Nessuno tocchi Debora, appello inutile, a se stessa ci pensa già lei

Quando la coperta e corta è facile che qualcuno resti con i piedi scoperti, quando è cortissima, perché si è lasciato che il furore antipolitico di qualcuno facesse sforbiciate in libertà, a rimanere scoperto è anche il sedere di molti. Ma ovviamente la coperta resta garantita per alcuni più furbi di altri e ovviamente la strada di compilazione delle liste è irta di spine che anche il più avveduto segretario nazionale difficilmente può scansare. Intendiamoci, questo riguarda tutti gli schieramenti, quello che cambia e semmai lo stile con il quale si arriva alla “scelta”, pubblicamente, con farse digitali, nel buio delle stanze del capo o intorno a rassicuranti “caminetti”. Sarà così finche non si abbandonerà un sistema elettorale malefico generato  con la scusa ridicola della governabilità e che invece nascondeva, in chi l’ha promosso, l’idea autoreferenziale  dell’uomo solo al comando. Il fatto che i listini siano corti o lunghi non cambia questo fatto generando in questa logia una schiera di sodali. Fino a quando non verrà rimosso lo scempio delle liste bloccate con un ritorno al proporzionale il nostro Paese non avrà più competizioni elettorali aperte e democratiche e la lontananza dei cittadini dalla politica continuerà a crescere assieme all’astensionismo che, ad essere cattivi, non preoccupa più di tanto certa politica, perché anche se a votare dovessero essere meno del 50% degli elettori, i seggi sarebbero comunque ripartiti e il potere, pur delegittimato, continuerebbe ad operare. Detto questo in via generale, torniamo al particolare, non sappiamo se i rumors siano veritieri, ma che Debora Serracchiani, come altri del resto, approfittando del sistema si sia ancora una volta riservata la sua personale garanzia è palese. Del resto la sua storia personale dimostra la sua abilità, non tanto nel governo della cosa pubblica visto che la sua presidenza della Regione Fvg non può essere additata come d’esempio, o almeno così la pensano anche moltissimi suoi compagni di partito, ma certamente nel curare i propri interessi. Ha navigato in maniera spregiudicata nelle tempeste interne del Pd trovando sempre il salvagente giusto per restare a galla, da Franceschini  a Renzi  da Zingaretti fino a Letta. Intendiamoci, nel terzo millennio, è un talento anche questo, anche se preferiremmo altre caratteristiche e una diversa crescita dei gruppi dirigenti. Non solo la parabola di Serracchiani è documentata dalla sua storia personale, ma anche dall’attuale epilogo dello psicodramma che accompagna inevitabilmente la formazione delle liste e che, bisogna dare atto, il Pd ha operato in assoluta trasparenza. In realtà però, che a sinistra si soffra della sindrome di Tafazzi è ulteriore certezza, fattore comune non solo al Pd ma a tutte le forze . Comunque non solo la “brava” Debora si è garantita una candidatura sicura, ma addirittura ha voluto esagerare facendosi candidare in due collegi agli antipodi geografici, il Fvg e il Piemonte. Nella sua regione di provenienza, dove la ex presidente del Fvg è sempre meno apprezzata soprattutto per il suo caratterino spigoloso, è in tandem con Tatjana Rojc che è a sua volta entra di diritto in quota minoranza slovena. In sostanza sarebbero loro le uniche due che avranno la quasi certezza matematica di essere elette come capolista “blindate” nei collegi proporzionali, rispettivamente alla Camera e al Senato. Quanto rappresentino per davvero il Fvg sarà da scoprire. Ma ovviamente quello che viene raccontato ai militanti è che Serracchiani “sceglierà” il Piemonte e che quindi questo aprirà la strada alla terza candidatura sicura regionale. In realtà non è proprio così, a rimanere senza “coperta”, non sarà solo chi non è stato inserito in lista ma anche chi si trova candidato in terza posizione. Infatti sacrificato alla necessità di eleggere la capogruppo Serracchiani e di avere rappresentanza slovena, è stato, in prima istanza, l’ex senatore e candidato sindaco a Trieste, Francesco Russo, escluso dalla corsa nonostante fosse recordman di preferenze alle ultime regionali. Fattore che non gli è bastato, tanto che non l’ha presa bene e su Facebook, diventato lo sfogatoio per eccellenza degli esclusi , ha lanciato più di una frecciata a “chi prova sempre a salvare la sua poltrona a tutti i costi”. Ma quello che molti non hanno compreso è che la seconda candidatura di “sicurezza” della Serracchiani in Piemonte, che si cerca di spacciare per quella che la vedrà eletta, è in realtà finta. Non sarà lei infatti a scegliere in caso di doppia elezione, il barocco e machiavellico sistema del rosatellum prevede che si venga proclamati dove si sono presi meno voti ed è facile che questo avvenga proprio nel collegio del Fvg. Recita infatti la legge elettorale: Il candidato eletto in più collegi plurinominali è proclamato eletto nel collegio nel quale la lista cui appartiene abbia ottenuto la minore percentuale di voti validi, rispetto al totale dei voti validi del collegio”. Così si potrebbero annullare in Fvg le possibilità di subentro di un terzo eletto (tranne ovviamente di clamorosi risultati in termini di voti), che rimarrebbe invece appannaggio del Piemonte dove, pare, la Serracchiani, o chi per lei, avrebbe ottenuto solo per questo senza grandi resistenze la candidatura paracadutata. Si tratta ovviamente di previsioni che l’allucinante rosatellum rendono inaffidabili specchio di chi l’ha scritta quella norma. In quel di Torino Debora sarebbe stata accettata con un malcontento piuttosto tiepido perché alla fine dovrebbe essere ininfluente sugli assetti piemontesi e magari le sue frequenti comparsate televisive qualche voto in più lo potrebbe portare. Non così in Fvg dove già si affilano i coltelli per i futuri assetti in prospettiva delle amministrative di primavera. Ma questo è un capitolo tutto da scrivere.