Ha ragione Putin, è “operazione speciale” perché l’orrore visto va oltre la guerra. Eppure qualcuno nega ancora
Persa la bussola compagni? C’è chi pensa di spingersi a “sinistra“ e rischia invece di riunirsi con la “destra”. Lo scrivevamo il 4 marzo scorso all’inizio di questa guerra e oggi temiamo di dover confermare quella che in quel momento era una quasi bonaria provocazione. Del resto eravamo solo all’inizio dell’orrore, e oggi possiamo ben capire più lucidamente perché Putin si ostina a chiamarla e violentemente a farla chiamare, “operazione militare speciale”, perché le inequivocabili immagini, per quantità e qualità documentale, che arrivano dall’Ucraina anche tramite i giornalisti sul campo, non lasciano dubbi e dimostrano che siamo oltre la guerra, siamo alla negazione pianificata di tutte le già orrende regole d’ingaggio che i conflitti impongono agli eserciti. Siamo all’orrore puro che ci riporta indietro al secolo scorso che pensavamo essere il peggiore della storia e che invece torna a bussare alla nostra porta. Un orrore che sembra non avere proprio fine e limiti. Oggi ad oltre un mese da quell’editoriale possiamo ben dire che avevamo visto giusto e intendiamoci, fa male, malissimo, vedere come i barbari non sono solo sul campo di battaglia ma anche fra noi. Perché ormai è chiaro che non solo c’è l’Attila russo che uccide e distrugge in maniera indiscriminata facendo vendicativa terra bruciata dietro di se, ma anche tanti, troppi, che accecati dall’ideologia antimperalista Usa del passato, smarriti come forse nella storia della sinistra solo dopo la firma del trattato Molotov-Ribbentrop tra la Russia sovietica e la Germania nazista di oltre 80anni fa. Forse oggi come allora in molti non riescono più a discernere fra il vero e il falso e ora schermandosi in maniera strumentale dietro la parola pace, quando pacifisti intesi come non violenti non sono mai stati, ululano alla luna proponendo la semplici ricetta de “arrendetevi subito” perché tutto sommato “un bambino può essere felice anche in una dittatura”. Per non parlare di chi sembra strizzare l’occhio a Putin, negando anche l’evidenza dando credito a uno che fin dal primo momento ha raccontato palle spaziali, a partire dal negare la parola guerra. Eppure fra questi sostenitori dell’aspirante nuovo zar ci sono nomi e facce che mai avremmo pensato e voluto vedere, sono concentrati sui social, ovviamente, ma anche in tv dove il meccanismo dell’alimentare polemiche in nome dell’audience continua ad imperversare. Viene raccontato che la strage di Bucha non è altro che un set cinematografico, con al posto dei morti degli attori, e neppure tanto bravi perché si muovono facendo scoprire la gigantesca messinscena. Anche i palazzi distrutti sarebbero non set cinematografico hollywoodiano , ma peggio, l’opera autodistruttrice degli ucraini dipinti come crudeli nazisti che pur di far vedere i russi come cattivi sono capaci di infliggere alla propria gente danni e lutti. Perchè è chiaro che i morti sono veri, ma sono ucraini uccisi da altri ucraini, e non certo dai russi o dagli squadroni della morte ceceni al loro soldo. Insomma il virus del complottismo a tutti i costi post novax ha infettato menti e giudizi, non si può vedere una lotta anti-imperialista e anti-nazista dove non c’è, ma soprattutto non si può negare che difendendo il popolo ucraino, la gente dell’Ucraina, non ci si schiera automaticamente con l’atlantismo sul quale ci sarà tempo per ragionare, magari in chiave europea e non sovranista o nazionalista. Oggi però la priorità è salvare un popolo sotto attacco da un aggressore feroce e senza scrupoli. Non farlo rende correi, non farlo vuol dire abiurare a quei principi che dovrebbero essere patrimonio comune della sinistra che lotta per i diritti e l’umanità. Intendiamoci non si tratta di necessariamente di accettare una linea governista, si può fare anche criticando la consegna delle armi agli Ucraini o l’aumento delle spese militari e chiedendo che la via diplomatica prevalga, anche se è difficile farlo con un bullo, ma negare quanto sta avvenendo è davvero troppo. Come diceva Cristoforo Colombo, si finisce per “buscar el levante por el ponente” indossando a propria insaputa la camicia nera pensando di avere indosso quella rossa smagliante.