L’odissea di una ammalata attaccata al ventilatore per avere dal distretto l’acqua distillata di cui ha bisogno
Una signora – G. S. le iniziali – ospite presso la residenza Gregoretti di Trieste e portatrice di tracheostomia con necessita di ventilazione e ossigeno, scrive in una nota Walter Zalukar Consigliere Regionale FVG – Gruppo Misto, mi ha trasmesso il 19 novembre scorso una richiesta di aiuto: << Il mio problema è ora l’insufficiente rifornimento di acqua distillata per la ventilo a cui sono attaccata – necessità di 4 contenitori settimanali – che prima essendo in confezione bottiglia bastavano, ma ora il Distretto rifornisce invece in buste, che molto spesso nel cambio delle stesse facilmente si forano costringendo una seconda sostituzione, e quindi non sono sufficienti per tutta la settimana. Il distretto si rifiuta di rifornire di più, cosa devo fare? >> L’ acqua distillata è indispensabile per il funzionamento del ventilatore che tiene in vita la signora, per cui ho chiesto aiuto al Difensore Civico Regionale – Garante per la Salute, che si è mosso con l’usuale puntualità ed infatti ne è seguita la consegna di una busta d’acqua in più nella settimana successiva. Il problema sembrava risolto. E invece no, l’assegnazione della busta d’acqua in più valeva per una sola settimana. Questo il nuovo messaggio inviatomi dalla signora il 26 novembre: << Si sono sprecati, mi hanno assegnato una busta d’ acqua in più, per questa volta, per le prossime invece dovrei richiedere alla mia dottoressa di fare la richiesta ad un pneumologo, che a sua volta autorizzi il Distretto di un rifornimento maggiore! Come si dice: e mentre il medico pensa l’ammalato muore non farebbero prima a togliermi dalle spese definitivamente? Così risparmierebbero l’intera fornitura. >> E’ inaccettabile che l’assistenza ai malati cronici complessi sia condizionata da una burocrazia ottusa ed odiosa in quanto non solo va ad aggiungere inutili preoccupazioni a chi già vive in condizioni difficili, ma è anche lesiva della dignità della persona che è indotta a dover chiedere aiuto sui social per ottenere i presidi indispensabili alla cura e in questo caso alla stessa sopravvivenza. Ho interrogato la Giunta regionale per sapere se non ritenga doveroso intervenire urgentemente su ASUGI in aiuto della signora. Ma anche richiamare l’Azienda sanitaria sull’opportunità di organizzare l’attività per processi mirati al benessere del paziente piuttosto che per mere competenze, in modo da superare ogni inutile rigidità burocratica.