“L’autonomia differenziata”: Un progetto che aggrava le disuguaglianze e fa male al Paese

Si è svolta questa mattina a Udine nella sala Pasolini del palazzo della Regione la prevista conferenza stampa organizzata del Consigliere Regionale Furio Honsell di Open sinistra Fvg e dai Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti. E proprio di “autonomia differenziata” come progetto che aggrava le disuguaglianze si è discusso. Quattro i relatori, oltre al già citato Consigliere Regionale Furio Honsell hanno parlato: per i Comitati Dianella Pez (Udine), Daniele Dovenna (Trieste) e Antonio Madera (Bologna) che hanno fatto il punto su quello che hanno definito “un progetto tanto sconosciuto quanto devastante per l’intero assetto della Repubblica”. Una proposta  che in maniera silente  mette a repentaglio il godimento dei diritti sociali aumentando le disuguaglianze tra Nord e Sud d’Italia, tra Regioni ed anche all’interno di ciascuna Regione in ambiti cruciali per le singole vite quali Salute, Lavoro, Scuola, Beni culturali, Trasporti, Ambiente. Sia a livello nazionale che nella nostra Regione Friuli Venezia Giulia l’iter del progetto sta subendo una fase di accelerazione dalle prospettive irreversibili, che avviene nella quasi totale assenza di dibattito pubblico. A livello nazionale il d.d.l. “autonomia differenziata” è stato  collegato alla NADEF (Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) di vicinissima discussione, a livello regionale in Fvg per la richiesta di velocizzare la regionalizzazione della scuola pubblica.  “Scuola pubblica, ha spiegato Honsell, che è presidio dei valori di solidarietà, democrazia, inclusione, uguaglianza, libero pensiero garantiti dalla Costituzione che ci unisce, e che dalle Istituzioni dovrebbero essere promossi”. “L’autonomia è un valore quando lo è per tutti. Altrimenti calpesta la solidarietà, crea disparità e alla fine diventa un disvalore per tutti. Questo è il rischio che correrebbe la nostra ottima scuola qualora venisse regionalizzata. Questo è il rischio che correrebbe il nostro paese qualora venisse varata l’Autonomia Differenziata, frantumando lo Stato in 20 regioni secondo la più ampia interpretazione permessa dalla riforma Amato del Titolo V della Costituzione, ha chiosato il consigliere di Open Sinistra FVG. Un panorama delineato davvero inquietante quello fatto nel corso della conferenza stampa a Udine che trova conferma dalle notizie che arrivano a livello nazionale dove è ormai chiaro che il governo sta utilizzando la manovra per introdurre forme di autonomia differenziata lontano dai riflettori, insomma un  provvedimento novello “cavallo di Troia”. In particolare alcuni articoli della legge di bilancio e relativo testo collegato che dovrebbe disciplinare la materia ma  i cui contenuti però sono ancora oggi oscuri perfino a chi li dovrebbe approvare. “Tutto viene fatto dal governo, senza possibilità di modifica, come se il parlamento non esistesse più, questo è eversivo”, aveva spiegato il senatore del gruppo Misto Gregorio De Falco, durante una conferenza stampa in Senato. Eversivo o no,  è certamente uno stile decisionista molto pericoloso soprattutto in presenza di una stampa diciamo “disattenta”.  Il tema autonomie in realtà è entrato nel dibattito pubblico fin dal 2017, quando con un referendum consultivo Veneto e Lombardia hanno chiesto allo Stato la competenza esclusiva su 23 materie, dal fisco alla scuola, dall’ambiente ai beni culturali. Da allora si è aperta una trattativa tra l’esecutivo e le due regioni, a cui nel frattempo si è unita anche l’Emilia Romagna, fattore che in qualche modo ha fatto diventare l’operazione bipartisan e per questo ora quasi clandestina. piace a molti farsi definire “governatori” e diventarlo per davvero è per molti certamente molto desiderabile.   Il timore paventato anche nel corso della conferenza stampa a Udine è che ora il governo Draghi voglia arrivare a definire quali competenze trasferire alle regioni attraverso delle scorciatoie, senza passare dal confronto pubblico in parlamento, ne tanto meno nelle Regioni. In Fvg anzi, che l’autonomia l’ha già per ragioni di specialità storica che ben conosciamo, si tende ad andare oltre alle attuali competenze, tendendo in maniera miope alla regionalizzazione di scuola e perfino dei Vigili del Fuoco secondo una logica che ricorda molto il “Fasin di Bessoi” slogan nato sulle onde sismiche del 1976 che però fu possibile solo perchè i soldi arrivarono dagli “altri” secondo un criterio di solidarietà che ora proprio quel progetto di autonomia differenziata rischia di mandare alle ortiche. In sostanza lo si sta facendo  cercando di dare corpo al vecchio slogan leghista “padroni a casa nostra” e il tutto con la connivenza della maggioranza delle forze politiche evidentemente accecate da anni di concezione privatistica della politica. Uno slogan che si vende bene ma che non tutti capiscono fino in fondo, perchè  questo significa spesso gestire in modo miope chiuso ed inaccettabile le istituzioni e la cosa pubblica piegandola ad interessi spesso innominabili. Basti pensare alla prova data dalla sanità del Fvg in questa pandemia per capire che certa autonomia forse andrebbe rivista, non si può infatti sotterrare sotto il tappeto i disastri compiuti negli ultimi due anni dalla sanità che in Fvg è già pienamente autonoma e che fra navi covid fantasma, gestione di Rsa, dati di ricoveri e terapie intensive truccate ecc ecc ha probabilmente creato danni  che speriamo primo poi qualcuno decida di quantificare e magari di chiederne conto.  Tornando poi al  tema scuola,  anche in Fvg il rischio di auto-confinarsi in un piccolo mondo chiuso e ottuso è alto. Infatti, così come sta tentando il Veneto di Luca Zaia, al quale come è noto Fedriga è legato avendone spesso copiato provvedimenti e proposte, la logica che si vuol far passare è che si arrivi al “controllo” del reclutamento di insegnanti e personale fino alla scelta dei programmi. Se ciò avvenisse, i professori sarebbero costretti all’obbedienza e dovrebbero insegnare secondo le indicazioni dei vertici della Regione che, ovviamente (basta ricordare il recente caso della censura ad una casa editrice non “allineata”) istituirebbe una sorta di pensiero unico. Non torneremmo al “libro e moschetto” ovviamente, ma ci si avvicinerebbe parecchio. Insomma una situazione che necessiterà attenzione a partire dal prossimo 21 dicembre, quando,  è stato ricordato nel corso della conferenza stampa udinese, avrà luogo una mobilitazione in piazza Santi Apostoli a Roma nella quale le sigle raggruppate nel Tavolo contro l’Autonomia Differenziata” che raggruppa partiti e movimenti politici, associazioni, sindacati e personalità, contrarie alla cessione di ulteriori competenze dallo Stato alle Regioni, manifesteranno sotto lo slogan: “L’Autonomia differenziata fa male al Paese”. Parole temiamo drammaticamente vere. In calce per chi fosse interessato ad approfondire la registrazione audio degli interventi dei 4 relatori: