Vicenda terapie intensive: non riesce il tentativo di silenziare e intimidire medici e anestesisti. Da Roma a Trieste piovono interrogazioni e richieste di accesso agli atti

Mentre la vicenda delle terapie intensive approda a Roma attraverso interrogazioni e richieste di accessi gli atti ministeriali, la vicenda non accenna a sopirsi nonostante il tentativo di silenziare la vicenda intimidendo medici e sindacati e  anche le opposizioni in Consiglio regionale Fvg hanno avanzato una richiesta di accesso agli atti sui dati relativi ai posti di terapia intensiva e ai report regionali giornalieri sul Covid. La richiesta è stata formalizzata dai consiglieri regionali Andrea Ussai e Ilaria Dal Zovo (MoVimento 5 Stelle), Simona Liguori (Cittadini), Nicola Conficoni, Roberto Cosolini e Mariagrazia Santoro (Partito Democratico), Massimo Moretuzzo (Patto per l’Autonomia), Furio Honsell, Walter Zalukar ed Emanuele Zanon (gruppo Misto). In particolare, i consiglieri chiedono: il numero e la percentuale di posti letto terapia intensiva occupati da malati Covid-19 dal 9 marzo 2021 al 12 aprile 2021 per ogni Azienda; quanti posti riconosciuti di Terapia Intensiva Covid-19  al monitoraggio regionale del 9 aprile 2021 per gli ospedali di Palmanova e Gorizia e  sempre con riferimento al periodo dal dal 9 marzo 2021 al 12 aprile 2021, i report giornalieri del cosiddetto ‘cruscotto regionale dati’ sui posti letto delle terapie intensive occupati da pazienti Covid-19.  “Riteniamo – sostengono i richiedenti – che questo sia il modo più efficace per fare chiarezza, dopo che l’incontro avuto dal vicepresidente Riccardi con l’Associazione anestesisti ha confermato posizioni distanti e inconciliabili sui numeri riguardanti, in particolare, le terapie intensive”. “Considerato che lo stesso presidente Fedriga ha assicurato ‘la massima trasparenza e voglia di raggiungere soluzioni’, siamo certi che sarà il primo a volere fornire una risposta tempestiva all’accesso agli atti chiesto dalle opposizioni per fare chiarezza sui numeri delle terapie intensive e sui report regionali”. Aggiunge  in particolare il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai.  “Per fugare ogni dubbio – sottolinea l’esponente M5S -, abbiamo chiesto, da una parte, l’audizione dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza Area Critica del Friuli Venezia Giulia e delle rappresentanze sindacali della Dirigenza medica del Servizio sanitario regionale, aggiungendola all’ordine del giorno della III Commissione consiliare che si terrà domani, dall’altra, di conoscere nel dettaglio i numeri per sgomberare il campo da qualsiasi possibile strumentalizzazione o cospirazione politica, ipotizzata dall’assessore Riccardi”. “Riteniamo quanto mai opportuno non minimizzare le affermazioni dell’Associazione anestesisti, relative alla gestione della pandemia in Friuli Venezia Giulia. Peraltro – conclude Ussai – l’aumento repentino delle terapie intensive registrato oggi (81 posti occupati in regione contro i 75 della giornata di ieri), rende ancora più necessario un approfondimento”.

Ma che qualcosa non funzioni nella gestione regionale della sanità è ormai cosa palese, tanto che  critiche, per nn dire vere e proprie bordate arrivano anche da parte di settori della stesa maggioranza. In ambienti leghisti in particolare inizia a serpeggiare se non malcontento almeno il dubbio che la gestione Riccardi sia claudicante e che non è una bella idea mantenere un sostegno acritico sempre e comunque. Ma anche dall’interno della stessa Forza Italia, partito di riferimento di Riccardi, vi sono “cedimenti”.  Basta leggere la nota inviata oggi alal stampa dalla senatrice forzista Stabile per capire che fibrillazioni sono più che una ipotesi giornalistica. Scrive Stabile: “La situazione negli ospedali a Trieste si fa ogni giorno più drammatica. Nonostante io abbia presentato nel corso dell’ultimo anno tre interrogazioni al Ministro della Salute, chiedendo anche un’ispezione a causa di focolai che continuavano a moltiplicarsi fra il personale e i degenti dell’ospedale, a Trieste non è mai stata rispettata la disposizione del ministero di individuare ospedali esclusivamente Covid o, in alternativa, di costruire percorsi rigorosamente separati in modo da evitare qualsiasi contatto fra ammalati di Covid e non. L’emergenza pandemica ha messo in evidenza tutta l’inadeguatezza dell’organizzazione e le conseguenze di anni di tagli alla sanità. Nell’ Ospedale di Cattinara ad esempio ci sono sia reparti internistici Covid che reparti “bianchi” non Covid e “grigi”, sospetti ma con tampone negativo, e mancano percorsi separati negli atri e nei corridoi. Sembra ora che, con il sovraccarico di ricoveri, lo stesso reparto possa ospitare contemporaneamente anche per tempi non brevi malati “bianchi”, “grigi” e Covid accertati in attesa di trasferimento, e che vi siano continui spostamenti di pazienti da un reparto all’altro, dove molte stanze sono a 4 letti, con un bagno in comune per due stanze. Di notte e in alcune fasce orarie dei festivi inoltre c’è un unico medico “di guardia” che deve passare dall’assistenza a pazienti Covid a interventi su pazienti non Covid ricoverati per altre patologie, con il rischio di diffondere il contagio che gli operatori hanno più volte segnalato, inascoltati. Insomma non è più rinviabile un intervento da parte degli organi competenti sia per sostenere i medici e gli operatori sanitari, stremati fisicamente e psicologicamente, ma anche e soprattutto per gli ammalati, che in questi casi sono per lo più anziani e con malattie croniche, i più esposti al rischio di morte”.