Ucraina: La posizione della Russia espressa dal furbacchione Serghei Lavrov ministro degli Esteri

«Una guerra nucleare non avrebbe vincitori, e quindi non ha senso parlarne». Ha iniziato con questa “rassicurante” affermazione la sua intervista nel corso della trasmissione Zona Bianca di Rete 4. Tuttavia, ha poi aggiunto, occorre «essere cauti, e non sottovalutare i rischi che esistono». Insomma il classico colpo al cerchio e alla botte, esplicitata nel successivo commento alle affermazioni del presidente Vladimir Putin, secondo cui se minacciata la Russia risponderebbe «con mezzi che i suoi avversari non hanno ancora», Lavrov ha spiegato che il riferimento era relativo ai nuovi missili ipersonici che possono essere caricati con testate nucleari ma anche con esplosivi convenzionali . «Abbiamo cominciato ad interessarcene – ha aggiunto Lavrov – dopo che gli Usa hanno stracciato l’accordo sulle armi missilistiche. E sappiamo che i missili americani non sono diretti alla Corea del Nord o all’Iran, ma contro la Russia e la Cina. Noi eravamo pronti a un nuovo accordo, che avrebbe incluso anche i nuovi sistemi, ma sono state interrotte da parte americana». Insomma una narrazione da colomba maltrattata che troverà certamente sostenitori in Italia in quella platea di antiamericani sempre pronti ad amplificare le vere ma anche presunte e perfino false responsabilità a stelle e strisce. Interessanti anche l dichiarazioni di Lavrov sul ruolo dell’Italia. Il ministro di Putin, che va ricordato a febbraioo scoso negava l’esistenza di una guerra contro l’Ucraina, sostiene che «alcune dichiarazioni di politici e media italiani sono andate oltre le buone norme diplomatiche e giornalistiche e che l’Italia è in prima fila tra coloro che adottano e promuovono le sanzioni anti-russe. Per noi è stata una sorpresa, ha aggiunto, eravamo abituati all’idea che l’Italia, grazie alla sua storia, sapesse distinguere il bianco dal nero». Pittoresca invece la descrizione della motivazione della richiesta russa di pagamento del gas in rubli. Secondo Lavrov i Paesi europei importatori del gas russo, come l’Italia, devono pagarlo in rubli perché «hanno rubato» a Mosca le sue riserve valutarie in dollari e euro depositate presso le banche europee imponendo un congelamento nell’ambito delle sanzioni. «Voi pagherete comunque nella valuta prevista dai contratti – ha aggiunto – ma le forniture verranno considerate pagate quando queste somme saranno state convertite in rubli, che non possono essere rubati. Per gli acquirenti non cambierà nulla, pagheranno stesse somme previste dai contratti». Sulla situazione Ucraina Lavrov ha fatto, per quello che valgono, delle affermazioni buoniste parlando chiaramente alla pletora ti Usa sempre e comunque presenti nel Belpaese che non riescono a considerare come lo scorrere della storia deve vedere le valutazioni di ora non per allora. «Non vogliamo rovesciare Zelensky. Ha detto Lavrov, non puntiamo a un cambio di regime a Kiev, questa è una specialità degli americani. Non chiediamo nemmeno che si arrenda. Quello che chiediamo è che interrompa le ostilità e lasci andare i civili. Vogliamo fare in modo che dall’Ucraina non vengano più minacce per la Russia». «Lavrov ha poi però ribadito le accuse a Kiev di servirsi di forze «neonaziste» come il battaglione Azov. «Gente – ha affermato – che ha tatuata sulla pelle la svastica, che legge e approva il Mein Kampf». Lavrov ha poi sostenuto che dopo l’incontro di Istanbul il 29 marzo tra delegazioni russa e ucraina, Kiev si era detta pronta ad «accettare la neutralità» e il fatto che un accordo «non dovesse riguardare il futuro della Crimea e del Donbass». Cosa che la Russia aveva «apprezzato». Poi «ha cambiato posizione e ora cerca di condurre le trattative in direzione diversa». Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha infine negato implicitamente che Mosca preveda di dichiarare la fine della guerra in Ucraina in occasione dei festeggiamenti del 9 maggio per la vittoria sui nazisti nella Seconda guerra mondiale. «I nostri militari – ha sottolineato – non pianificano le azioni in base a una data. I ritmi dipendono dalle necessità di minimizzare i rischi per la popolazione civile e per i militari russi».