Al museo civico d’arte di Pordenone inaugurata la mostra Cardè tra luci e sogni
“Vogliamo un museo vivo e attento al territorio e al passo con i tempi, per questo lo doteremo presto di alcune strumentazioni tecnologiche oggi imprescindibili come video e schermi. I dati del 2018 con 18 mila presenze annuali rispetto alle 5/6mila degli anni precedenti, ci confermano la bontà del lavoro svolto fino a ora e ci spingono a proseguire in questa direzione”. Lo ha affermato l’assessore alla cultura Pietro Tropeano, durante la presentazione della mostra “Cardè, tra luci e sogni” in programma dal 7 giugno al 7 luglio, al Museo Civico d’arte per iniziativa de Il Circolo, grazie al sostegno del Consiglio regionale. L’esposizione si inserisce nel ciclo di mostre dedicate ad artisti locali nelle sale di palazzo Ricchieri: una scelta precisa del Comune per dare spazio, oltre agli artisti di respiro nazionale e internazionale, anche a chi ha fatto della terra pordenonese la sua fonte di lavoro e ispirazione, contribuendo alla sua valorizzazione. In questo caso Fernanda Valentina Cardè, nata alle porte di Udine, ma pordenonese d’adozione, è un’artista che ha saputo sviluppare negli anni una propria ricerca estetica, intimamente legata a una ricerca interiore. Questo è maggiormente evidente nell’ultimo periodo di produzione, dal 2007 a oggi, oggetto della mostra. Materia e colore si fanno veicolo di un dialogo spirituale, che l’artista vive in prima persona, ma che vuole anche comunicare all’esterno. Utilizzando la tecnica mista la pittrice si appropria della tela, che accoglie una sperimentazione poliedrica fatta di sottili sovrapposizioni materiche, graffi, incisioni e schizzi di colore. Grazie ai temi ispirati alle filosofie orientali, una visita all’esposizione di Fernanda Cardè, improntata a un lirismo informale e caratterizzata da una musicalità delle cromie, diventa quasi un momento di meditazione. Entrando nella sale del museo, si lascerà il mondo esterno fuori dalla porta, per entrare in una dimensione sospesa, ma altrettanto reale, dove ritrovare il contatto con se stessi e con quel mondo di sogni, rivendicato dall’artista come un diritto per tutti. Dalle prime esperienze informali astratte del 1997/98 si arriva alla sperimentazione della arti applicate con le scatole dei sogni, dream box di legno, carta, colore e inchiostri: scatole che danno forma tridimensionale a una pittura affidata all’informale e che si prestano anche a suggestive vibrazioni luminose.
“Le ho concepite – afferma l’artista – come un abbraccio dei nostri sogni, che tratteniamo nell’intimo. Illuminandole emerge una parte inaspettata. Tutto questo crea un dinamismo di respiri e cromie”. In particolare nelle ultime opere di Cardè diventa evidente l’invito ad aprire le braccia per accogliere il non visibile. Nei suoi Dream Box l’artista riesce ad imprigionare tutto ciò che nella realtà è movimento: la vibrazione della luce, il fremito delle fronde, l’iridescenza delle cascate, le onde del mare.
Fernanda Valentina Cardè sin da giovanissima è presente in numerose collettive e personali che segnano l’inizio di una intensa stagione espositiva in gallerie d’arte italiane e straniere.
A metà degli anni Novanta comincia a sperimentare l’affascinante linguaggio dell’astrazione e in questo campo sviluppa la sua ricerca, seguita in un primo tempo dal gallerista Sergio Colussa. Un percorso che si rivela ben presto entusiasmante e ricco di stimoli creativi che premiano l’artista supportata anche dai positivi consensi della critica. Partecipa a numerosi concorsi conseguendo ottimi riconoscimenti a livello nazionale. Sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.