8 marzo di festa e riflessione: parità di genere lontana anche in Fvg
La discriminazione di genere, nel lavoro e nella società, è una realtà che investe ancora in pieno l’Italia e il Friuli Venezia Giulia, penalizzando non soltanto le donne, ma anche le prospettive di sviluppo del Paese e della nostra regione, «perché non ci potrà mai essere crescita senza la piena partecipazione delle donne alla vita economica, politica, sociale e culturale». A dirlo è Daniela Duz, responsabile politiche di genere e pari opportunità della segreteria regionale Cgil, alla vigilia di un 8 marzo che vede anche quest’anno diverse iniziative della Cgil sul territorio.
«Pur avendo un livello occupazionale femminile di oltre dieci punti superiore alla media nazionale – rimarca Duz – neppure la nostra regione è esente da situazioni di discriminazione, a cominciare dal famoso “soffitto di vetro”. I dati Inps del 2023 ci dicono infatti che le donne in posizione apicale sono soltanto il 15,3% in ambito dirigenziale e il 28,7% tra i quadri, nonostante le donne diplomate a livello nazionale siano il 52,2% e le laureate il 59,9% del totale. Non a caso il 40% delle donne tra i 25 ed i 34 anni è sovra istruita rispetto alle professioni ed agli inquadramenti ottenuti».
Il gender gap è una realtà dai mille riflessi, che va dai diversi livelli occupazionali tra uomini e donne alla qualità del lavoro femminile, dalle differenze salariali ai percorsi di carriera e alla distribuzione dei carichi del lavoro di cura. Queste, spiega Duz, le «coordinate che vanno a configurare la condizione sociale delle donne, penalizzate da quando iniziano a lavorare e fino all’entrata in pensione». A dispetto dei propri percorsi formativi e delle competenze, prosegue la sindacalista, «le donne sono quelle che subiscono le discriminazioni più forti: contratti precari, salari bassi con un differenziale che nella nostra regione va dai nove ai diecimila euro annui». Un gap, questo, con ripercussioni strutturali sulla loro condizione economica e sociale: «Se oggi sono lavoratrici più povere e precarie, domani saranno pensionate ancora più povere di quanto lo siano già oggi, alla luce di un gap del reddito pensionistico che in Fvg è mediamente di 8mila euro secondo i dati Inps del 2024. Non solo, le donne registrano un accesso più tardivo alla soglia pensionistica, per via della discontinuità di carriera e dei part-time, spesso involontari, che rallentano non di poco la maturazione dei requisiti»
Ben venga quindi «qualsiasi strumento normativo che si muova nella direzione della condivisione dei ruoli di cura». Ma la sfida, conclude Duz, va affrontata a 360 gradi: «Fino a quando il lavoro delle donne non avrà la stessa valenza di quello degli uomini, non potremo pensare di trovare soluzioni efficaci ed efficienti che conducano alla parità effettiva di genere e alle pari opportunità. È una priorità, lo ribadiamo, per le donne e per il Paese, perché non ci potrà mai essere crescita senza la piena partecipazione delle donne alla vita economica, politica, sociale e culturale».