Supremazia culturale della destra: spunta il premio giornalistico Grilz. Sponsor La Russa e il “suo” Senato, ma anche la Regione Fvg
Chi ci legge e conosce da tempo sa quanto ci provochino allergia, premi giornalistici e letterari, lauree ad honorem e riconoscimenti vari. In genere sono autoreferenziali, medaglie di scambio fra membri di circoli ristretti di soliti noti da inserire nei curriculum, quando non manovre commerciali di case editrici e affini per vendere volumi e sponsorizzare gli scritti di soliti noti, spesso amici degli amici. Spiace dirlo è stucchevole pratica in auge, anche se non esclusivamente, fra l’intellighenzia di sinistra. Ma ora a colmare il gap è arrivata anche una nuova tipologia di premio, diciamo in punta di manganello. Nasce il premio giornalistico Almerigo Grilz definito “l’inviato ignoto” perchè a dire degli organizzatori, solo oggi, è stato possibile rompere la “cortina di silenzio, che editori, testate e colleghi in Italia hanno eretto intorno alla sua memoria”. Chi non ha frequentato il Friuli Venezia Giulia ed in particolare la Trieste degli anni 70/80 non può sapere come stanno davvero le cose e, forse, per questo possiamo giustificare qualche coinvolgimento di troppo nella giuria di questo premio. Tralasciamo Toni Capuozzo che i fatti li conosce ma da rivoluzionario di Lotta Continua si è tramutato, prima di uomo osannante al servizio del cavaliere e oggi, forse annusando l’aria, ha fatto un ulteriore passo alla sua destra. Ma sono altri nomi che lasciano interdetti. Ma andiamo per ordine: iniziamo con raccontare chi era Almerigo Grilz e lo facciamo con tutto il rispetto e la pietas dovuta dinnanzi alla morte di un 34enne che cercava di documentare legittimamente le sua verità. Grilz venne ucciso in Mozambico, colpito alla testa da un proiettile vagante mentre documentava con la sua cinepresa un assalto dei ribelli della Renamo contro le truppe governative. Ma dobbiamo dire però che Almerico Grilz non era solo conosciuto per il suo lavoro di reporter freelance, ma per il fatto che negli anni precedenti alla morte era conosciuto a Trieste soprattutto per le sue sortite cameratesche e “rudi” davanti alle scuole triestine. Ma per capire di più non torniamo agli anni 80, ma al più vicino 2007. Perchè le polemiche su Grilz a Trieste sono periodicamente tornate fuori ed oggi, che il revisionismo storico nuota allegramente sospinto dalla nuova aria che soffia dalle profondità di una destra in cerca di impossibile riscatto sul proprio imbarazzante passato, ecco tornare fuori, mitizzata la figura di Grilz. Ma tutto sommato abbiamo visto di molto peggio. Ma per capire meglio riportiamo quanto pubblica il sito della Federazione nazionale della stampa italiana. Siamo nel 2007 nel ventennale della morte di Almerigo Grilz e allora attacchi all’Assostampa e all’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia sull’affaire Grilz arrivarono da esponenti politici di Alleanza Nazionale e da alcuni giornalisti di destra con Fausto Biloslavo , altro giornalista ben conosciuto a Trieste per le le sue performance di militanza nera, a soffiare sul fuoco, anzi sulla fiammella. Si legge nell’articolo datato 22 maggio: “Nei giorni scorsi, in occasione del ventennale della morte del giornalista Almerigo Grilz, sono stati mossi attacchi e pesanti critiche all’Assostampa Fvg e all’Ordine regionale dei giornalisti, con riferimento all’annosa questione della lapide in Corso Italia che ricorda solo alcuni dei giornalisti triestini morti tragicamente. Tali attacchi sono arrivati da esponenti politici di An e da alcuni giornalisti. Fra questi, il direttore de “Il Giornale” Maurizio Belpietro, che ha dedicato alla questione una pagina del quotidiano da lui diretto. Il presidente dell’Assostampa Fvg, Carlo Muscatello, si legge ancora nel pezzo, ha risposto a Belpietro con questa lettera, che è stata pubblicata sabato da “Il Giornale”, seguita da una risposta dei colleghi Fausto Biloslavo e Gian Micalessin”.
Questo il testo della lettera del presidente dell’Assostampa: “Caro direttore, nell’introduzione al libro di Fausto Biloslavo e Gian Micalessin dedicato ad Almerigo Grilz, che viene pubblicata sul tuo giornale, scrivi fra l’altro che “l’Associazione della stampa di Trieste si rifiuta di ricordarlo”. Mi corre l’obbligo di segnalarti come sono andate realmente le cose, visto che finora hai sentito una sola parte. Nel ’94, nello spazio di poche settimane, prima a Mostar e poi a Mogadiscio, vennero uccisi alcuni colleghi triestini iscritti all’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia. La città ne rimase scossa, i colleghi erano noti, ricordo ancora l’interminabile fila di persone davanti alla sede Rai per l’omaggio alle vittime e la folla nella cattedrale di San Giusto per i funerali. Anche sull’onda di quell’emozione, il direttivo di allora del sindacato decise di ricordare i colleghi iscritti con una lapide all’ingresso dell’edificio che ospita Ordine e Associazione. Forse sarebbe stato più giusto ricordare “tutti i caduti dell’informazione”, ma così non fu fatto. Anche Grilz era noto a Trieste, ma per la sua precedente militanza politica, in anni in cui questa purtroppo significava anche scontri fisici. A quegli episodi, nonostante le sue successive affermazioni professionali, per molti rimane dunque legata in città la memoria del giornalista scomparso. Grilz era iscritto all’Ordine, non al sindacato. Che con quella lapide che generosamente descrivi “monumento di meschinità” ricorda alcuni suoi iscritti caduti “per un impegno civile e professionale”. Ciononostante, su iniziativa dei suoi amici e colleghi, lo scorso anno abbiamo ospitato nella sala del Circolo della Stampa di Trieste (articolazione dell’Assostampa) un suo ricordo. E la stessa presentazione del libro di Biloslavo e Micalessin, domani mattina, avverrà nella stessa sala. Il Comune di Trieste, pochi anni fa, ha intitolato una via a Grilz. Quindi un ente pubblico, che rappresenta tutti, ha legittimamente deciso di ricordare solo uno dei giornalisti triestini uccisi. Mi sfugge la logica secondo la quale il sindacato, che è associazione privata, non possa invece ricordare i propri iscritti caduti, ma sia messo sul banco degli imputati da parte di chi sceglie legittimamente di restarne fuori ma vuole insegnarci le regole della democrazia. Un cordiale saluto, Carlo Muscatello.”
Questa la storia, siamo nel solco della perenne voglia di far apparire come underdog o se preferite l’italico “Calimero” il pulcino nero… non sporco. E oggi ecco arrivare il premio il cui ente promotore è l’associazione culturale Primo articolo, che ha già organizzato eventi (a cui ha partecipato sempre La Russa) in collaborazione con la casa editrice Signs publishing, di cui è direttore generale Marco Carucci, ex portavoce di Forza nuova a Milano, che lo scorso novembre è stato condannato in appello, insieme ad altri sette militanti di estrema destra, per aver fatto il saluto romano nell’aprile del 2016, in occasione della commemorazione di Sergio Ramelli. Secondo i meglio informati, a destra, ma che vedono come dannose certe frequentazioni “nostalgiche” che potrebbero creare non pochi imbarazzi a Giorgia, dietro l’associazione Primo articolo oltre a quello di Carucci ci sarebbe il nome di Decimo Alcatraz, pseudonimo utilizzato da Gianluca Favro. Il dominio del sito web del centro studi è infatti registrato da lui. Tutto legittimo, fino a prova contraria e poco male se non fosse che l’elenco dei giornalisti in giuria lascia basiti…. o forse no. Con l’aria che tira, infatti, un riposizionamento può fare comodo. Ci sono poi i patrocini che ci risultano essere ancora “ufficiosi” ma che sono come il segreto di “Pulciella” ridicoli quanto palesi, perchè svelati di fatto da alcune presenze alla conferenza stampa di presentazione del premio avvenuta a Milano al palazzo delle Stelline. Ospite d’onore e principale sponsor il presidente del Senato Ignazio La Russa, amico di Grilz per la comune militanza, anche comportamentale, nel Fronte della gioventù. C’era poi il vice presidente della Regione Fvg Mario Anzil di Fratelli d’Italia e solo in video il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Emissari, non sappiamo se in presenza o manoscritti , anche dal Ministero della cultura, dalla Regione Lombardia, del Comune di Trieste. Nell’elenco ci sarebbe anche il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti di cui, ci viene detto, si è però notata l’assenza nel corso dell’evento. La Russa dal canto suo ha già annunciato che metterà a disposizione Palazzo Giustiniani per la premiazione. Il premio hanno spiegato è rivolto a inviati under 40, “capaci di interpretare il giornalismo sul campo di Almerigo Grilz, caratterizzato da qualità professionale, spirito avventuroso e coraggio”. Non è chiaro se dovranno o meno essere in linea con i desiderata della destra, ma è molto probabile perchè, ci spiace dirlo, non sarà certo la giuria ad essere garanzia di equilibrio e imparzialità, a partire dal suo presidente Toni Capuozzo. Gli altri sono Maurizio Belpietro, Fausto Biloslavo, Giovanna Botteri, Gian Marco Chiocci, Peter Gomez, Mauro Mazza, Gian Micalessin, Gabriele Micalizzi, Gianfranco Peroncini, Gabriella Simoni e Francesco Semprini. Spiace vedere nomi che forse, avrebbero dovuto essere più accorti nel fornire la propria faccia e credibilità. Ma come dire: mala tempora currunt et peiora premunt, ma tutto sommato sarà l’ennesimo inutile premio.