Noi Siamo Tagliamento: Ridare spazio ai fiumi
Il gruppo di cittadinanza attiva Noi Siamo Tagliamento – Ridare spazio ai fiumi ha partecipato a tutte le iniziative vicine al fiume o a esso dedicate degli ultimi giorni: dal festival “Lignano 180°” di venerdì 13 giugno, al seminario scientifico di sabato 14 giugno, alle discese in canoa e a piedi di domenica 15, con momenti di confronto con esperti provenienti da Nuova Zelanda, Francia, Germania, Austria, Gran Bretagna, Svizzera, Slovenia, oltre che Italia. Questa partecipazione diretta ci ha confermato – ancora una volta – quanto sia vitale un approccio integrato tra cultura, scienza e tutela del territorio per salvaguardare il Tagliamento, risorsa naturale di inestimabile valore per tutto il Friuli Venezia Giulia, ma anche per tutta Europa.
Lignano 180°: un festival di grande respiro… ma non privo di contraddizioni
Nei giorni scorsi Lignano Sabbiadoro ha ospitato “Lignano 180°”, un festival di ampio respiro dedicato alla pianificazione e alla gestione del verde urbano. Il programma ha raccolto decine di relatori, conferenze, passeggiate e proposte progettuali pensate per rendere più vivibili i nostri spazi pubblici, migliorare la qualità dell’aria e promuovere la mobilità sostenibile. Sulla carta, un modello virtuoso di “green planning” che merita apprezzamento.
Eppure, a valle di tanto entusiasmo, emerge un paradosso: mentre si discute di come piantare alberi, creare aree pedonali e realizzare barriere contro l’erosione costiera, a pochi metri dalle arginature del Tagliamento si parla di autorizzare nuove costruzioni. Non si considera l’intenzione dell’Autorità di Bacino espresse nell’ultimo aggiornamento del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni di diminuire le portate di piena lungo lo scolmatore Cavrato, che se realizzata andrebbe a minacciare insediamenti in Comune di Lignano durante piene di portata ordinaria, come evidenziato nella recente relazione del professor Petti (Università di Udine). Le aree a ridosso del fiume dovrebbero restare libere perché pericolose e per consentire il naturale deflusso delle acque in caso di piena. Non è un dettaglio secondario: i sindaci della Bassa Friulana da un lato continuano a lanciare allarmi sulla pericolosità delle piene del Tagliamento, ricordando come, già in passato, rapide ondate di piena abbiano minacciato abitazioni e infrastrutture, mentre dall’altro esprimono in maniera esplicita la volontà di voler costruire ovunque.
Sono ben individuabili diverse opere costruite all’interno degli argini del fiume. Le strutture si estendono su un’area che il fiume potrebbe occupare facilmente in caso di piena essendo all’interno del suo alveo. Costruire dentro gli argini non significa soltanto violare un principio di precauzione: significa esporsi a danni economici ingenti, dover attivare piani di evacuazione d’emergenza e, in ultima analisi, mettere a rischio vite umane.
Sul medio corso del Tagliamento un weekend all’insegna di scienza, partecipazione e protezione
Il medio corso del Tagliamento offre un esempio diametralmente opposto legato al concetto che ridare spazio ai fiumi sia il percorso da seguire per contemperare naturalità del fiume e mitigazione del rischio idraulico. Sabato 14 giugno il seminario internazionale promosso da Free Tagliamento ha richiamato a Spilimbergo un pubblico variegato di scienziati, ingegneri, docenti universitari, studenti e cittadini da tutta Europa. Gli interventi si sono concentrati su evidenze scientifiche, casi studio europei con approfondimenti e dibattiti tra i vari studiosi.
L’evento a tappe sul fiume siglato “Tagliamento Libero” ha coinvolto per tutto il fine settimana oltre 150 naviganti, dai più giovani agli over 60 nella discesa di due tratte di fiume rispettivamente di 12 e 15 chilometri a tappa, intermezzate da soste di approfondimento naturalistico e idraulico, musica e momenti di convivialità. È stato un successo travolgente che ha dimostrato come la partecipazione collettiva – unita al riconoscimento di buone pratiche di gestione fluviale – siano la via maestra per promuovere la convivenza col fiume e la consapevolezza ecologica. Anche i partecipanti alla camminata fra il Castello di Ragogna e il Sacrario Germanico di Pinzano hanno potuto assistere a un interessante resoconto sulla storia ai contrasti alle grandi opere sul Tagliamento degli ultimi 60 anni e alla performance del fisarmonicista Paolo Forte.
Sindaci Galizio e Sette: l’occasione persa per un dialogo costruttivo
In tutto questo fermento il nostro gruppo Noi Siamo Tagliamento vuole rimarcare alcune assenze significative al seminario di Spilimbergo: l’ex sindaco di Latisana, Daniele Galizio, e quello attuale, Lanfranco Sette. Quali le motivazioni? La loro presenza avrebbe potuto dimostrare apertura al confronto, disponibilità a integrare le evidenze scientifiche nel processo decisionale e volontà di collaborare con le forze vive del territorio. Invece, hanno preferito ignorare un appuntamento che non era un convegno di cartapesta, ma un laboratorio dal respiro internazionale, in cui scienziati di lungo corso hanno presentato dati concreti e possibili soluzioni alternative capaci di contemperare naturalità del fiume e riduzione del rischio idraulico per gli abitanti del basso corso del Tagliamento. Non si tratta di un atto di “ambientalismo radicale”, come qualcuno – probabilmente – cercherà di liquidare. Si è parlato, attraverso una comunicazione divulgativa, di idrologia, geologia, biologia fluviale, sociologia: discipline che adottano il rigore del metodo scientifico, peer review e risultati misurabili e ripetibili. In Europa interi bacini idrografici sono stati riadattati ispirandosi al Tagliamento, visione che ha consentito di diminuire il pericolo di eventi estremi e al contempo di favorire un ripristino, seppur lento, della biodiversità. L’assenza dei due primi cittadini, quindi, non è soltanto un fatto politico: è un’occasione persa per apprendere, dialogare e progettare insieme alle comunità. Grandi assenti anche la Regione FVG e l’Autorità di Bacino delle Alpi Orientali.
Mercoledì 18 giugno alle 10:30 si troveranno in un bar di Latisana sindaco, assessori, una consigliera regionale e associazioni locali per parlare di “Tagliamento più sicuro”, tutto ciò senza contraddittorio e senza invitare tecnici, scienziati e associazioni dell’alto e medio Friuli. Anche qui ci chiediamo il perché.
La nostra richiesta: stop alle costruzioni a ridosso del Tagliamento e ridare spazio ai fiumi
Il gruppo Noi Siamo Tagliamento vuole rivolgere un appello chiaro: fermare le concessioni a edificare facilmente nelle zone ad alto rischio esondazione, basta residence sul greto del fiume, no alla farsa di “eco-hotel” costruiti dentro le fasce di rispetto. Resta immutata la nostra ferma contrarietà a opere trasversali al fiume e a casse di espansione in alveo per permettere costruzioni in aree esondabili.
Ancora ci chiediamo come, in un’epoca in cui in tutto il mondo si sta sta procedendo speditamente e con risultati tangibili allo smantellamento di barriere fluviali, la Regione Friuli Venezia Giulia non sia in grado di proporre niente di meglio che dighe e barriere fluviali trasversali capaci soltanto di interrompere la connettività del fiume e il vitale trasporto di sedimenti per la naturale protezione costiera.
Gli sbarramenti ipotizzati dalla delibera 530/2024 semplicemente appaiono sempre di più delle opere superate nella loro logica progettuale e rappresentano la rinuncia ad affrontare le vere cause del dissesto idrogeologico, dimenticando che gli effetti più immediati legati ai cambiamenti climatici si manifestano nelle aste fluviali minori, ossia in territorio montano, trascurato nel processo di pianificazione territoriale integrata e partecipata.
La regione Friuli Venezia Giulia può diventare un modello europeo di convivenza con i fiumi tramite il caso Tagliamento attraverso l’attuazione di strategie condivise davvero lungimiranti da parte della pubblica amministrazione. La mitigazione del rischio idraulico comincia dalla consapevolezza che è più importante preservare un sistema che già funziona, concorrendo naturalmente alla laminazione dei picchi di piena, addirittura restituendogli lo spazio sottratto da attività antropiche che lo hanno via via reso più inciso e atrofizzato nel suo alveo, rendendolo di fatto più pericoloso quando si manifestano eventi di piena a valle. Ridare spazio ai fiumi è una maniera logica per renderli più sicuri e resilienti di fronte ai mutamenti climatici che impongono un ritmo più marcato tra gli estremi di siccità e alluvioni, mantenendo al contempo le inestimabili varietà ecologiche che li popolano.
Il Tagliamento non è in vendita
Le recenti polemiche di ex sindaco e sindaco di Latisana Galizio e Sette contro il divulgatore scientifico Mario Tozzi intervenuto nella lectio magistralis a Lignano 180° a chiusura della giornata di venerdì 13 Giugno rivelano un approccio miope alla gestione del territorio: le polemiche contro chi solleva questioni scientifiche non nascondono la realtà: continuare a costruire a ridosso dei fiumi significa mettere a rischio vite umane e attività economiche: per definizione Il rischio esiste dove l’uomo costruisce. Dobbiamo smettere di costruire dove l’acqua può tornare sovrana (anche con grandi opere, quando finalizzate a rendere edificabili nuovi territori). Il Tagliamento è patrimonio comune, non un’occasione di lucro edilizio.
La scienza dimostra che coniugare mantenimento della biodiversità e sicurezza idraulica è possibile, soprattutto quando alla base c’è la volontà dei cittadini: il grande interesse per le tematiche legate al fiume e gli eventi di questi giorni lo dimostrano ampiamente. Il rischio c’è dove ha costruito l’uomo: perché continuare a sostenere narrative obsolete e divisive reiterando sempre gli stessi errori?