L’Anpi di Udine commemora Federico Vincenti nel decennale della sua morte

A 10 anni dalla sua scomparsa, l’Anpi di Udine ricorderà Federico Vincenti, il partigiano “Riki” e indimenticabile presidente del sodalizio di cui fu la guida ininterrottamente fin dal 1964. Giovedì 24 agosto, alle 17.30, nel cimitero di San Vito si terrà una cerimonia in sua memoria. Interverranno Antonella Lestani, attuale presidente dell’Anpi provinciale di Udine, e lo storico Flavio Fabbroni. Per chi vorrà partecipare, il ritrovo sarà all’ingresso del cimitero, davanti alla lapide dedicata ai partigiani fucilati l’11 febbraio 1945.

 

SCHEDA BIOGRAFICA (dall’ANPI di Udine)

FEDERICO VINCENTI (Udine, 11 gennaio 1922 – Udine , 24 agosto 2013 )

All’inizio delle ostilità nel ’40, Federico Vincenti, diciottenne, venne imbarcato nella torpediniera “Sirtori” come sottocapo meccanico. La nomina era conseguenza della preparazione conseguita prima come studente dell’Istituto Zanon (allora con sede a Udine in Piazza Garibaldi) e poi al corso biennale a Venezia per meccanici della Marina militare.

Il “Sirtori”, di base a Tripoli, era utilizzato come cacciasommergibili, scorta convogli e per il soccorso dei naufraghi della Marina italiana purtroppo numerosi nel Mediterraneo (tra cui i sopravvissuti di due incrociatori – “Da Barbiano” e “Da Giussano”- carichi di combustibile che cercavano di trasportare alle truppe in Africa e che furono affondati da cacciatorpediniere inglesi).

Nella primavera del ’43, il Sirtori, proveniente da Biserta, era ancorato al porto di Taranto e l’equipaggio in libera uscita era sparso per la città. Un gruppo, con Federico Vincenti, entrò in un locale pubblico in cui c’erano dei militari tedeschi che volevano cacciarli, perché consideravano quello “il loro locale”. Ne nacque una rissa, poi i marinai, contenti, rientrarono a bordo, ma furono tutti arrestati per “disobbedienza e insubordinazione” e rilasciati dopo qualche mese in attesa di processo.

Dopo la liberazione del Sud, quei marinai, antitedeschi di costituzione come si è visto, erano pronti all’azione contro i nuovi nemici.

Gli inglesi avevano ordinato la liberazione dei giovani jugoslavi detenuti nei campi di concentramento dell’Italia meridionale ed avevano costituito con questi una brigata a cui si erano uniti anche marinai italiani che furono portati da motozattere alleate nell’isola di Lissa (Vis in croato) per combattere con l’esercito popolare di liberazione jugoslavo (EPLJ).

A Lissa già operava, nella Prima Brigata Dalmata, il 5° Battaglione italiano “Antonio Gramsci”.

Fin dal 9 settembre 1943, nella zona di Livno a Nord di Spalato, 250 carabinieri avevano costituito il 1° battaglione Garibaldi che sarà il nucleo fondatore della Divisione garibaldina “Italia” che combatterà con la Resistenza jugoslava fino alla fine della guerra.

Sbarcato a Lissa, Vincenti entrò a far parte della marina partigiana, una flottiglia di barche armate che, navigando furtive tra le isole della Dalmazia, attaccavano con tattiche di guerriglia imbarcazioni tedesche e presidi.

Compito di questa marina partigiana era anche quello di raccogliere i soldati italiani sfuggiti al disarmo e aiutati dai partigiani. Portati a Lissa una parte scelse di restare a combattere con le forze partigiane, altri, tra cui i feriti, furono portati nell’Italia libera su barche inglesi.

Liberate le isole il comando partigiano jugoslavo decise di portare l’azione sulla terraferma sbarcando ed attaccando anche le principali città della Dalmazia fra cui Spalato, Sebenico, Zara.

Per l’attività nella seconda guerra mondiale Federico Vincenti è stato decorato di tre Croci di guerra e del Distintivo d’argento “per lunga navigazione in acque nemiche imbarcato su siluranti” dal Ministero della Difesa italiano ed insignito dell’Ordine della Fratellanza e Unità con serto d’oro dalla Repubblica jugoslava. Inoltre, fu nominato membro d’onore dell’Association Française d’Anciens Volontaires et Resistents Garibaldiens, riconoscimento di quanto la Resistenza italiana all’estero abbia contribuito alla liberazione dell’Europa.

Rientrò in Italia alla fine del ’45 insieme alla compagna della sua vita, Anna Jurinic, giovane partigiana conosciuta durante la guerra.

Fu un dopoguerra difficile per tutti.

Si iscrisse all’ANPI, Associazione alla quale dedicò la vita e della quale è Presidente di Udine ininterrottamente dal 1964 (in precedenza ne è stato segretario provinciale).

Nei primi tempi il compito principale dell’ANPI era, come scrisse “Libertà” il 20 luglio ’45 annunciando la nascita dell’Associazione a Udine, “aiutare i partigiani che oggi versano in tristissime condizioni”, perché essere stati partigiani spesso voleva dire essere ostacolati nella ricerca del lavoro e anche nei permessi di emigrazione. Tantissimi ex partigiani partirono allora per l’estero. L’aiuto che ebbero dall’ANPI e da Vincenti in particolare è dimostrato dal “Diploma di Benemerito dell’ANPI in Australia” rilasciatogli nel 1981, e dalla nomina di “Presidente onorario dell’ANPI di Argentina” del 2004.

Federico Vincenti ha svolto importanti funzioni anche nell’ANPI nazionale (come membro del Comitato nazionale e vice-presidente fino al 2010) che rappresentò anche, come capodelegazione, alla celebrazione a Mosca del 25° anniversario della Liberazione d’Europa dal nazi-fascismo: accanto alla rappresentanza degli ex-partigiani italiani ed europei sedevano gli ufficiali ex-combattenti americani, francesi e del Commonwealth.

In patria si trattava di affrontare il clima durissimo della guerra fredda, esasperato in regione dalla questione del confine orientale e dai processi per lo sciagurato crimine di Porzǔs. Solo Vincenti e quanti allora erano con lui possono raccontare quante famiglie di gente per bene soffrirono attacchi di ogni genere da parte di squadre di estremisti tollerati, se non protetti, dalle forze dell’ordine e dalla magistratura.

Poi il clima lentamente cambiò, e il compito principale dell’ANPI divenne quello della custodia della memoria e del bagaglio di valori della Resistenza, un impegno di grande valore civile, perché in Italia la guerra fredda e la sostanziale continuità della classe dirigente tra fascismo e repubblica avevano prodotto nell’opinione pubblica un vuoto di memoria, in cui aveva, ed ha buon gioco, il cosiddetto “revisionismo storico”, secondo il quale i combattenti della Resistenza e gli oppositori del fascismo, ai quali si deve la liberazione dal regime e il riscatto dalla guerra condotta a fianco dell’alleato nazista, vengono accusati di aver provocato la rovina della patria, difesa invece fino alla fine dai combattenti di Salò.

Contro questa mentalità si è svolta la grande lotta del Presidente Vincenti, attraverso un numero incredibile di manifestazioni e iniziative culturali organizzate ogni anno dall’ANPI nei comuni della provincia, con l’aiuto dei sindaci e, qualche volta, nonostante i sindaci.

Professionalmente Federico Vincenti ha operato nella biblioteca comunale di Udine e della nostra città è stato consigliere comunale dal 1980 al 1985 con sindaco Angelo Candolini con cui in particolare ha avuto ottimi rapporti per il comune legame al patrimonio politico e morale della Resistenza.