un gregge umano impazzito che non sa più vedere, pensare, reagire. Certo William Shakespeare non poteva prevedere l’esistenza dei folli del terzo millennio, di personaggi come Trump, Putin, Netanyahu o Khamenei o i leader di Hamas e compagnia bella, ma conosceva il potere mefistofico in tutte le sue forme, ma soprattutto ben conosceva il concetto che vede che una massa istupidita da odi religiosi e lotte di potere troverà pseudo intellettuali, sgherri, militanti, politici pronti alla difesa e comunicazione delle nuove follie imperialiste di un mondo impazzito.
Fabio Folisi