34° Festival del Cinema Latino Americano a Trieste dal 9-17 novembre al Teatro Miela

Storie di uomini e di donne, di ieri e di oggi, che hanno spesso la memoria come filo conduttore, sia quella degli eventi che hanno segnato un popolo, che quella delle radici familiari o di epoche perdute. Al XXXIV Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, dal 9 al 17 novembre 2019 al Cinema Teatro Miela e al Museo della Comunità ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner”, il subcontinente continua a interrogarsi su se stesso e sulla propria identità, utilizzando tutti i generi del cinema.

Nel Concorso ufficiale, tanti piccoli gioielli come La revolución y los artistas di Gabriel Retes, che rivive gli anni ’20 del Messico, quando arte e letteratura, amore e rivoluzione si incontravano ed erano spesso una sola cosa. Veneza di Miguel Falabella conta su una splendida Carmen Maura crepuscolare, per raccontare un sogno da realizzare, dal Brasile a Venezia. Il cubano Inocencia di Alejandro Gil Alvarez, appena selezionato da Cuba per i Premi Goya e ambientato nell’Avana del XIX secolo, commuove per l’ingiustizia subita da otto giovani studenti condannati a morte per un crimine non commesso.

Molte le tematiche della Sezione Contemporanea Concorso: da come le dittature abbiano condizionato e trasformato anche i rapporti sentimentali (Amor en dictadura di Emilia Faur) ai colori, l’esuberanza e la cultura de L’Avana, eredità delle sue tante anime (Herencia di Ana Hurtado); dalla street art come strumento di ribellione anche alla violenza dei narcos (Los Días de la ballena di Catalina Arroyave Restrepo) ai dubbi di un piccolo criminale alle prese con ricatti, traffico d’organi e nuovi incontri che potrebbero cambiare la vita (Humanpersons di Frank Spano).

La sezione Cinema e Letteratura diventa competitiva: i film in gara, tratti da capolavori della letteratura latinoamericana come Arráncame la vida o La tregua, saranno giudicati da docenti delle Università di Trieste, Udine, Venezia, Padova, Bologna, che collaborano da tempo con il Festival, e da Marco Cassini, editore di Edizioni SUR, che offrirà il punto di vista di un editore alle trasposizioni cinematografiche.

Shalom, il sentiero ebraico in America Latina segue le tracce della presenza ebraica nel subcontinente e quest’anno conta sulla prestigiosa collaborazione del Museo della Comunità ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner”, che ospiterà la proiezione di tutti i film di questa sezione, domenica 10 novembre 2019, un vero e proprio viaggio nell’identità e nella cultura degli Ebrei in America Latina. Un’altra partnership di grande prestigio consolida i legami con le istituzioni culturali triestine: sabato 16 e domenica 17 novembre 2019, al Castello di Miramare sarà proiettato in loop, nella Sala Rosa dei Venti, il film Maximiliano de México – Sueños de poder di Franz Leopold Schmeizer (Messico/Austria); una proiezione lungo il percorso museale che anticipa futuri progetti comuni.

La memoria è il filo conduttore di diversi film, si diceva. Malintzin, la historia de un enigma di Fernando González Sitges ricorda una delle più discusse figure femminili della storia messicana. Los Índalos di Roberto Persano, Santiago Nacif e Juan Andrés Martínez Cantó segue le tracce dei familiari rivoluzionari di Aurora Sánchez. Anche Gran Orquesta di Peri Azar è un film sulla memoria, con il lavoro di ricostruzione dei suoni dagli spartiti ritrovati in un baule. E c’è anche la perdita di memoria, che cancella la nostra identità attraverso malattie degenerative come l’Alzheimer, che ritroviamo in La desmemoriada di Mauricio Alamo e in Bernard di Alex Quiroga.

Tra i film al femminile anche Ana de día, della spagnola Andrea Juarrieta, che racconta la reazione di Ana allo scoprire che una sua sosia ha preso il suo posto e che ha dunque la possibilità di reinventarsi come vuole. Cortázar y Antín: Cartas iluminadas dell’argentina Cinthia Rajschmir ricostruisce la corrispondenza epistolare tra il giovane regista Manuel Antín e Julio Cortázar. Che, memórias de um ano secreto di Margarita Hernández ricorda la misteriosa sparizione del Che, tra la Tanzania e Praga, in attesa di un nuovo destino.

Presenti anche le cinematografie dei piccoli Paesi, con minori possibilità di arrivare al mercato internazionale. Il film guatemalteco Septiembre di Kenneth Muller è ispirato a un fatto reale, per raccontare il viaggio di un padre e di una figlia in fuga dal conflitto armato dell’interno del Paese. Lo que siento por tí arriva dalla Repubblica Dominicana ed è firmato da Raúl Camilo, per raccontare contemporaneamente tre belle storie di inclusione sociale. Nella sezione Cinema e Letteratura, il nicaraguense Antojología de Carl Rigby di María José Álvarez è un omaggio a Carl Rigby, il pioniere della poesia orale Ni-caribeña: conversazioni, monologhi, passeggiate nella vecchia Managua, ricostruiscono l’universo del poeta.

Uno degli Eventi Speciali è il film ecuadoriano Panamá di Javier Izquierdo, che racconta l’incontro casuale a Panama tra due ex compagni di scuola di Quito: nessuno dei due è quello che sembra e, dietro le loro identità false, entrambi si muovono nei terreni pericolosi tra corruzione e guerriglie di liberazione. Eventi Speciali anche Sertânia, del regista brasiliano, di origine italiana, Geraldo Sarno (la proiezione a Trieste è un’anteprima internazionale), e i due documentari di Tonino Pinto, I ragazzi di Ipanema e Somos Cubanos.

La Retrospettiva è dedicata al regista argentino Fernando Spiner, che ha stretti legami con l’Italia, essendosi formato nel Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

Tutte le informazioni sul Festival del Cinema Latino Americano sul sito web,
www.cinelatinotrieste.org