Io non sono Fvg
Si sono inventati uno slogan per acchiappare i merli: per coprire il malgoverno e il disprezzo per la volontà popolare con una patina di patriottico buonismo. Intanto la nostra identità e i
nostri beni comuni sono alla mercé di interessi particolari e di funzionari pubblici che ne dispongono a loro piacimento, con la usuale incompetenza, con la complicità delle università regionali e soprattutto con la mancata partecipazione dei cittadini. Con i beni comuni è in gioco la democrazia e quella Costituzione repubblicana nata dal sangue di chi è morto nella lotta contro la barbarie del nazifascismo. Non riconoscerlo consente a chi ci governa di favorire i poteri forti, di irrigidire i processi decisionali, perpetuare le cariche pubbliche e il nepotismo: quindi, la sfiducia dei cittadini, la loro diserzione dalle urne e la rinuncia a manifestare i propri diritti. Dopo lo sconcertante tentativo di imporre la costruzione di una enorme acciaieria sulla laguna di Grado e Marano, finito miseramente sotto i colpi della volontà popolare, la Regione prosegue nella irresponsabile manomissione dei corpi idrici: per giunta con il pretesto della crisi climatica e di favorire l’economia regionale. Con tali premesse, si mettono le mani nelle aree più depresse e soprattutto nella montagna dove la popolazione conta poco ed è
costretta ad andarsene per non soccombere alla mancanza di servizi e di considerazione. La Carnia muore, eppure, con i soldi nostri Fedriga se ne fa vanto attravero i media locali e lo slogan trito e ritrito “io sono Friuli Venezia Giulia”; lui che, al pari di tutti quelli che contano in questa Regione, è un veneto e fa di tutto per ridurre l’autonomia regionale ad un mero vantaggio economico e ad una strisciante dipendenza dall’affarismo della Regione Veneto. Tanto più in questo momento in cui dovrebbe realizzarsi il passaggio dell’idroelettrico dal privato ad una società mista pubblico-privata. Passaggio che, date le premesse, si annuncia a vantaggio dell’attuale gestore che potrà scaricare le passività sulle nostre tasche. Dove casca l’asino è sul lago di Cavazzo dove da anni ci si batte per la sua salvaguardia. Il lago muore a causa della immissione delle condotte forzate e dei relativi sedimenti che da anni stanno soffocando la sua vita e che nel medio termine lo trasformeranno in una palude. I comitati del luogo hanno dato vita ad una serie di qualificati studi tesi a valutare il fenomeno e a trovare una soluzione risolutiva, ovvero la costruzione di un by-pass capace di dirottare le acque gelide e i suoi sedimenti al di fuori del lago. La regione avrebbe potuto addebitare l’opera al gestore della centrale
idroelettrica; invece, dopo infiniti solleciti ha disposto la creazione di una commissione per addivenire ad una soluzione condivisa con i Comuni del lago. Altro non si è trattato che di un volgare espediente per guadagnare tempo, per destinare 50.000 euro ad una società di Cuneo da cui farsi dire che il by-pass è irrealizzabile e quindi poter accreditare la trasformazione del lago di Cavazzo in una riserva idrica a disposizione del Consorzio di Bonifica Pianura Priulana, quale gestore del sistema irriguo e del CAFC, che somministra il servizio idrico nel Friuli e dintorni. Un lago che perde la sua identità, la sua natura e la sua potenzialità turistica per coprire le magagne di carrozzoni che servono a fare cassa e a favorire gli amici degli amici. Enti che non limitano i consumi degli utenti, che non condizionano lo spreco dell’acqua e non la recuperano dagli impianti di trattamento per destinarla all’uso irriguo e industriale. Ebbene, il progetto presentato in data odierna per essere sottoposto alle possibili osservazioni del pubblico non è accessibile alla gente comune per essere criptato! Ma il fatto sconvolgente è che non sta in piedi: consiste in una condotta interrata che deve attraversare il subalveo del Tagliamento sino a raggiungere il canale Ledra-Tagliamento e un costo complessivo stratosferico, pari a 105 milioni di euro! Tutti a carico dell’ignaro contribuente! Come non bastasse, il progetto si guarda bene dal precisare che il suo scopo è quello di servire al CAFC ovvero di creare una dorsale che sopperisca alle perdite del servizio acquedottistico, perdite che da decenni raggiungono il 50 % del totale e come tali gravano sulle tasche degli utenti. Un vero e proprio imbroglio di cui si sono vantati politici e amministratori, convinti di arrivare al consorzio della Poiana, a Udine, a Lignano e forse nella Bassa e a Bibione. NON LASCIAMO LA CARNIA E NOI STESSI IN BALIA DI UN PALESE SOPRUSO ! Partecipiamo tutti a inondare la Regione con le nostre osservazioni contrarie ad un progetto demenziale. Prepariamoci a ripristinare le
regole della democrazia partecipata. Mettiamoli all’angolo con migliaia di adesioni, così come abbiamo fatto con la nostra laguna!
Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale