Mancata valorizzazione delle spiagge libere un problema tutto italiano. Arriva una proposta pentastellata per il Fvg

Le aree costiere dovrebbero essere al centro del confronto sul futuro del Paese. Perché lungo gli oltre seimila e quattrocento chilometri della penisola e di Sicilia e Sardegna, troviamo un patrimonio di spiagge e centri turistici, di porti e aree protette che rappresenta una grande risorsa su cui scommettere per uno sviluppo davvero sostenibile in uno scenario nel quale si dovrà fare i conti con gli impatti dei cambiamenti climatici e un turismo sempre più globalizzato. Purtroppo, neanche il recovery plan è riuscito a superare l’assenza di un progetto per queste delicate aree
del Paese. Anche in questo anno di pandemia tutta l’attenzione e il dibattito politico sono ruotati intorno all’applicazione della “famigerata” Bolkestein, quando ci sarebbe bisogno di capire come puntare ad un grande progetto di innovazione ambientale e riqualificazione delle aree costiere, della loro accessibilità e fruizione turistica. Si apre cosi il rapporto “Spiagge 2021” di Legambiente. Un rapporto argomantato e ricci di dati con in primo piano, rapporti in evidenza, mare, spiagge e turismo. Sempre più complicato, spiegano gli ambientalisti, trovare una spiaggia libera, nel frattempo aumentano del 12,5% le concessioni balneari. A preoccupare anche l’avanzare dell’erosione costiera e i tratti di costa non balneabili. Questi i dati della situazione e dei cambiamenti in corso lungo i litorali.
Oltre il 50% delle nostre aree costiere sabbiose è sottratto alla libera e gratuita fruizione. A pesare su ciò, in prima battuta, è l’aumento esponenziale in tutte le Regioni delle concessioni balneari che nel 2021 arrivano a quota 12.166 (contro le 10.812 degli ultimi dati del Demanio relativi al 2018) registrando un incremento del +12,5%. Tra le regioni record ci sono Liguria, Emilia-Romagna e Campania con quasi il 70% dei lidi occupati da stabilimenti balneari. Altri decisi incrementi si registrano in Abruzzo con un salto degli stabilimenti da 647 nel 2018 a 891 nel 2021 e nelle regioni del sud a partire dalla Sicilia dove le concessioni per stabilimenti balneari sono passati da 438 nel 2018 a 620 nel 2021, con un aumento del +41,5%; seguita da Campania che registra un aumento del +22,8% e dalla Basilicata (+15%). Tra i comuni costieri, il record spetta a Gatteo (FC) è quello che ha tutte le spiagge in concessione, ma si toccano numeri incredibili anche a Pietrasanta (LU) con il 98,8% dei lidi in concessione, Camaiore (LU) 98,4%, Montignoso (MS) 97%, Laigueglia (SV) 92,5%, Rimini 90% e Cattolica 87%, Pescara 84%, Diano Marina (IM) con il 92,2% dove disponibili sono rimasti solo pochi metri in aree spesso degradate. Per non parlare dei canoni che si pagano per le concessioni, ovunque bassi e che in alcune località di turismo di lusso risultano vergognosi a fronte di guadagni milionari. Ad esempio per le 59 concessioni del Comune di Arzachena, in Sardegna, lo Stato nel 2020 ha incassato di 19mila euro l’anno. Una media di circa 322 euro ciascuna l’anno.
Ma a pesare sulle poche spiagge italiane, come accennato, è anche il problema dell’erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose e che si sta accentuando a causa della crisi climatica, per non parlare della questione legata alle coste non balneabili: complessivamente lungo la Penisola il 7,7% dei tratti di coste sabbiose è di fatto interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. Sicilia e Campania contano in totale circa 55 km su 87 km interdetti a livello nazionale.


La situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane” attraverso il quale scatta una fotografia aggiornata e dettagliata dei lidi italiani con dati e numeri alla mano, facendo il punto anche su nodi irrisolti, questioni ambientali da affrontare ed esperienze green che arrivano da stabilimenti e amministrazioni che hanno deciso di puntare sulla sostenibilità ambientale.
In Friuli-Venezia Giulia con una Lunghezza spiagge di 64 km vi sono 1.447 concessioni demanio di marittimo, 66 concessioni per stabilimenti balneari, 39 concessioni per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, in sostanza il 20,3 % di costa sabbiosa è occupata da stabilimenti balneari, campeggi, circoli sportivi e complessi turistici. Sembra poco ma in realtà se consideriamo le aree costiere urbanizzate, quelle di laguna (Marano) e la presenza di impianti industriali, portuali e di depurazione, l’offerta sabbiosa “libera” è molto limitata.

In estrema sintesi mentre in Italia tutto il dibattito pubblico e politico continua a ruotare intorno alla “famigerata” Direttiva 2006/123, la Bolkestein, negli altri Paesi europei si è deciso di affrontare in modo trasparente i processi che dovrebbero portare a una corretta gestione delle spiagge. Anche perchè la forma dell’assegnazione (proroga senza gara come chiedono i balneari o affidamento tramite procedure di bando trasparenti come prevede la direttiva) è solo l’ultimo dei problemi da definire.
Perchè prima viene quanta spiaggia si vuole mantenere per la libera fruizione e con quali obiettivi di tutela e corretta gestione. Poi nella parte data in concessione certamente occorrerà definire per quanti anni affidare le concessioni e con quale forma. Negli altri Paesi questi temi sono stati già affrontati attraverso obiettivi di tutela delle aree costiere, garanzia di una libera fruizione e regole trasparenti per le
assegnazioni in concessione. Nei casi segnalati nella successiva tabella si richiama costantemente il principio dell’affidamento tramite bando di gara o procedura semplificata ad evidenza pubblica, dove però non è il solo criterio economico a determinare la proroga o l’assegnazione a un nuovo soggetto, ma è l’offerta nel suo insieme ed include il rispetto delle aree naturali ed il divieto assoluto di realizzare qualunque tipo di manufatto sulle spiagge.

 

 

In tale contesto certamente positivo il fatto che il MoVimento 5 Stelle del Fvg ha annunciato una proposta di legge regionale per promuovere e valorizzare le spiagge libere in Friuli Venezia Giulia. Lo ha annunciato il consigliere regionale Andrea Ussai, durante una conferenza stampa che si è tenuta a Barcola (Trieste). “L’obiettivo della nostra proposta è assegnare risorse ai Comuni che hanno in gestione parte del demanio marittimo finalizzato a uso turistico e ricreativo per progetti di manutenzione e recupero delle aree balneari” specifica l’esponente pentastellato. “Abbiamo visto nella vicina Capodistria come siano stati in grado di valorizzare e riqualificare il lungomare; al contrario conosciamo quali siano le necessità ancora senza risposta nella nostra regione. Attualmente i Comuni incassano i canoni delle concessioni, ma parliamo di fondi irrisori: a Trieste meno di 80 mila euro, a Grado poco più di 300 mila, a Lignano entra nelle casse 1 milione di euro, e sono fondi destinati a ridursi ulteriormente nel 2021 – spiega Ussai -. Si tratta peraltro di risorse non vincolate, mentre con la nostra proposta di legge puntiamo a fare in modo che questi soldi vadano a finanziare le nostre spiagge pubbliche, a tutto vantaggio dei cittadini e dell’incremento dell’offerta turistica”.