Russia: crimini di guerra e diritti umani dalla a alla Z
L’invasione in Ucraina del 22 febbraio 2022 ha segnato un incremento dei casi di violazione dei diritti umani. Diversi rapporti indicano gravi violazioni delle convenzioni internazionali. Per questo l’associazione PeaceLink ha deciso di realizzare un dossier sui crimini di guerra russi in Ucraina e sulle violazioni dei diritti umani per diverse ragioni fondamentali. Innanzitutto, l’obiettivo principale di PeaceLink è promuovere la pace, i diritti umani e la giustizia a livello globale. L’Ucraina è stata ed è ancora teatro di un grave conflitto armato durante il quale sono state segnalate numerose violazioni dei diritti umani e crimini di guerra. Realizzare un dossier sui crimini di guerra russi e sulle violazioni dei diritti umani in Ucraina è importante per documentare e rendere pubbliche queste atrocità. L’obiettivo è far luce sulla situazione e sensibilizzare l’opinione pubblica nella consapevolezza che solo con un cessate il fuoco sarà tenuto a freno il demone che è alla base di tante atrocità. È importante sottolineare che PeaceLink adotta un punto di vista indipendente in queste indagini. L’organizzazione si impegna a raccogliere informazioni obiettive e affidabili, senza favorire alcun potere politico o militare. PeaceLink riconosce che ci possono essere violazioni dei diritti umani da parte di tutte le parti coinvolte nel conflitto, inclusa l’Ucraina. Pertanto, ha anche tradotto un rapporto ONU sulle violazioni dei diritti umani attribuibili al potere politico-militare ucraino, dimostrando il suo impegno verso una valutazione equilibrata e completa della situazione. Va notato che il dossier sulla Russia è ancora in corso di completamento e verrà arricchito nel tempo con una raccolta di link.
Questo dimostra lo sforzo di PeaceLink per la ricerca accurata e la documentazione esaustiva. La realizzazione di un dossier completo richiede tempo ma PeaceLink vuole portare avanti questa azione per contribuire alla verità, alla giustizia e alla pace nella regione.
Russia: crimini di guerra e diritti umani dalla A alla Z
9 luglio 2023
Amnesty International (rapporto 2022)
La guerra di aggressione contro l’Ucraina è stata accompagnata da un’escalation della repressione del dissenso all’interno della Russia. Le manifestazioni di protesta pacifiche contro la guerra sono state disperse, spesso con la forza, e coloro che si sono espressi contro la guerra sono stati perseguiti. È stata introdotta una nuova legislazione che limita le proteste e le attività delle Ong e degli attivisti della società civile. Sono proseguiti i procedimenti giudiziari contro i testimoni di Geova. Tortura e altri maltrattamenti sono rimasti endemici nei luoghi di detenzione. In Cecenia sono continuate le segnalazioni di rapimenti e sparizioni forzate. Gli standard sull’equità processuale sono stati ripetutamente violati. Agli obiettori di coscienza è stato rifiutato il servizio civile alternativo. Una nuova legge ha ulteriormente stigmatizzato e discriminato le persone Lgbti.
Bucha
A Bucha e in diversi altri centri a nord-ovest di Kiev, Amnesty International ha documentato 22 casi di uccisioni illegali da parte delle forze russe, la maggior parte delle quali esecuzioni extragiudiziali. Durante i 12 giorni di ricerche, la delegazione di Amnesty International ha intervistato abitanti di Bucha, Borodyanka, Novyi Korohod, Andriivka, Zdvyzhivka, Vorzel, Makariv e Dmytrivka e si è recata nei luoghi dove erano state commesse numerose uccisioni. Complessivamente, l’organizzazione per i diritti umani ha intervistato 45 persone che erano state testimoni, o avevano resoconti diretti, di uccisioni illegali di loro parenti o vicini da parte delle forze russe, e altre 39 persone che erano state testimoni, o avevano resoconti diretti, di attacchi aerei che avevano colpito otto palazzi.
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Commissione di inchiesta dell’ONU
Nel corso della sua missione, la commissione si è recata in Ucraina otto volte e ha visitato 56 località. Ha condotto interviste faccia a faccia e a distanza con 595 persone, tra cui 348 donne. La commissione ha ispezionato in particolare siti dove sono state denunciate violazioni dei diritti umani. Ha inoltre consultato documenti, immagini satellitari e video. “Non abbiamo riscontrato alcun genocidio in Ucraina”, ha dichiarato Erik Møse (Norvegia), presidente della commissione, durante una conferenza stampa a Ginevra. Tuttavia, la commissione ritiene che l’ondata di attacchi di Mosca alle infrastrutture energetiche ucraine dall’ottobre 2022 possa costituire un crimine contro l’umanità. Anche le pratiche di tortura, soprattutto nei luoghi di detenzione, potrebbero essere considerate crimini contro l’umanità.
Human Rights Watch
Questa ong pubblica in inglese un rapporto sulle violazioni dei diritti umani compiute dalla Russia in Ucraina e nel territorio della Federazione Russa, con particolare attenzione alla libertà di espressione.
HRW ha denunciato l’uso delle bombe a grappolo russe fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
Milashina Elena
Fare i giornalisti e occuparsi di diritti umani in Russia ha un costo altissimo: ne sono testimoni le uccisioni di Anna Politkovskaja nel 2016 e della sua erede professionale, Natalia Estemirova, tre anni dopo. Entrambe avevano raccontato gli orrori della Cecenia: delle due guerre e della furibonda repressione interna. Il 4 luglio 2023, mentre si stava recando nella capitale Grozny, l’automobile di Milashina è stata circondata. Uomini dal volto coperto l’hanno picchiata, fratturandole le dita di una mano, l’hanno rasata e le hanno versato addosso del liquido colorato. Inequivocabile l’intimidazione: “Ti abbiamo avvisata, vattene da qui e non scrivere niente”.
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Osipova Elena
Elena Osipova è stata brevemente detenuta il 27 febbraio 2022 a seguito delle proteste contro l’invasione russa dell’Ucraina; in questa occasione ha esibito un cartello con la scrittaː «Soldato, lascia cadere la tua arma e sarai un eroe». Nel 2017, ha suscitato scalpore in Russia un video nel quale Elena Osipova, che manifestava durante la parata del Giorno della Vittoria a sostegno del pacifismo, veniva insultata dagli astanti.[8] Con il suo comportamento inflessibile e le immagini ripetute di una vecchietta portata via da forze di sicurezza pesantemente armate, Osipova è diventata un volto pubblico della critica e dell’opposizione nella sua città natale e ha ricevuto soprannomi come la “coscienza di San Pietroburgo” o la “nonna dell’opposizione”.
Putin: il candato d’arresto della CPI
Il mandato di arresto che la Corte Penale Internazionale de L’Aja ha spiccato nei confronti di Vladimir Putin prevede che sia valido solo nel 123 paesi che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma. Tra i quali non ci sono Stati Uniti, Israele, Cina e Ucraina. Senza l’arresto e la consegna il processo non si può svolgere. La decisione della Corte dell’Aia è stata salutata come storica da Volodymyr Zelensky. Mentre il Cremlino ha liquidato la faccenda definendo la mossa inaccettabile e senza alcun valore legale. Tra i giudici che hanno accusato ufficialmente Putin di crimini di guerra c’è anche un italiano. Si tratta di Rosario Aitala, 55 anni, originario di Catania.
Repressione del dissenso
Dal primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio, migliaia di persone, inclusi attivisti della società civile e difensori dei diritti umani, sono scese in piazza in molte città della Russia per manifestare il loro dissenso nei confronti della guerra. Le autorità hanno disperso le manifestazioni con la forza, perseguendo legalmente chi era sceso in piazza.
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“Vilipendio” delle forze armate
Il tribunale distrettuale di Golovinsky, a Mosca, ha avviato ieri il processo contro Oleg Orlov, noto difensore dei diritti umani e vicepresidente dell’organizzazione non governativa russa Memorial. Orlov è accusato del nuovo “reato” di “screditamento ripetuto” nei confronti delle forze armate (previsto dall’articolo 280.3.1 del codice penale) e rischia fino a cinque anni di reclusione in una colonia penale.