Una visione di medio periodo necessaria a non sprecare le risorse del NextGeneratioEU in Friuli e a Trieste

Nella volontà dell’Unione Europea il NextGenerationEU (NGE) è un fondo di enorme dimensione finanziaria, 750 miliardi di euro, che serve ad affrontare le sfide specifiche dei singoli paesi europei. Il che vale per l’Italia e per i territori che di essa fanno parte.
Evidentemente si ritiene che le “sfide specifiche” che l’Italia deve affrontare sono molte ampie e quindi anche le risorse messe a disposizione sono le più alte. Per gran parte dei commentatori politici è probabile che l’avvento di Draghi rappresenti proprio una garanzia in questa direzione. Dalle “volute” indiscrezioni infatti pare che Draghi abbia chiarito le due questioni specifiche su cui è destinato a confrontarsi: rimettere in piedi uno Stato che funzioni dal punto di vista “amministrativo” (essenziale per una efficienza del libero mercato) e ridare uno slancio “morale ed economico” al sud.
Tutte le articolazioni tecniche che avvolgono la costruzione degli investimenti, a partire dalle quote obbligate di green e digitale, sono una griglia che dovrebbe permettere alla UE di indirizzare le spese concrete, ma soprattutto di mettere in attività strumenti di controllo che impediscano di buttare al vento le risorse senza affrontare il cuore dei problemi.
Dal punto di vista del F-VG è evidente un certo disallineamento rispetto ai nodi del “ritardo” italiano, sia perché l’indebolimento dell’economia e della società regionale negli ultimi 20 anni non ha le caratteristiche del sud (pur avendone i numeri), ed ancor più perché la rimessa in riga della burocrazia amministrativa dello Stato può rischiare di essere anche un attacco alle autonomie regionali (comprese quelle speciali) in nome di un neo accentramento politicamente ormai molto gettonato da tutta la “intellighenzia main stream”. Giornalisti, storici, costituzionalisti, “Anchorman” alla Fabio Fazio.
L’occasione di investimento nella NGE sta mettendo in luce una mancanza di concreta visione su quale direzione deve prendere una azione politica e amministrativa della Regione F-VG. La UE ha dato delle indicazioni cogenti sulla necessità di un percorso di modernizzazione basato su dosi massicce di digitale e di transizione “green” ma c’è il rischio che questi elementi, pur urgentemente necessari, diventino il fine formale degli interventi che si propongono e non strumenti utili a raggiungere obiettivi definiti di trasformazione delle realtà territoriali.
Nel tentativo di semplificare cerco di definire in specifiche categorie interpretative (e direi meta progettuali) quanto mi pare oggi necessario attivare in F-VG per navigare in un XXI secolo in burrasca.

Il perseguimento di un ampio grado di resilienza territoriale.
L’abuso del termine resilienza ne ha fatto dimenticare una base concreta e limitata che indica semplicemente la costruzione di condizioni di vita meno precarie possibile nel proprio ambito di insediamento e la capacità di reagire efficacemente in tempi adeguati ad eventi di perturbazione. Temi come l’alimentazione, la gestione energetica, l’abitare in condizioni di sicurezza, la conservazione e il rinnovamento delle risorse territoriali (antropiche e naturali), la coesione sociale comunitaria, sono alcuni pilastri base che determinano anche livelli di economia e di consumo la cui consistenza fondamentale non deve essere messa in discussione dalle oscillazioni determinate dai cicli del mercato globale. L’integrazione, gli scambi, i flussi, le innovazioni, sono benvenuti ma non devono determinare la vita o la morte di un territorio.

La necessità di politiche integrate trans statali.
Dal punto di vista del “problem solving” un territorio non risponde ad un criterio dimensionale unico, ma proprio in rapporto al concetto di resilienza, si dimensiona a geometria variabile a seconda del tema da affrontare. Ad es. l’acqua è una risorsa geograficamente definibile in uno spazio diverso da quello di un sistema logistico. E bisogna prendere atto che l’affrontabilità amministrativa di molti temi in F-VG non può prescindere da livelli trans statali, trans frontalieri e trans regionali. Con il vantaggio peraltro storicamente nuovo di operare in un ambito istituzionale “ombrello” unico costituito dall’Unione Europea.
Per questo c’è la necessità di politiche amministrative integrate sovra statali avendo la capacità di determinare i temi che vanno governati con processi interpretativi comuni. Tra questi vi sono gran parte delle questioni ambientali a partire dai cambiamenti climatici (rallentamento e adeguamento) in particolare se focalizziamo una posizione geografica tra Alpi e Mare Adriatico comune a più soggetti istituzionali. Ma tale aspetto è determinante nel capire come affrontare la funzione logistica nell’ambito dei corridoi europei, una funzione turistica sostenibile (ad es. continuità di sistemi ciclabili internazionali), e una miriade di questioni trans frontaliere determinanti proprio per il rafforzamento di elementi di resilienza. Per non parlare della necessità di integrazione delle conoscenze (anche linguistiche), delle attività formative e degli strumenti di comunicazione.

Consolidamento del sistema produttivo manifatturiero nella sua relazione con il mercato globale.
La Regione F-VG oggi vive prevalentemente di attività manifatturiere e di servizi a loro indirizzati. Risente pesantemente delle oscillazioni e dei cicli globali in cui opera soprattutto come sub fornitura. Sarà interessata da tentativi di reshoring e di accorciamento delle filiere secondo logiche ambivalenti (di rafforzamento o di indebolimento) nell’ambito peraltro di modelli proprietari in cui diminuisce costantemente la componente territoriale. L’azione amministrativa che incide su tale sistema manifatturiero è ormai quasi prevalentemente di carattere statale o europeo (normativo e fiscale), tuttavia il rapporto territoriale può incidere su alcuni elementi che si ripercuotono sulla produttività. Tra questi il sistema scolastico e formativo, reti di connessione e servizi vari, disponibilità di luoghi di ricerca e innovazione, caratteristiche della realtà ambientale e sociale, etc.
E va tenuto conto che proprio dalle performance del sistema manifatturiero dipendono elementi fondamentali di qualità ambientale decisive per qualsiasi declinazione del concetto di sostenibilità. Su questi aspetti diventa decisivo un accompagnamento dei sistemi istituzionali territoriali all’avvio delle necessarie trasformazioni (consumi energetici, inquinamenti di terra ed aria, etc.).

Probabilmente una mancata discussione, in grado di collegare le scelte particolari di investimento e di riforma normativa ad un riferimento generale su cui definire le priorità per il F-VG, paga oggi un disordine propositivo su cui si giocano un mix di interessi territoriali, clientelari e di prevalenza socio-economica. Ma, come si diceva una volta per la licenza elementare, non è mai troppo tardi.

Giorgio Cavallo