Sabato a Udine inaugurazione mostra “Pittori del Settecento tra Venezia e Impero”
Da sabato 25 novembre si alza il sipario su “Pittori del Settecento tra Venezia e Impero. Arte attraverso i territori del Friuli Venezia Giulia”, la mostra che ripercorre, grazie a 130 tra opere e documenti, la produzione artistica che ha caratterizzato il nostro territorio nel ‘700. L’esposizione, realizzata dai Musei Civici di Udine in collaborazione con i Musei Provinciali di Gorizia, sarà aperta al pubblico nelle sale del Castello dal 25 novembre a 7 di aprile 2024 e a partire dal 14 dicembre sarà visitabile anche a Palazzo Attems Petzenstein, relativamente all’area isontina. Il Friuli Venezia Giulia era territorio di confine ma anche di passaggio, contaminazioni, osmosi, incontri, perché attraversato dalla direttrice Vienna-Venezia, le capitali delle due grandi potenze europee che dominavano sulla regione e sulle città di Udine e Gorizia, ovvero l’impero Asburgico e la Serenissima Repubblica di Venezia. Le ricerche in ambito artistico durate circa 30 anni hanno fatto emergere nuove pagine di quello che è stato definito “il secolo Veneziano” di Udine, con opere mai esposte al pubblico in una narrazione dedicata che finalmente le vedrà protagoniste, a testimonianza della vivacità in ambito artistico e della frequenza con cui le persone, in particolar modo gli artisti con le proprie idee e opere, si spostavano lungo la linea che univa le due capitali, lasciando la propria impronta artistica, divenuta poi eredità culturale, a Udine e nei dintorni. “Udine, adesso come nel 700, occupa una posizione di evidente centralità tanto nel territorio regionale del Friuli Venezia Giulia, quanto nelle linee di collegamento dell’Europa geografica”, commenta l’Assessore alla Cultura del Comune di Udine Federico Pirone. “Questa centralità ha fatto sì che in passato sul nostro territorio si incontrassero le rotte di molte figure di grande rilevanza, che qui hanno lasciato la loro impronta artistica spostandosi tra Vienna e Venezia, capitali di due delle realtà che dominavano l’Europa; oggi invece la pone, in quanto città museale a tutti gli effetti, in una posizione strategica dal punto di vista culturale, che la spinge inevitabilmente a valorizzare tutta la ricchezza del suo patrimonio artistico e architettonico”, le parole dell’Assessore Pirone. “Obiettivo della mostra al Castello di Udine è – afferma Vania Gransinigh, che con Liliana Cargnelutti e Alessandro Quinzi cura il progetto – mettere in luce quelle personalità che trovarono nel Friuli Venezia Giulia una regione stimolante per esprimere al meglio la loro arte. Assolutamente nuova è l’attenzione che daremo al filo rosso tra le varie tappe del percorso espositivo, che mira a mostrare l’attività sul territorio di artisti di grande fama come Giambattista Tiepolo e il figlio Giandomenico, Pietro Longhi e Nicola Grassi, insieme a personalità meno note al grande pubblico come quelle di Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso, Francesco Chiarottini, che però all’epoca incontrarono il consenso della committenza soprattutto di carattere religioso”. Molte delle opere in mostra, infatti, provengono dalle chiese parrocchiali delle province di Udine, Pordenone e Gorizia e per la prima volta sarà possibile vederle affiancate, in una narrazione che ne favorisce senza dubbio una lettura comparativa e d’insieme. Oltre alla committenza religiosa si farà particolare riferimento alle iniziative promosse dalla famiglia Savorgnan, che la storia vuole tradizionalmente legata alla Repubblica di San Marco e al suo stile architettonico, estremamente riconoscibile tra le vie del centro storico Udinese. Particolare attenzione anche alla storia della famiglia de Pace, caso paradigmatico nel contesto che si è qui tratteggiato. Conti dell’Impero, legati sia al contesto goriziano che a quello udinese per la residenza dei due diversi rami della famiglia, i de Pace possedevano una villa nella località di Tapogliano in territorio asburgico che abbellirono di ricchi ornamenti e di una interessante collezione di dipinti, cui appartengono anche numerosi ritratti presentati in mostra. Si tratta di opere che testimoniano, nel loro complesso, i molteplici riferimenti figurativi che i loro committenti ebbero ben presenti nel momento in cui interpellarono i pittori a cui affidare la resa delle effigi familiari.