Autonomia differenziata, via libera dalla Cassazione al referendum per abrogarla. La parola torna alla Corte Costituzionale
Tanto tuonò finche piovve… c’è il via libera della Cassazione al quesito referendario sulla abrogazione totale della legge per l’autonomia differenziata proposta dai comitati. La parola definitiva torna ora alla Corte Costituzionale che si riunirà a gennaio con già il precedente di aver parzialmente bocciato la legge C0alderoli lo scorso novembre. La Cassazione era infatti chiamata a pronunciarsi su due quesiti, uno di abrogazione totale e uno di abrogazione parziale e quest’ultimo è stato giudicato nei fatti superato dopo quelle osservazioni. Il nuovo giudizio sarà ora incentrato sul legame tra l’Autonomia e la legge di bilancio che secondo i sostenitori del referendum è puramente strumentale. Come si ricorderà la Corte Costituzionale aveva ritenuto «non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata», considerando però «illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo» demolendo di fatto gran parte dell’operatività della legge. In particolare la Corte aveva evidenziato sette profili di illegittimità (dai Lep alle aliquote sui tributi) e cinque norme salvate a patto di darne una «lettura costituzionalmente orientata» che voleva dire passare dal Parlamento. In quell’occasione la Corte aveva accolto quindi parzialmente i ricorsi delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che impugnavano la legge Calderoli. L’autonomia differenziata, insomma, aveva sancito la Corte Costituzionale, non è incostituzionale in sé, perché non contrasta con principi fondamentali come l’unità della Repubblica. Il primo «profilo di incostituzionalità» invece investe il cuore del processo su cosa possa essere trasferito alle Regioni, non «materie o ambiti di materie, ma solo «specifiche funzioni legislative e amministrative». La Corte Costituzionale faceva anche riferimento a materie in cui «predominano le regolamentazioni dell’Unione europea» come la politica commerciale comune, la tutela dell’ambiente, la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia e le grandi reti di trasporto, ma anche le «norme generali sull’istruzione» che hanno una «valenza necessariamente generale ed unitaria» – le funzioni relative alla materia sulla «professioni» e i sistemi di comunicazione.