Conflitto di interessi dell’Assessore Bini, fioccano diffide. Le opposizioni annunciano “non cederemo alle intimidazioni”

Fioccano le diffide e le minacce di querele nei confronti della politica d’opposizione. Il primo commento che ci viene spontaneo è:  “benvenuti nel club”, perchè giornalisti e direttori di giornali  sono da tempo nel mirino. Oggi a scoprire il fenomeno dello sventolare carte bollate sono tutti i partiti d’opposizione in Consiglio regionale che a Trieste hanno denunciato (politicamente)  il comportamento dell’assessore Sergio Emidio Bini,  che ha reagito con diffide legali alle critiche sui conflitti di interesse che palesemente lo affliggono fra il suo ruolo di assessore e quello di manager.  Le forze di minoranza non cedono alle intimidazioni e alzano l’asticella  annunciando una serie di misure per “fare le dovute verifiche sul conflitto di interessi che riguarda l’Assessore alle attività produttive Sergio Emidio Bini in qualità di socio di riferimento e dirigente della società Euro&Promos Spa”   I fatti sono stati illustrati da rappresentanti di tutti i Gruppi consiliari regionali di minoranza e esponenti del Consiglio comunale di Trieste.  «L’antefatto risale a qualche mese fa – ha spiegato  il capogruppo del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg Massimo Moretuzzo – quando, come opposizione, abbiamo portato alla luce il conflitto di interessi dell’Assessore Bini. Rispondendo a una interrogazione del nostro Gruppo abbiamo scoperto che è un dirigente dell’azienda, dunque ha responsabilità nella sua gestione. Questo pone un possibile conflitto di interessi che deve essere verificato», ha precisato Moretuzzo, che mesi fa, per quanto dichiarato, aveva ricevuto una diffida da parte dell’azienda e minacce esplicite da parte dell’Assessore in aula. «L’atteggiamento intimidatorio di Bini è inaccettabile, non abbasseremo la testa. Faremo emergere le criticità esistenti a beneficio della trasparenza, valore irrinunciabile». «Non ci facciamo intimidire dai tentativi di limitare per vie legali il nostro diritto all’ispezione, strumento fondamentale per i consiglieri per garantire trasparenza alla cittadinanza – afferma la consigliera regionale Giulia Massolino del Gruppo del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg –. Nonostante le diffide, abbiamo presentato oggi una richiesta di accesso agli atti indirizzata a tutte le Direzioni regionali e alle partecipate per avere contezza del numero e l’ammontare degli affidamenti alle società di cui l’Assessore alle attività produttive Sergio Emidio Bini è socio di riferimento e dirigente. Oltre a eventuali conflitti di interesse, su cui naturalmente indagherà chi di dovere, è doveroso fare chiarezza sullo stato dei fatti perché sia la cittadinanza stessa a valutare l’opportunità politica della posizione dell’Assessore: la democrazia non si diffida».  «Inquietanti e inaccettabili sono i metodi intimidatori dell’assessore Bini, nei confronti prima del consigliere regionale Massimo Moretuzzo e poi verso il consigliere comunale di Trieste, Riccardo Laterza – ha detto il capogruppo del Pd Diego Moretti, che ha partecipato alla conferenza stampa assieme ai colleghi del Pd Francesco Russo e Roberto Cosolini –. Noi andremo avanti, nella volontà di chiarezza e per questo, nelle prossime settimane, con tutti gli altri gruppi di opposizione presenteremo due proposte di legge, una sull’incompatibilità degli assessori esterni (tema ancora non normato), l’altra sul conflitto di interesse, che mai come su queste vicende sono non solo attuali, ma anche di forte preoccupazione. Accanto a queste iniziative, il prossimo giovedì 5 ottobre avremo la risposta all’interrogazione del collega Roberto Cosolini che proprio sul tema dell’incompatibilità dell’assessore Bini ha chiesto ulteriore chiarezza. Vedremo che risposta arriverà e anche in base a questo valuteremo eventuali passi futuri». È quindi intervenuto Riccardo Laterza, capogruppo di Adesso Trieste in Consiglio comunale a Trieste: «Anch’io, come già avvenuto in precedenza con il consigliere Moretuzzo, ho ricevuto una diffida dai legali di Euro&Promos. Mi vengono addebitate come diffamatorie due affermazioni che non ho problemi a ribadire, perché sono semplici considerazioni politiche. La prima: al di là di qualsiasi valutazione sul piano giuridico, esiste un problema di opportunità politica nel sovrapporsi di ruoli politici e amministrativi e ruoli aziendali nella figura dell’Assessore Bini. La seconda: che il contratto dei servizi fiduciari con il quale sono impiegati, tra gli altri, gli operatori museali di Trieste, è caratterizzato da salari sotto la soglia della povertà. Questo fortunatamente non lo diciamo più solo noi, ma dopo mesi di denunce e battaglie sindacali lo sostiene anche il Comune di Trieste, che quest’estate ha ritenuto di correggerli al rialzo con un accordo transattivo con Euro&Promos. Una soluzione transitoria che, dal nostro punto di vista, non cancella la necessità di procedere a giugno del prossimo anno con una nuova gara che garantisca condizioni di partenza ben diverse da quelle stabilite dal Comune stesso nel 2021».  In sintonia anche la presidente del Gruppo Misto Rosaria Capozzi. «Le questioni sollevate sono dirimenti, l’Assessore Bini deve rispondere su più fronti che pongono diverse domande sull’appropriatezza del suo ruolo. Il tema stesso delle condizioni dei lavoratori su cui siamo impegnati in una raccolta firme a livello nazionale perché si arrivi a determinare un salario minimo legale, è qualcosa che interroga sul rapporto dell’Assessore con società che hanno relazioni con la Regione».

Fin qui la cronaca di quanto avvenuto oggi ma va aggiunto quanto già alcuni mesi fa avevamo scritto in merito ai metodi intimidatori utilizzati da certi soggetti della politica regionale  per bloccare le inchieste giornalistiche sul nascere. E’ chiaro che c’è un fastidio sempre più crescente nei confronti della libertà di stampa e del giornalismo d’inchiesta in particolare.  I metodi, che oggi anche la politica tocca con mano,  sono i soliti, diffide, minacce di denunce, in genere temerarie, magari anche presentate al solo scopo di intimidire preventivamente giornalisti e piccoli editori con azioni neppure mascherate. A titolo d’esempio riportiamo quanto scrittoci qualche tempo fa da uno studio legale in conclusione di una suggestiva missiva intimidatoria, riguardante alcuni articoli (5 in 6 anni che secondo loro sarebbero una campagna diffamatoria) riguardanti alcune vicende nella quale era incappata  una grande, quanto nazionalmente chiacchierata, azienda friulana. Scrive lo studio legale, o meglio minaccia perentoriamente: “astenendoVi per il futuro dalla pubblicazione di qualsivoglia articolo lesivo della immagine e della reputazione della xxxxxx; corrispondere l’importo di € 1.000,00 (mille/00) per ogni giorno di inadempimento della precedente obbligazione sub (i), fatti salvi i danni ulteriori subendi; risarcire la xxxxxx dei danni subiti e subendi a seguito delle condotte sopra contestate, al momento quantificabili in € 20.000,00 (ventimila/00), salvo ulteriori danni arrecati. Da ultimo, Vi informiamo che, in caso di omesso o negativo riscontro alla presente, ci vedremo costretti ad agire in ogni opportuna sede per la tutela degli interessi”. Insomma fanno tutto loro, accuse, dibattimento e sentenza e pena pecuniaria. Già mesi fa abbiamo comunicato pubblicamente che se chiamati effettivamente in giudizio ci saremmo difesi in ogni sede annunciando anche l’ipotesi di una querela per tentata estorsione. Bene quindi che oggi anche la politica ci metta la faccia e denunci il clima di intimidazione diffuso e l’atteggiamento aggressivo di soggetti che in genere più torto hanno, più diventano aggressivi. Magari sarebbe stato opportuno che la politica in Fvg  avesse iniziato prima di essere toccata direttamene ad occuparsi di più e meglio dei problemi del rapporto fra informazione e democrazia.  Bisogna dire che almeno in Europarlamento  del tema si è discusso. Invitiamo a leggere quanto riportavamo il 19 luglio scorso……

L’Europarlamento vuole proteggere di più giornalisti e attivisti: sì alle nuove norme “Slapp”