Tutti “pazzi” per Mimmo Lucano. Giusta la solidarietà e l’impegno ma che non si utilizzi per carrierismo

Riace non è la foresta di Sherwood e la Calabria non è la Contea di Nottingham, eppure Mimmo Lucano ha delle similitudini con Robin Hood, almeno nell’immaginario collettivo della maggioranza di persone che, gli fosse simpatico o meno, hanno visto come abnorme una condanna così severa per reati non certo paragonabili ai tanti delitti di sangue che vedono pene spesso molto inferiori agli oltre 13 anni comminati a Mimmo Lucano. Ed allora in questo caso non solo questa sentenza si potrà e dovrà commentare, ma anche rifiutare concettualmente proprio per rispetto della giustizia. Siamo dinnanzi ad un cortocircuito pericoloso che arriva dopo alcuni anni di menzogne e strumentalizzazioni “bestiali” sul tema migranti, clandestini, ong e taxi del mare. Così il processo a Mimmo Lucano è diventato, suo malgrado, il simbolo di un’accoglienza che è stata ritenuta pericolosa per il clima politico che governi diversi e di parti addirittura opposte, l’uno con provvedimenti ai limiti di razzismo e cattiveria, l’altro per non averli smantellati per davvero. Fortune elettorali ben note si sono incardinate sul tema migranti, muri e accoglienza, temi instillati gradualmente nell’opinione pubblica e che invece proprio questa sentenza “lunare” ha messo a nudo in tutte le sue contraddizioni, perchè, una cosa non si può sovvertire, la verità sotto gli occhi di tutti, mai come oggi diversa da quella giudiziaria. Questa condanna in primo grado di giudizio inflitta dal tribunale di Locri potrebbe davvero diventare un boomerang formidabile, non tanto per chi l’ha promulgata, che ha applicato le leggi in maniera matematica, ma non per questo non colpevolmente sul piano morale, ma per chi l’ha ispirata, promossa e ricercata. Per questo va commentata, anzi raccontata e snocciolata pubblicamente con cura, per filo e per segno e divulgata il più possibile, facendo nomi e cognomi, perché è vero che siamo solo al primo grado di giudizio ma un giudice che quasi raddoppia la richiesta dell’accusa e riesce a infliggere 13 anni e due mesi a un ex sindaco che durante le sue amministrazioni (dal 2004 al 2018) è riuscito a mettere in piedi un modello di accoglienza studiato e elogiato in tutto il mondo è un fatto “politico” enorme e riguarda tutti noi e dovrebbe preoccupare non poco il mondo della giustizia che rischia di essere ancora di più percepita come dispensatrice di ingiustizie e falsità. Detto questo ben vengano le dichiarazioni di solidarietà e le manifestazioni di sdegno, ma, purtroppo vediamo all’orizzonte schiere di Little John o di frati “Tuck” che vedono la ghiotta occasione per saltare sul carro della vittima pronti, al momento giusto, a saltare giù quando si affievoliranno i riflettori mediatici sulla vicenda. Mimmo Lucano come simbolo del proprio impegno personale, più per aiutare se stessi e il proprio protagonismo che per aiutare lui. Non tutti ovviamente, ma molti professionisti  farlocchi del bene, si ergono oggi a difensori del debole  e  oppresso con lo scopo di raggranellare spazi di notorietà personali utili in futuro o magari solo per puro narcisismo. Debolezze umane? Certo, quando non c’è consapevolezza del proprio agire,  merdacce umane quando sanno quello che fanno.

Fabio Folisi