Sul 25 Aprile……

Da oggi per un paio di giorni sentiremo la solita solfa dai presunti intellettuali che diranno “il 25 aprile è una festa divisiva”. Chiariamo subito un punto. Il 25 aprile è divisivo ed è considerato di sinistra solo perché la destra ha smesso di festeggiare o non l’ha mai festeggiato. Noi di sinistra la consideriamo festa nazionale. E se la destra finalmente uscirà dalle sue posizioni nostalgiche (reali o elettorali) e condannerà le violenze nazifasciste saremo felici di averla al nostro fianco per festeggiare la fine dei venti anni più bui della storia Italiana. Venti anni di odio, di violenze, di sangue. Per urlare a gran voce “mai più fascismi”. Noi stiamo dalla parte di chi vinse la guerra tra democrazia e dittatura. La destra ha ancora un piede in due scarpe, pretende il diritto e la libertà di non condannare (in alcuni casi apertamente sostenere) una dittatura. In pratica vivono in un paradosso. Io sono del 1991, ma ricordo bene le parole dei vari esponenti del PdL e di AN, antecedenti e successive all’istituzione del “giorno del ricordo”. Non dimentico l’abuso che si fece e si fa tuttora della storia e delle vittime di quegli anni. Una tragedia che se veramente vogliamo ricordare, a differenza di quello che vorrebbero i revisionisti, iniziò nel 1941 con l’invasione nazifascista. Una ennesima sporca violenza sulle vittime italiane e jugoslave dell’epoca perpetrato dal centro destra (con l’asservimento del centro sinistra di allora) per poter dire che “anche i partigiani erano assassini, erano cattivi, erano come i fascisti”. Non dimentico le parole degli esponenti leghisti in questi anni. Da esempio su tutti Antonio Calligaris, consigliere regionale Fvg che disse: “io sono uno che sparerebbe tranquillamente ai migranti”. Lo disse in un momento in cui il Consiglio regionale veniva aggredito dai fascisti di Casapound. E non dimentico neppure l’assalto alla sede della CGIL di qualche mese fa. Quindi, prima di chiedere a noi e all’ANPI perché vogliamo escludere i fascisti dal giorno della liberazione e di smettere di scendere in piazza e festeggiare, si chieda a quella fetta di popolazione e ai loro referenti politici perché non scendono in piazza, perché non festeggiano.
Perché loro possono fare i fascistelli di borgata, senza il rischio di essere fucilati, torturati solo perché qualcuno è morto per dare a tutti noi le libertà di cui ora godiamo. Siamo noi in debito con i partigiani, non il contrario. Si abbia rispetto di chi sacrificò la propria vita per il sogno di un’Italia, di una società migliore.
Il 25 aprile dovrebbe unirci tutti sotto la bandiera della libertà. Chi non vuole festeggiare il ritorno alla libertà può non farlo, ma non chieda a noi di smettere. Perché noi non smetteremo mai di lottare per un mondo più libero, giusto e sostenibile.  Daniele Andrian co portavoce di Europa verde Fvg