L’anonimo friulano…. non razzista ma piagnone aspirante underdog
Non c’è nulla di più palese dei messaggi anonimi, non c’è nulla di più affermativo che negare l’evidenza. Così dopo aver lanciato il sasso e poi nascosto la mano, si palesa l’anonimo autore delle paginate auto-assolutorie e in odore di vittimismo pubblicate a pagamento sui quotidiani dal titolone “Senza motivo. Il razzismo non ci appartiene”. Il committente non più anonimo è guarda caso il paron dell’udinese calcio Giampaolo Pozzo che ha svelato il segreto che tale non poteva essere: «Abbiamo voluto dare voce a tutti i friulani» così da vittime si passa al delirio di onnipotenza. Il paron spiega dalle pagine di uno dei quotidiani che hanno beneficiato della insperata pagina pubblicitaria, che la scelta di lanciare una campagna anonima sui quotidiani era finalizzata a “trasmettere un messaggio non a nome nostro ma dell’intero Friuli”. Un caso ovviamente che la pubblicazione è avvenuta precedendo la discussione del ricorso che punta ad annullare la squalifica del campo per la prossima partita di sabato prossimo 3 Febbraio. Insomma siamo in pieno tentativo di influenzare il giudizio in nome del popolo ma in pieno “cui prodest”. Del resto lo si sapeva già all’epoca dei romani che il “cui prodest?” “a chi giova?” è la madre di tutte le soluzioni investigative. La frase latina tratta dal passo della Medea di Seneca, in realtà è ancora più esplicita e recita “cui prodest scelus, is fecit” letteralmente il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova ed è da allora utilizzata spesso per porre una domanda retorica sulle motivazioni o gli interessi nascosti di una determinata azione o decisione. In altre parole, si chiede quale sia il beneficio o l’interesse che una determinata persona o gruppo trae da una situazione o da un evento. Ovviamente questa domanda può essere applicata a molte situazioni diverse, sia nella vita quotidiana che in ambito politico (cui prodest il premierato?), economico (cui prodest l’acciaieria a San Giorgio di Nogaro?), o sociale (cui prodest le auspicabili dimissioni dell’assessore Riccardi). Ogg aggiungiamo l’ambito sportivo, insomma il “cui prodest” relativo alle paginate anonime auto assolutorie sui quotidiani è chiarissimo “non siamo razzisti e ci puniscono senza motivo”. Potremmo continuare con molti quesiti ma ci limitiamo a questi quattro.
Queste le risposte:
Uno. Il premierato gioverebbe a Giorgia Meloni che vorrebbe garantirsi mani libere al di sopra di ogni contrappeso democratico, anticamera di una democratura vero sogno da sempre della destra oggi al governo e ieri fuori dall’arco costituzionale.
Due. L’acciaieria gioverebbe solo ai promotori dell’investimento, perché problematiche ambientali e sociali non verrebbero certo compensate da una pur consistente nuova occupazione.
Tre. Le dimissioni di Riccardi da assessore alla salute gioverebbero a tutti i cittadini e perfino al presidente della giunta regionale Massimiliano Fedriga che “mistero” pari a quelli di Fatima, non si capisce perché non l’abbia scaraventato (virtualmente) giù dalle scale del palazzo sede della giunta regionale in piazza Unità d’Italia tanti sono i guai provocati ai cittadini e perfino al centrodestra Fvg.
Quattro. L’ultimo cui prodest è quello di maggiore attualità, di giornata, ed è relativo appunto alle pubblicità “anonime” che vedono l’Udinese strizzare l’occhio alla tifoseria dei bravi ragazzi e nello stesso tempo tirare un siluro alla giunta comunale di Udine ed in particolare all’Happy sindic che con la sua proposta di cittadinanza al portiere Mike Maignan aveva, implicitamente, ammesso che la città di Udine avesse qualcosa da farsi perdonare…. Insomma De Toni che in questa occasione aveva agito in buona fede ma non certo da stratega della politica, avrebbe ammesso una colpa che non c’era.
Chissà però perché fatichiamo a vedere assoluta innocenza nel tifo calcistico in generale, quando la cronaca anno per anno, ci ha raccontato di violenze insulti e nefandezze, date e subite … ma non per questo ammissibili. A ragione paron Pozzo probabilmente la sanzione per l’Udinese è eccessiva, ma in realtà è l’intero mondo del tifo che andrebbe sanzionato in via permanente o almeno regolato diversamente e non considerato intoccabile. Magari non sarebbe male andare a studiare quanto fatto in Gran Bretagna tra gli anni Ottanta e Novanta per sradicare la violenza degli hooligans e garantire sicurezza, comfort e tranquillità all’interno degli stadi.