Numeri delle vaccinazioni in Fvg: Solo un problema di organizzazione?

Oggi la stampa locale riporta alcune tabelle relative allo stato delle vaccinazioni nella nostra regione. La prima ci colloca in testa sul piano nazionale, mentre la seconda (crediamo curata dalla redazione nazionale del gruppo editoriale dei due nostri quotidiani più diffusi in Friuli e nell’area Giuliana) ci mette molto più indietro.
Risulta in ogni caso difficile capire a quali settori di cittadini vaccinati rispondano le percentuali: popolazione residente, quota di vaccini inoculati, categorie del primo piano nazionale? Non è facile quindi districarsi con certezza in queste tabelle.
Resta il fatto che il virus corre molto da noi, al punto che qualche giorno fa la nostra regione, con un milione e duecentomila abitanti, contava molte più persone infettate del vicino Veneto, regione con circa cinque milioni di abitanti.
Attendiamo quindi di conoscere il nuovo piano nazionale, con l’auspicio che si decidano criteri uniformi e non più sindacabili per tutto il territorio nazionale.
A ben guardare, infatti, le difficoltà organizzative palesate dalla nostra regione in questo frangente non saranno superate d’incanto, ma almeno sarà chiaro che gli ultra ottantenni non dovranno attendere, speriamo, il mese di maggio, come capitato ad alcuni corregionali all’atto della prevista prenotazione.
In realtà, al momento, mentre nel Lazio si prosegue speditamente con le vaccinazioni per gli ultrasettantenni, il Piemonte e altre regioni partiranno da lunedì, in Friuli Venezia giulia non si sa nulla.
Da noi possiamo vedere le foto di docenti universitari vaccinati, assistiamo alla polemica tra magistrati e avvocati su chi immunizzare prima, ma se una persona oltre i settant’anni chiede qualcosa in farmacia o negli uffici delle aziende sanitarie si sentirà rispondere un disperante: “non ne sappiamo niente”.
A quanto pare si tratta di un problema di organizzazione. E vabbè, …
A Roma, per fare un esempio, sono già state allestite enormi strutture per le vaccinazioni, ed è stato sottoscritto un accordo, che coinvolge anche i tassisti, per consentire
ai più anziani di recarsi all’appuntamento per la somministrazione del vaccino gratuitamente; da noi, invece, è difficile persino definire un accordo con i medici di base.
Eppure saremmo “speciali”, ma se non sappiamo nemmeno usare i vantaggi delle nostra autonomia, meglio ci dirigano dal centro, almeno resteremo al passo con il resto del Paese. Infine, si spera che con il nuovo piano di vaccinazione si attui una comune regia regionale sui soggetti da vaccinare e non come succede ora dove ogni azienda territoriale agisce per proprio conto.

Carlo Pegorer
Stefano Pizzin