A cosa dovrebbe servire il Pnrr in una città come Udine
C’è oggi una perdita di acqua di tubature pubbliche che allaga piazzale Osoppo. Perché non pensare ad un bel progetto riferito ad uno dei bandi messi a disposizione dal PNRR per affrontare alla radice la questione? I mitici 200 miliardi di euro europei per il piano di rinascita per l’Italia del dopo Covid prevedono di tutto e sembrerebbe che qualche “astuto” professionista possa infilarci il possibile e l’impossibile amministrativo. Basta tenersi un po’ aggiornati sui quotidiani locali per capire di cosa si parla in giro. Che poi il governo italiano, nella sua feroce ipotesi di riuscire a controllare tutto sia in grado di separare “il grano dal loglio” mi pare una pia illusione. Le clientele politiche imperversano e, per bene che vada, a Roma ci si accontenterà (con circa 120 dei 200 miliardi disponibili) ad accontentare i propri referenti privilegiati che forse non possiamo paragonare ai nuovi “boiardi-oligarchi” russi ma che svolgono analoghe funzioni nel mondo della produzione e della finanza. Spetterebbe quindi al mondo locale territoriale capire cosa effettivamente serve per fare quel salto di civiltà che oggi ci è chiesto per rispondere agli eventi che sconvolgono e determinano un futuro incerto per la nostra vita: cambiamento climatico in prima istanza e un po’ di controllo su elementi base della nostra quotidianità. Cerchiamo pure di rappezzare i buchi delle strade e di aprire gli asili necessari, ma sapendo che sono cose dell’ordinarietà non della straordinarietà. A questo dovrebbero servire i normali bilanci dei Comuni con le normali tasse dei cittadini (sempre che vogliano pagarle). Altra cosa dovrebbe essere il PNRR. Un ragionamento su questo percorso parametrato alla città in cui mi è capitato di vivere (e a suo tempo di amministrare) mi porta alla priorità di affrontare queste tre questioni:
– una diffusione massiccia di produzione energetica da fonti rinnovabili possibilmente inquadrate in un programma di gestione che riesca a coinvolgere direttamente l’universo dei cittadini; – una trasformazione delle modalità di spostamento dei cittadini, intesi in riferimento all’intero sistema territoriale urbano (Udine e comuni limitrofi), che preveda una riduzione dei vettori individuali che consumano energia per almeno 50.000 dei 150.000 attualmente usati; – una accurata e programmata salvaguardia dei suoli disponibili sia per iniziative di mitigazione del cambiamento climatico che per attività di produzione di cibo per necessità individuali e collettive in un quadro di salvaguardia e miglioramento delle caratteristiche naturali ed ambientali. Su ognuno di questi temi si possono intrecciare una molteplicità di iniziative, probabilmente tali che nel tempo si auto sostengono anche grazie alle modalità di economia che ne potrebbero derivare, e nella loro quasi totalità hanno a disposizione strumenti legislativi e regolamentari esistenti da puramente attivare. Certo potrebbero cambiare abitudini e occasioni consolidate di spreco, ma non mi pare ci sia troppo di cui preoccuparsi. E forse potremmo utilizzare in maniera molto più razionale tutto quel “virtuale” digitale che oggi ci angoscia. Se i termini “ripresa e resilienza” di quella tragicomica sigla PNRR hanno un senso, dobbiamo imparare realmente a declinarli e ad utilizzare con vera intelligenza risorse probabilmente uniche. Giorgio Cavallo