Metalmeccanica friulana: è boom di robot ma servono competenze e…. la consapevolezza dei rischi
Vola la robotica negli stabilimenti produttivi italiani dove, nel 2018, sono state installate 9.237 unità, +11,5% rispetto al 2017. Nella corsa all’innovazione svetta il settore manifatturiero, trainato dal comparto metalmeccanico. Analoga la situazione in Friuli Venezia Giulia ma da Sergio Barel, Presidente del Cluster COMET, il distretto della metalmeccanica regionale, arriva un monito: “Bene gli investimenti ma c’è bisogno di più personale qualificato”. Affidato così all’Università di Trieste e di Udine il compito di indagare sulle competenze chiave per il futuro del tessuto economico della nostra regione. Questo in estrema sintesi il contenuto della posizione imprenditoriale che però resta analisi parziale perchè non parla delle conseguenze che la robotizzazione “selvaggi” provoca sul mercato del lavoro che come spiegato dagli stessi imprenditoriali ad oggi non è sostituito dalle nuove professionalità per la semplice constatazione che queste mancano. “Il varo, nel 2016, del piano di incentivazione fiscale per i beni 4.0 ha rafforzato la competitività del tessuto produttivo italiano: solo nel 2018, infatti, sono stati 9.237 i robot installati nelle aziende, l’11,5% in più rispetto all’anno precedente. In Friuli Venezia Giulia è stato determinante, nella corsa all’adozione di tecnologie 4.0, il ruolo del comparto della metalmeccanica. “L’adozione di robot collaborativi ha e avrà un forte impatto sull’economia regionale” sostiene Sergio Barel, Presidente di cluster COMET, cluster della metalmeccanica in Friuli Venezia Giulia che rappresenta 3.800 aziende, circa 58.000 addetti e il 48 per cento delle realtà manifatturiere in regione. Una situazione che ricalca quella nazionale, fotografata dal rapporto 2019 di Confindustria dove si rileva che, su un totale di 8mila richieste di agevolazione, 4mila e 400 provengono da imprese del settore manifatturiero trainato, anche qui, dalla metalmeccanica. L’iper ammortamento ha interessato soprattutto piccole e medie imprese: le aziende con meno di 250 addetti rappresentano, infatti, il 96% dei beneficiari dei 450 milioni di investimenti e, di queste, il 35% ha meno 50 collaboratori. “Analoga la situazione del Friuli Venezia Giulia – continua Barel – il cui tessuto imprenditoriale è costellato da PMI fortemente specializzate che, per continuare a rivestire un ruolo preminente nelle nicchie di mercato in cui sono leader, hanno la necessità di innovare i processi produttivi aziendali”. Tuttavia, da Barel arriva anche un monito: “Questa trasformazione porta con sé l’urgenza di personale con competenze trasversali: dalla meccatronica alle nuove tecnologie di produzione, dai processi produttivi alle automazioni. Le nostre aziende hanno difficoltà a reperire sul territorio nuovi addetti mentre sono 5mila i posti di lavoro disponibili e necessari per affrontare questa rivoluzione. In questo panorama è evidente come la metalmeccanica strizzi l’occhio ai giovani, linfa vitale per trainare la metalmeccanica regionale tra i big mondiali”. Ecco quindi che, per essere davvero competitivi in un mercato sempre più globale, diventa necessario dotarsi di un rinnovato know-how. Quali sono le competenze di cui il comparto della metalmeccanica sente l’esigenza? Per rispondere a questo interrogativo, il Cluster COMET ha affidato al Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche dell’Università di Trieste e al Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università Udine l’indagine “Il capitale umano nella metalmeccanica”. I due atenei friulani hanno avviato una fitta attività di analisi che coinvolge direttamente oltre 250 imprese metalmeccaniche del territorio. Un progetto comune che sottolinea l’importanza della collaborazione tra pubblico e privati e che servirà ad accorciare le distanze tra ciò che viene insegnato nelle aule universitarie e le competenze di cui le aziende hanno necessità”. Anche in questo caso l’analisi resta parziale quindi, come spesso accade all’imprenditoria italiana che parla di mancata programmazione solo quando questa cozza con i propri interessi di guadagno, legittimo ovviamente, ma che diventa miope quando invece di guardare la luna si guarda il dito che la indica. Perchè lasciarsi affascinare dall’idea di “meccanizzare” i processi produttivi in nome del profitto immediato senza un’accurata analisi sulle ripercussioni sul mercato del lavoro a breve, medio e lungo termine rischia non solo di avere ritorni sociali devastanti, ma anche un effetto economico negativo, ad esempio sul potere d’acquisto delle famiglie con conseguente crisi sui consumi. rEgolare questi processi, pur nella consapevolezza che bisogna agire per modernizzare era sfida politica che non si è voluta cogliere nella smania di favorire determinate categorie. Quindi non è responsabilità solo degli imprenditori ma anche di chi, quelle politiche le ha favorite con incentivi importanti e che evidentemente non ha considerato appeno le ripercussioni di compire una “rivoluzione” tecnologica non pianificata in tutti gli aspetti. Magari se di questo anche gli imprenditori iniziassero ad occuparsi sarebbe un buon passo avanti per il Paese.
Chi è COMET–
Cluster della Metalmeccanica del Friuli Venezia Giulia – svolge il ruolo di coordinatore del sistema Metalmeccanico Regionale, in particolar modo delle imprese operanti nella meccanica, termoelettromeccanica, componentistica, materie plastiche, metallurgia e produzione di macchinari.
Un Cluster che rappresenta circa 3.800 imprese, oltre 54.000 occupati e 5,8 miliardi di euro di export. Il più importante in Friuli Venezia Giulia, considerato che il 48% delle Imprese del manifatturiero in regione opera nel settore delle Metalmeccanica.
Quindi, in qualità di soggetto di riferimento dell’interno comparto metalmeccanico della regione, COMET struttura progetti e attività che nascono sempre dal bisogno emerso dal tessuto imprenditoriale e punta all’attivazione delle sinergie tra i soggetti pubblici e privati del Cluster della Metalmeccanica, con l’obiettivo di svilupparne le potenzialità ed enfatizzarne le competenze.