La contestata strada Gemona-Sequals (lucrosa per pochi) secondo la Regione Fvg s’ha da fare. Unica concessione ai cittadini scegliere dove devastare. Prosegue mobilitazione e raccolta firme

Ieri presso il castello di Colloredo di Monte Albano, si è svolta una riunione della comunità collinare, presenti buona parte dei sindaci dell’area e l’assessora regionale alle infrastrutture Cristina Amirante tema della riunione la spinosissima questione della realizzazione del collegamento stradale tra Sequals e Gemona che nella ultime settimane ha visto la mobilitazione di cittadini preoccuparti dell’impatto dell’opera, tanto preoccupati non solo da essere presenti fuori dei cancelli del Castello con cartelli inequivocabilmente contrari all’opera ma da aver raccolto in poche settimane oltre 10000 firme. Pressione popolare che resta ormai l’unico strumento valido per i cittadini per costringere una politica sempre di più distratta da interessi che poco hanno a che fare con la vita dei territori e che pianificano scelte e progetti sulla base degli interessi di pochi e ben identificabili portatori di interesse. E’ questo il caso anche di questo progetto viario. Una pressione dei cittadini efficace soprattutto sui sindaci che contrariamente ad assessori e consiglieri regionali chiusi nella loro torre d’avorio in quel di Trieste sono costretti ad incontrare “de visu” i propri cittadini. Così per stemperare il possibile scontro, al termine della riunione, l’assessora Amirante ha emesso una nota stampa nella quale spiega che “La Cimpello – Sequals – Gemona è ad oggi oggetto di uno studio di fattibilità e il tracciato definitivo sarà frutto di un progetto partecipato e quindi condiviso con i territori e i portatori di interesse”. In sostanza sarebbe questo l’esito dell’incontro tra l’assessore regionale alle Infrastrutture e territorio e i sindaci della Comunità collinare riuniti a Colloredo di Monte Albano su iniziativa di dieci consiglieri regionali di maggioranza per illustrare appunto lo studio di fattibilità della strada pedemontana, peccato che non si sia ancora risposto alla madre di tutte le domande. Sfugge, o meglio si vuole mettere dinnanzi al fatto compiuto, che il problema non è quale tracciato sia meno problematico, ma piuttosto se quell’opera è davvero fondamentale. L’unica decisione presa, almeno secondo la nota della Regione è relativa al fatto che la Comunità collinare costituirà ora “un gruppo di lavoro ristretto” con la Regione per definire il tracciato migliore; la Regione sosterrà la progettazione del tracciato che sarà condiviso dal territorio, fermi restando i presupposti dello studio e la necessità di un intervento viario alternativo a quello attuale. Insomma l’opera s’ ha da fare anche se alcune considerazioni sorgono spontanee. Intanto il fatto che la Regione ha già profumatamente pagato (pare 300mila euro) per lo studio di fattibilità e che se c’è necessità di rifarlo le ipotesi sono due: o c’è danno erariale, o lo studio fatto non era rispondente alle necessità del committente e quindi non andrebbe pagato. Ma a parte questa “inezia” il problema è che non si risponde alla grande domanda: a cosa e a chi serve quell’opera viaria denominata Pedemontana friulana dal costo milionario e che in fin dei conti, qualsiasi sia il tracciato scelto, rischia di deturpare una delle aree di maggior pregio del Friuli con l’unico scopo dichiarato di permettere, rispetto al traffico pesante sulla Pontebbana, di risparmiare 25/30 minuti circa e 15 km di strada. Senza contare che non è stata neppure analizzata l’ipotesi, avanzata da Legambiente, di movimentare Tir e merci su carri ferroviari, una scelta che sarebbe davvero green. Cerchiamo di rispondere noi al quesito, che del resto si trova espresso a corollario motivazionale del piano di fattibilità fin qui visibile: l’opera sarebbe funzionale ai desiderata degli imprenditori dei grandi gruppi industriali (citati Danieli, Pittini, Cimolai, Automarocchi) e dei rappresentanti di categoria e degli hub di mobilità regionale, (citati Confindustria Alto Adriatico, Autorità portuale di Trieste e Interporto di Cervignano). Tutti già sentiti e tutti d’accordo in nome del dio denaro perchè ogni euro risparmiato è un euro di profitto in più. Poco importa se poi viene violentato l’ambiente, stravolto il territorio e vi saranno ripercussioni sulla salute dei cittadini. Per fortuna però le persone comuni cominciano a capire e mobilitarsi e dato che dalla politica non riescono ad avere risposte, almeno non puntuali e preventive come dovrebbero essere, non resta che manifestare il proprio dissenso e, in questo caso come in altri, proseguire nella raccolta delle firme, perché è chiaro che una politica più sensibile alle esigenze di pochi facoltosi rispetto a quelle di tanti, va posta dinnanzi alle proprie responsabilità. In democrazia sono le urne il “ba, bau” ed è bene che la politica dei “capi” o della “cape” lo comprenda.

Legambiente: Le merci della Sequals-Gemona vanno portate su ferrovia, serve una nuova progettualità