41a edizione delle Giornate del cinema muto a Pordenone dal 1° all’8 ottobre
Si è svolta oggi a Pordenone la conferenza stampa di presentazione della 41.ma edizione delle Giornate del Cinema Muto (1-8 ottobre 2022). Il direttore Jay Weissberg ha illustrato il programma. Sono intervenuti l’assessore alla cultura del Friuli Venezia Giulia Tiziana Gibelli, il sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani, il sindaco di Sacile Carlo Spagnol, il presidente della Fondazione Friuli Giuseppe Morandini, il presidente del Teatro Giuseppe Verdi Giovanni Lessio, la presidentessa dell’Orchestra San Marco di Pordenone Alessandra Montini e Riccardo Costantini di Cinemazero. La 41a edizione delle Giornate del Cinema Muto sarà inaugurata sabato 1° ottobre alle ore 21 al Teatro Verdi di Pordenone, con la proiezione di The Unknown (Lo sconosciuto, US 1927) di Tod Browning e l’interpretazione di Lon Chaney, un film culto della storia del cinema che segna il punto più alto della collaborazione tra il regista e l’attore conosciuto universalmente come “l’uomo dai mille volti”. Qui però Lon Chaney non ricorre ai trucchi che gli avevano dato la fama e si affida più che alla mobilissima espressività del volto ad una vera e propria tortura fisica per dar vita al suo personaggio, un artista del circo senza mani e braccia che nutre un folle e disperato amore per la sua giovane partner interpretata da Joan Crawford, appena ventitreenne. E fu per la futura star premio Oscar una straordinaria scuola perchè, come la stessa Crawford ebbe più tardi a dichiarare, fu proprio guardando Lon Chaney recitare che imparò più da lui che da chiunque altro nel corso della sua carriera. Non è la prima volta che The Unknown viene programmato alle Giornate (ricordiamo che nel 1994 la proiezione venne accompagnata dalla musica di John Cale, ex Velvet Underground) ma l’eccezionalità di quest’anno è data dal ritrovamento di una nuova copia presso il Narodni Filmovy Archiv di Praga e restaurata dal George Eastman Museum di Rochester, notevolmente più lunga di quella finora conosciuta e molto vicina all’originale, con scene che non si erano ancora viste. Un film nuovo, come osserva il musicista messicano José Maria Serralde Ruiz, un habituè del festival cui è stata commissionata la nuova partitura per l’esecuzione dell’Orchestra San Marco di Pordenone.
Un altro superclassico per la serata di chiusura di sabato 8 ottobre (con replica il giorno successivo, domenica 9 ottobre alle ore 16.30 sempre al Teatro Verdi di Pordenone) è Alfred Hitchcock con l’ultimo film del suo periodo muto The Manxman (L’isola del peccato, del 1929). A lungo sottovalutato, lo stesso Hitchcock nella celebre intervista a Truffaut lo giudica mediocre e privo di umorismo, The Manxman è oggetto di un nuovo interesse di critici e studiosi che in esso vedono presenti molti degli elementi che caratterizzeranno la produzione successiva del regista. Compresa la sua maniaca ossessione per le attrici bionde come Anny Ondra che in The Manxman dà vita ad una figura femminile complessa e commovente e che Hitchcock vorrà anche nel suo film successivo, Blackmail. Al musicista britannico Stephen Horne è stata commissionata una nuova partitura che sarà eseguita dall’Orchestra San Marco di Pordenone arricchita per l’occasione di alcuni musicisti specializzati in musica celtica sotto la direzione di Ben Palmer. L’evento è realizzato con il sostegno di Sunrise Foundation for Education and the Arts.
ALTRI EVENTI SPECIALI
Come consuetudine e ideale gemellaggio con la vicina Sacile (che ha ospitato il festival dal 1999 al 2006) le Giornate avranno un prologo nella città del Livenza venerdì 30 settembre alle 20.45 al Teatro Zancanaro con la proiezione di Up in Mabel’s Room (Nella camera di Mabel, 1926) di E. Mason Hopper, con Marie Prevost. All’epoca l’attrice godeva di grandissima popolarità per i ruoli brillanti e ne dà conferma nel film delle Giornate nel quale è una giovane e disinvolta signora alla moda che, tra gli altri capi di abbigliamento, sfoggia un babydoll ricamato causa di una serie di equivoci intorno ai quali si sviluppa la storia. Il film viene presentato con una nuova partitura musicale di Günter Buchwald che sarà anche alla direzione della Zerorchestra. Up in Mabel’s Room viene replicato al Verdi giovedì 6 ottobre come uno degli eventi speciali del programma delle Giornate.
Sicuramente uno degli appuntamenti più attesi è Nanook of the North (Nanouk l’esquimese, 1922) di Robert J. Flaherty in programma nella serata di domenica 2 ottobre. Il film è frutto di una lunga frequentazione di Flaherty con il popolo Inuit iniziato undici anni prima della realizzazione del film, quando il regista esplorava le regioni del Labrador per conto del governo canadese. Nanook mette in scena la vita delle popolazioni artiche e la dura lotta per sopravvivere in un ambiente naturale assolutamente inospitale. Considerato una pietra miliare del documentario etnografico, anche se molti lo hanno criticato per la presenza di elementi narrativi, di fatto il film è tuttora considerato dagli stessi Inuit un patrimonio della loro cultura e quest’anno ne hanno festeggiato il centenario. Alle Giornate, l’accompagnamento musicale composto da Gabriel Thibaudeau è eseguito dal vivo da un quartetto di flauti dell’Orchestra San Marco con le cantanti di gola inuit Lydia Etok e Nina Segalowitz e i solisti Alberto Spadotto e Anna Viola.
Rimaniamo sempre nel grande Nord con l’altro evento speciale in programma mercoledì 5 ottobre alle 21, Borgslægtens Histoire (La storia della famiglia di Borg) di Gunnar Sommerfeld del 1920 tratto dal romanzo omonimo dello scrittore islandese Gunnar Gunnarsson scritto in lingua danese. Il film, di produzione danese e girato interamente in Islanda utilizzando attori sia islandesi che danesi, è la storia epica di due fratelli sviluppata nell’arco di tempo di una vita sullo sfondo di un paesaggio maestoso che ne rese estremamente difficile la realizzazione per le difficoltà atmosferiche e per i continui spostamenti del personale e delle apparecchiature tecniche. Accolto all’epoca con grande favore dal pubblico, questo film viene tuttora considerato l’inizio della produzione cinematografica islandese. La ricostruzione è stata realizzata nel 2020, per il centenario, dalla Cineteca Nazionale Islandese, dall’Istituto Gunnar Gunnarssonn e dall’Associazione Culturale Akureyn; la nuova partitura musicale curata da Thordur Magnusson utilizza anche motivi popolari dell’Islanda e la direzione di un organico orchestrale di nove elementi è affidata a Bjarni Frimann Bjarnason.
LE RETROSPETTIVE
Prende finalmente il via l’ampia sezione dedicata alla Ruritania, nome di fantasia per indicare quei film di vario genere ambientati in un regno immaginario localizzato genericamente nei Balcani che traggono origine dal filone letterario del romanzo di Anthony Hope del 1894, Il prigioniero di Zenda, il quale conobbe grande successo anche al cinema sin dagli inizi del secolo scorso e i cui echi sono durati molto a lungo, basti pensare a Vacanze romane, il film di William Wyler del 1953 con Audrey Hepburn e Gregory Peck. Un vero e proprio genere nel quale si intrecciano l’operetta, le storie galanti, le avventure di cappa e spada, spesso sullo sfondo di lotte dinastiche che traggono ispirazione da turbolenti fatti storici verificatisi nei paesi dell’Europa centrale prima e immediatamente dopo la Grande Guerra. Così, assieme ai film di finzione di varie produzioni europee, anche italiane dove la Ruritania diventa la Silistria, e americane, nel programma trovano spazio anche cinegiornali e documenti storici sui veri regnanti dell’epoca, e ricordiamo che la regina Elena, consorte di Vittorio Emanuele III, era originaria del Montenegro.
Tra i film di finzione citiamo l’italiano Sui gradini del trono del 1912; l’americano Three Weeks (1924), che non fu mai distribuito in Italia e di cui esisteva un’unica copia presso il Gosfilmofond di Mosca da cui la Cineteca del Friuli ha avuto un file 4K per ricostruire il film pochi mesi prima dell’invasione dell’Ucraina; lo svedese Hans Kungl. Höghet Shinglar (Sua maestà il barbiere) del 1928, e il britannico The Runaway Princess (1929) di Anthony Asquith, dal romanzo di Elizabeth von Armin The Princess Priscilla’s Forthnight. Nel programma non mancano le parodie come i due cortometraggi Rupert of the Hee Haw (1924) di Percy Pembroke con Stan Laurel; e Long Fliv the King (1926) di Leo McCarey, in cui troviamo Oliver Hardy con due altri formidabili comici come Charley Chase e Max Davidson.
A proposito di Laurel e Hardy, li ritroviamo insieme in un titolo del programma nella sezione Riscoperte e Restauri. Si tratta di Ladroni, uno dei pochissimi film in italiano della coppia, uscito nel 1930, quando nel passaggio dal muto al sonoro erano gli stessi attori a rigirare le scene in una lingua straniera o ad autodoppiarsi. La versione italiana è stata ricostruita dal progetto SOS Stanlio e Ollio in collaborazione con l’Istituto Cinematografico dell’Aquila La Lanterna Magica e sulla versione fonetica spagnola, Ladrones, lunga 39 minuti, ben 15 in più dell’originale americano Night Owls, e mantenendo suoni, rumori e alcuni fonemi identici in italiano e in spagnolo.
Tra i titoli più interessanti della Ruritania troviamo anche Graustark (La Principessa di Graustark), del 1925, che fa da ponte con l’altra grande retrospettiva delle Giornate dedicata a Norma Talmadge. Il suo è un caso pressoché unico nella storia del cinema: attrice popolarissima negli Anni Venti al punto che, secondo gli esercenti era tra le quattro star capaci di riempire le sale (le altre erano Chaplin, Pickford e Fairbanks), con la fine del muto su di lei calò l’oblio. Difficile era anche reperire i suoi film e solo grazie alla collaborazione delle Giornate con la Library of Congress e Cohen Media è stato possibile organizzare la retrospettiva che comprende le prime commedie della Vitagraph accanto ai film di grosso budget realizzati con il marito produttore Joseph Schenck. Tra questi appunto Graustark con la regia di Dimitri Buchowetzki (dove compare in un ruolo secondario anche Joan Crawford), il capolavoro di Frank Borzage The Lady, del 1925, e Ghosts of Yesterday di Charles Miller, del 1918, adattamento dell’opera teatrale di Rupert Hughes Two Women ispirata chiaramente a un testo del 1862 del drammaturgo friulano Teobaldo Ciconi, La statua di carne. Da questo stesso testo sono stati tratti l’omonimo film di Mario Almirante del 1921 e quello di Camillo Mastrocinque nel 1943 con il titolo La statua vivente, il primo già alle Giornate e il secondo riscoperto e restaurato recentemente dalla Cineteca del Friuli.
Nella sezione Il canone rivisitato le Giornate presentano La Dixième symphonie (1918) di Abel Gance, uno dei cineasti più geniali e potenti, non solo del muto; Europa (Polonia, 1931-32) di Franciszka e Stefan Themerson, un poetico cortometraggio che ha avuto una grande influenza sul cinema d’avanguardia nel periodo tra le due guerre mondiali; Manolescu, la prima grande produzione del regista ucraino Viktor Tourjanski realizzata in Germania nel 1929 con grandi attori quali Ivan Mosjoukine, Brigitte Helm e Dita Parlo.
Le Giornate omaggiano i 90 anni della Mostra di Venezia proponendo i film muti della prima edizione del 1932 tra i quali Regen (Pioggia), del 1929, di Joris Ivens, che riscosse grande successo di pubblico e critica e consacrò il regista olandese come uno dei migliori documentaristi.
Le sezioni dei film delle origini ci porteranno in molti luoghi del mondo e il documentario di Jean Epstein La montagne infidèle, del 1923, non mancherà di impressionarci per le riprese anche molto ravvicinate dell’eruzione dell’Etna e del fiume di lava. Senza dubbio è uno degli avvenimenti principali di queste Giornate, trattandosi del ritrovamento da parte della Filmoteca de Catalunya (che ne ha anche curato il restauro) di un film considerato perduto, e aggiunge un importante tassello alla conoscenza dell’opera di Jean Epstein, che proprio a La montagne infidèle dedicò un saggio nel suo libro di scritti sul cinema.
Torna quest’anno anche FilmFair, la fiera del libro e del collezionismo cinematografico, e continuano come da molti anni ormai il Collegium, le Pordenone Masterclasses, gli incontri e il premio internazionale Jean Mitry, che dal 1986 viene assegnato a personalità o istituzioni che si siano distinte per l’opera di recupero e valorizzazione del patrimonio del cinema muto e per il quinto anno è sostenuto dalla Fondazione Friuli. Una novità assoluta è la conferenza, prima di una serie che nelle intenzioni continuerà negli anni successivi, sull’importanza dei costumi nel cinema muto. Ne parleranno quest’anno le storiche della moda Michelle Tolini Finamore e Deborah Nadoolman Landis, che può vantare nel curriculum molte esperienze di set come ad esempio The Blues Brothers e I predatori dell’arca perduta.
Al cinema muto italiano viene reso omaggio nel film Italia. Il fuoco, la cenere di Céline Gailleurd e Olivier Bohler; ai suoi fasti, al suo mondo romantico attraverso eccezionali immagini, le testimonianze dei protagonisti e la voce narrante di Isabella Rossellini.
Grazie allo streaming e all’ormai collaudata collaborazione con MyMovies, anche quest’anno sarà possibile seguire il festival da ogni parte del mondo. La proposta online, da sabato 1° ottobre a sabato 8 ottobre, comprende una selezione di titoli dalle diverse sezioni e gli incontri con l’autore.