Ecco il testo dell’articolo di Angelo Floramo “cassato”, noi, come speriamo altri, lo pubblichiamo
<Dove siete?> C’è chi lotta contro gli improvvidi progetti che devasterebbero l’ambiente della nostra Regione, come se non fosse già abbastanza malandato di suo, e nel farlo distruggerebbero il tessuto sociale delle piccole comunità, violentando i paesi, la natura, l’ambiente, la microeconomia di cui tanto si parla, quell’intreccio millenario i cui nodi virtuosi sono le filiere corte e lo sviluppo sostenibile. Di cosa sto parlando? Ma dell’acciaieria che dovrebbe divorare la laguna di Marano, l’ecomostro nato dagli incubi del neocapitalismo targato FVG: uso apposta una sigla tanto indigesta, quasi a rimarcarne l’odiosa progettualità che ne promuove la costruzione. I comitati si stanno consumando per sensibilizzare l’opinione pubblica. Organizzano serate, dibattiti, incontri appassionati. Sempre molto frequentati dalla gente comune, quella che ha a cuore la salute della terra e degli umani, delle piante e degli animali. La bella famiglia che già Petrarca, Francesco d’Assisi e Leopardi cantavano come un tutt’uno, un solo organismo vivente, destinato ad ammalarsi e a morire se anche una sola delle componenti dovesse prendersi qualche accidente. Eh sì, perché la salute, l’ecosistema, l’ambiente sono il profilo stesso del nostro futuro. La dobbiamo ai nostri figli e alle nostre figlie, non solo alla memoria di quei padri virtuosi che hanno resistito alla fame e alla miseria, alla migranza e alla disperazione per lasciarci un mondo migliore di quello sul quale si erano inciampati loro. Fin qui tutto bene. Esprimere dissenso è legittimo. Democratico, Costituzionale. Ma? Ma poi accade che la Questura, qualche giorno fa, neghi ai “dissidenti” di esprimere liberamente il loro pensiero. Vabbè. Dalla Questura me lo aspetto anche. Ma gli intellettuali? Dove sono andati a finire? Il silenzio è sempre complice. E il libero pensiero vale più di un finanziamento negato. Dalla Politica o dal Capitale.