Pellegrino (Avs): marcia nonviolenta a Udine per difendere i diritti costituzionali dei carcerati
“Affollatissima la marcia per la pace che si è snodata per le vie di Udine, da Piazza Duomo al carcere di via Spalato, per i diritti e la dignità delle persone. Così in una nota la Consigliera Regionale Serena Pellegrino, Alleanza Verdi e Sinistra, a margine della manifestazione svoltasi nel capoluogo friulano nel pomeriggio di sabato 21 dicembre. “Moltissime persone si sono riunite, per denunciare pacificamente il contesto in cui versano in generale le carceri in Italia e nello specifico quella di Udine, dove la presenza di detenuti ha raggiunto il 200% della capienza della struttura. Condizione drammatica che si registra nel ‘Bel Paese’, con affollamenti, suicidi – 83 fra i carcerati e 7 guardie penitenziarie solo nel 2024 – condizioni di vita al limite dell’umano, donne che sono costrette a partorire in carcere e ai cui figli viene negata ogni forma di dignità e di accesso ai diritti: questo il bouquet e l’immagine che la nostra società civile offre e consegna al mondo. A questo – incalza la Vice Presidente del Gruppo Misto – dobbiamo aggiungere un pacchetto legislativo che colpevolizza pesantemente ogni forma di manifestazione, anche quella pacifica, inserendo di fatto nel nostro ordinamento legislativo il reato di resistenza. Ogni azione non conforme, come lo sciopero della fame o l’opposizione passiva viene pesantemente punita da una giustizia che non trova alcuna corrispondenza nell’applicazione dell’art. 27 della Costituzione che recita che ‘le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’. Siamo di fronte – prosegue Pellegrino – a detenzioni sociali e di marginalità dove il fragile, l’immigrato, la persona ai bordi della società trova sempre più spesso nelle istituzioni, che hanno il potere di legiferare, il suo più acerrimo nemico. Abbiamo manifestato e continueremo a farlo perché crediamo fermamente che le persone non debbano essere escluse da un percorso sociale che vede nella cultura, nell’educazione e nella rieducazione dei punti fondamentali e strategici di un vivere di inclusione. Non abbiamo necessità di stigmatizzare e di emarginare e nel contempo creare sempre più una società improntata su una dicotomia fra buoni e cattivi, fra bianchi e neri, fra ricchi e poveri. Tutto ciò ha un unico traguardo – conclude l’esponente AVS – quello di disgregare alla lunga quella società voluta dai nostri Padri costituenti, che proviene da quella lotta al fascismo e all’intolleranza propria del Secolo breve.”