Il tramonto della democrazia ridotta a legge elettorale

Ogni democrazia si palesa nell’esistenza di un corpo dotato di diritti politici che definisce perlomeno i propri governanti e più in generale incide sui procedimenti di formazione delle decisioni. Nelle nostre realtà degli ultimi secoli la forma principale di partecipazione è quella delegata ad organismi dotati di autonomia che operano nei diversi rami del potere, legislativo, esecutivo e giudiziario.
Attualmente in Italia la relazione tra il corpo politico potenziale e le strutture di decisione appare sempre più labile limitandosi ad un momento elettorale di conferma o negazione di consenso alle offerte politiche che riescono ad emergere a quel livello. Peraltro appare sempre più evidente una radicalizzazione dei fans che si stringono attorno alle specifiche offerte mentre una specie di disincanto estraniante coinvolge la gran parte dei cittadini.
In altre parole non esiste più un “ambiente democratico” dove le scelte ed in genere i confronti possano dialetizzarsi. Esiste invece uno spazio esaltato da mezzi di comunicazione “social” dove prevalgono aggregazioni minoritarie di tifosi che ritengono fondamentale demonizzare e demolire gli altri. Se poi il duello diventa bipolare il sistema politico assomiglia sempre più a quello che permetteva alla lotta tra le due fazioni principali (azzurri e verdi) presenti nell’Ippodromo di Bisanzio di indicare il futuro Basileus. La politica era naturalmente patrimonio degli intrighi della casa imperiale, ma, tutto sommato l’elezione era democratica sulla base della prevalenza di alcune promesse elementari e popolari.
Diventa perciò evidente che, malgrado una esuberanza di “conoscenze” che investe le nostre società senza peraltro ormai riuscire a far emergere livelli di informazione “certificati” (se non per minoranze qualificate dotate di propria metodologia analitica), la democrazia praticata si sta rattrappendo riducendosi al momento elettorale e praticamente alla legge elettorale.
Di fatto sono le leggi elettorali che ormai decidono i destini futuri e sono quindi l’asse su cui ruota l’ultima disponibilità in mano ai cittadini.
In forme diverse ciò è valido per gli USA come per l’Italia. Oltre Atlantico Trump ha perso le elezioni presidenziali per non essere riuscito ad imporre delle regole di partecipazione che avrebbero impedito ai suoi “nemici” di votare, peraltro in un sistema dove comunque il voto non è individuale ma pesato. In Italia oggi assistiamo ad una situazione in cui, sulla base addirittura dei sondaggi, con la legge elettorale attualmente in vigore il cosiddetto “centro destra” vincerebbe circa il 60% dei seggi parlamentari, mentre con una modificazione di carattere proporzionale ben studiata lo stesse “centro destra” potrebbe diventare minoranza. E’ evidente che ogni passo del balletto a cui stiamo assistendo è determinato dalle valutazioni di chiunque spera di poter essere domani protagonista della conquista del “potere”: e non certo da considerazioni programmatiche viste anche le abissali differenze che separano l’interno di ogni schieramento o semplice fazione.
Trovare e magari curare le cause di questo drammatico affievolirsi delle democrazie, e quindi anche dell’abbandono di molti valori comuni che in passati periodi storici hanno contraddistinto le loro società, è difficile ed esula da queste considerazioni. Tuttavia la vulgata che vede come obiettivo di salvezza la semplificazione dei sistemi politici e di governo, magari fidando che una centralizzazione decisionale ed organizzativa sia la soluzione, regge ben poco.
in questa direzione dovremmo far tesoro anche di tutte le contraddizioni nelle gestioni della pandemia di Sars CoV 2 emerse nelle varie realtà statali del nostro mondo. Proprio questa emergenza, dove la complessità delle inter relazioni tra questioni umane e sanitarie con quelle economiche dimostra la necessità di continui riequilibri conseguenti a valutazioni dell’evolversi delle conoscenze, ci dà l’indicazione della necessità di una faticosa ricerca di decisioni da condividere man mano togliendoci l’illusione di finirla una volta per tutte. O la ragione di ognuno riesce a diventare contributo collettivo o le “vittime” non potranno che aumentare.
Senza tolleranza una democrazia non può esistere. E un nemico schiacciato da una legge elettorale prima o poi troverà l’occasione per vendicarsi.

Giorgio Cavallo