IL PARÒN DELLA DANIELI BENEDETTI SPARIGLIA LE CARTE DEI RAPPORTI CON LA POLITICA. Intervento a margine della presentazione del Mits Academy a palazzo Torriani

In una fase di forte evoluzione dell’industria manifatturiera verso la frontiera del 4.0 diventa sempre più centrale la ricerca di figure altamente specializzate, soprattutto nei comparti ad alto contenuto tecnologico. La risposta a questo fabbisogno viene garantita anche dal MITS, che da 10 anni, con i suoi 599 diplomati, fornisce al sistema produttivo l’alta formazione e le competenze specifiche dei Tecnici superiori nei settori strategici della manifattura Made in Italy. Dal 2011 il MITS ha avviato 34 corsi post diploma, di cui 29 già conclusi e nell’anno formativo 2020/2021 i percorsi attivi sono stati 11, frequentati da 237 corsisti.
Un bilancio dell’attività formativa è stato tratto oggi, nella sede di Confindustria Udine, in occasione della seconda edizione dell’evento “MITS DAY: diplomati ITS e imprese si raccontano” i neo diplomati e alcune imprese che hanno affiancato ragazze e ragazzi nel percorso di alta formazione post diploma appena concluso, hanno testimoniato le esperienze vissute seguendo le potenzialità del sistema duale (formazione in “aula” alternata a quella in impresa) che garantisce il forte collegamento e continuità tra mondo della formazione e dell’impresa, reso possibile proprio grazie ai percorsi ITS.
Poteva essere la solita passerella di interventi autoreferenziali, ma il paròn della Danieli, come non sempre affettuosamente lo chiamano negli ambienti ha colto l’occasione per sparigliare le carte ed esprimere la sua valutazione del futuro che non sembra collidere, almeno non del tutto, con le attuali posizioni dell’imprenditoria nazionale spesso allineata con posizioni non propriamente progressiste. Anche qui nessuna sorpresa perchè Benedetti, questo gli va riconosciuto, a dispetto di alcune intemperanze caratteriali, pensa e si esprime con autonomia spesso sconosciuta ad altri imprenditori: “La ripresa c’è, ma la risorse vanno investite bene” ha chiosato, “Bisogna cercare di non sperperare troppo le risorse e non investire soldi dove non ci sarà ritorno”. Insomma l’appello alla politica è sempre il solito mantra, i soldi vanno dati a noi che li usiamo “bene” ma vi sono stati anche alcuni passaggi che certamente saranno mal visti in alcuni ambienti del centrodestra: “La ripresa c’è, anche per la filiera dell’acciaio, che in questo momento sta andando bene a livello mondiale, ha aggiunto, ma dobbiamo come Paese “ritoccare” il tema della natalità, e anche quello dell’immigrazione, perché abbiamo bisogno di persone”. “Bisogna cercare di non sperperare troppo le risorse e non investire soldi dove non ci sarà ritorno – ha proseguito – anche perché su queste risorse che diventano debito si pagano gli interessi, dunque si stanno seminando le prerogative per un’inflazione. Di fronte a questo meglio investire, perché l’inflazione si combatte solo migliorando la competitività del sistema, che comincia anche dalla scuola”. Sulla situazione italiana, il presidente della Danieli ha detto di essere “fiducioso che l’imprenditorialità che caratterizza molte parti d’Italia da Sud al Nord, darà un effetto positivo”. Tuttavia, “poiché molte delle medie e grandi ormai non sono più italiane, queste stesse aziende vengono regolate solo sulla base dei numeri e dei costi, e ciò potrà dare degli effetti negativi sulla capacità di fare Pil con i capitali che dovrebbero restare, invece, dove si produce”. Sull’export, in forte ripresa anche per il sistema industriale del Fvg, ma in flessione verso la Cina, Benedetti ha commentato dicendo che quest’ultimo Paese “sta investendo in modo fortissimo nella decarbonizzazione, nella tecnologia, nella scuola e nell’alta formazione, è pronto a fare la parte del leone sulla Via della Seta, con evidenti conseguenze per le economie dell’Occidente”. Intervento chiaro anche sul tema vaccini:  “Penso che ci si debba vaccinare, a meno che non ci siano problemi di salute o altri problemi particolari. Facciamolo, e torniamo a vivere normalmente”. Alcuni passaggi, come quest’ultimo,  sono certamente condivisibili, ma è innegabile, che sottendono, neppure tanto fra le righe, alla solita litania di “imprenditori brava gente”.  Ovviamente non bisogna generalizzare in negativo ma neppure fidarsi ciecamente, basta infatti scorrere le cronache o parlare con i lavoratori per sapere che nel mondo delle imprese non tutto fila eticamente come dovrebbe. Comunque, le “aperture” e alcuni rimbrotti alla politica di Benedetti, hanno colto nel segno e faranno discutere. Fra i primi commenti quello del responsabile Economia del Pd Fvg Renzo Liva: “La concretezza dell’intervento di Benedetti consente di svoltare a tutti: istituzioni, partiti, parti sociali. Era tempo che dalle categorie venissero posti con rispetto ed equilibrio i temi veri di fondo, anziché solo levare peana a chi comanda in Regione. Tre anni di leggi omnibus, tre anni di impoverimento della qualità del management delle partecipazioni finanziarie regionali, tre anni di povertà progettuale sono passati inosservati mentre le attente e puntute critiche si sono concentrate su Roma. Ma c’è chi, tra gli imprenditori, vede più lontano, non fa sconti a destra o sinistra e crea idee e valore aggiunto” chiosa Liva soprattutto a proposito dell’invito di a investire bene le risorse del Pnrr e “come Paese ‘ritoccare’ il tema della natalità, e anche quello dell’immigrazione, perché abbiamo bisogno di persone”. “I rappresentanti delle imprese avrebbero aiutato prima di tutto chi governa ma anche l’opposizione – osserva Liva – ad alzare il livello del dibattito e delle ambizioni, se non avessero glissato sulle tendenze antieuropee ed antieuro presenti nella Lega e gestite con nebulosità da Fedriga. Bene dunque cominciare a porre con rispetto ed equilibrio il tema delle scelte strategiche per la nostra Regione in termini di investimenti, formazione, infrastrutture, in termini di presenza della nostra Regione nel Pnnr. Ancor meglio se fossero state posti per tempo in evidenza – continua l’esponente dem – i limiti e le contraddizioni di scelte regionali che ostacolano, oggettivamente, la mobilità delle persone provenienti da altre regioni italiane, e se avessero posto per tempo il tema dell’attrazione di risorse umane anche dalla migrazione di qualità, che è la norma in tutti i Paesi avanzati”.