Mentre gli sfollamenti globali raggiungono numeri da record, le politiche statunitensi peggiorano la situazione
L’International Rescue Committee (IRC), in merito all’annuncio odierno delle Nazioni Unite che conferma il persistere di un record di sfollamenti a livello globale: oltre 122 milioni di persone sono attualmente sfollate con la forza in tutto il mondo – più della popolazione combinata di Spagna e Regno Unito, e in aumento rispetto ai 120 milioni dello scorso anno.
I nuovi dati diffusi oggi dalle Nazioni Unite confermano un altro tragico record: oltre 122 milioni di persone sono attualmente sfollate con la forza nel mondo, più della popolazione di Spagna e Regno Unito messe insieme, e in aumento rispetto ai 120 milioni dell’anno scorso.
Le cifre includono rifugiati e sfollati interni, costretti ad abbandonare le proprie case a causa di conflitti, disastri e persecuzioni. Nell’ultimo decennio, il numero è più che raddoppiato. Il 40% degli sfollati nel mondo sono minori sotto i 18 anni. Contrariamente alla percezione diffusa nei paesi più ricchi, la grande maggioranza degli sfollati (73%) vive in paesi a basso e medio reddito, e il 60% non oltrepassa mai un confine internazionale.
Sono stati registrati 45,8 milioni di sfollamenti legati al clima, un drammatico aumento rispetto ai 26,3 milioni dello scorso anno, che riflette l’impatto crescente del cambiamento climatico incontrollato.
Un terzo di tutte le persone sfollate nel mondo proviene da solo quattro paesi devastati dalla guerra: Sudan, Siria, Afghanistan e Ucraina. Allo stesso tempo, contesti caratterizzati da alti livelli di fame e malnutrizione, come i Territori Palestinesi Occupati e la Repubblica Democratica del Congo, rappresentano alcune delle principali crisi di sfollamento.
I paesi inseriti nella Watchlist dell’International Rescue Committe (IRC), tra cui Sudan, Afghanistan e Yemen, affrontano crisi sovrapposte di conflitto, cambiamento climatico e povertà, contribuendo in modo sproporzionato al numero globale di sfollati e risultando particolarmente vulnerabili ai continui tagli ai finanziamenti umanitari.
David Miliband, Presidente e CEO dell’International Rescue Committee (IRC), ha dichiarato: “Le cifre relative agli sfollati ‘forzati’ battono record da oltre un decennio, sintomo del fallimento nel prevenire e risolvere i conflitti, proteggere i civili e offrire rifugio. I dati di oggi rappresentano il peggio di questa ‘nuova normalità’, con livelli altissimi di sofferenza e un preoccupante aumento delle persone sfollate a causa della crisi climatica.
Queste cifre dimostrano chiaramente che non è il momento di tagliare i finanziamenti agli aiuti. Con la maggior parte dei rifugiati e degli sfollati nei paesi più poveri, la riduzione del sostegno ai servizi essenziali porterà a nuovi sfollamenti da questi paesi.
I numeri dimostrano anche che il ricollocamento nei paesi più ricchi può offrire una via di salvezza fondamentale per chi è più a rischio. E ci ricordano che, quando torna la pace, rifugiati e sfollati vogliono tornare a casa. Dopo un decennio di guerra, è fondamentale che paesi come la Siria ricevano il sostegno necessario.
Una crisi senza precedenti richiede un impegno altrettanto straordinario. I rifugiati in fuga dalla guerra non sono il problema, né la causa del problema. Rappresentano una prova da superare. Non è il momento di eludere la responsabilità, ma di affrontarla con decisione, con il sostegno a chi è in difficoltà e la diplomazia per risolvere le cause dell’instabilità.”