La via della seta diventa via dei rifiuti, scoperto dalla GdF di Pordenone traffico illecito con la Cina. Maxi operazione in tutta Italia, 58 indagati

Una maxi operazione della Guardia di Finanza di Pordenone su delega della Direzione Antimafia di Trieste è stata conclusa questa mattina. Operazione che interessa diverse regioni italiane, legata al traffico illecito di rifiuti verso la Cina. L’operazione, denominata ‘Via della Seta’, avrebbe visto l’esecuzione di diversi arresti, perquisizioni e sequestri  in molte regioni italiane, unico dato ora disponibile il numero degli indagate, ben 58 persone. L’indagine delle Fiamme gialle ha portato alla luce una frode fiscale di 300 milioni euro, con tanto di trasferimento occulto in Cina di 150 milioni di euro. Sono indagate 58 persone. Le fiamme gialle hanno scoperto un evasione di 300 milioni di euro e il trasferimento occulto in Cina di 150 milioni di euro. Un traffico dalle caratteristiche “inedite”: “pensavamo di avere solamente delle frodi fiscali davanti” e “col proseguire delle indagini abbiamo trovato un doppio giro di nero che ci ha sconvolto”. Questo il commento del  procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo. Scoperto in sostanza un patto tra criminalità italiana e cinese riguardante una maxi frode fiscale internazionale, riciclaggio e traffico illecito di rifiuti. De Nicolo ha spiegato che c’era “un gruppo che aveva un obiettivo, quello di far retrocedere in nero quello che è andato all’estero in chiaro, e un altro con l’obiettivo opposto di portare in Cina del denaro in chiaro tenendosi il nero qui”.  Insomma un ping pong a doppio senso che ha portato, secondo le risultanze investigative,   alla fusione di due organizzazioni che prima “non avevano un contatto di nessun tipo” e di conseguenza” ha spiehato De Nicolo è stato molto complicato scoprire questo meccanismo messo in luce grazie alla “elevatissima la professionalità della Guardia di Finanza”. “Aspetto totalmente tipicizzante dell’operazione è stata la scoperta di un “patto” tra esponenti della criminalità cinese e italiana che ha consentito, mediante fittizie importazioni di trasferire, con modalità occulte, in Cina 150 milioni di euro in contanti, buona parte frutto di economia sommersa (attività lavorativa in nero ovvero proventi non dichiarati al fisco) nonché altre attività di tipo criminoso”.  Così  il comandante provinciale della Gdf di Pordenone, colonnello Stefano Commentucci, nel corso della conferenza stampa tenutasi a metà mattina a Trieste . “Come rilevabile nell’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari – ha aggiunto -, i principali promotori e artefici dell’operazione (due dei quali residenti in Svizzera) hanno conseguito notevoli profitti dalle attività criminali, celati da inesistenti “consulenze” fatturate da società estere a loro riconducibili. Nel periodo 2013 – 2020, risultano aver ottenuto complessivamente circa 10 milioni di euro, con quote mensili anche di 25/35 mila euro cadauno”.