All’armi siam ….. la nazione meloniana aspira a diventare potenza militare. Spesa di 25 miliardi per comprare 1380 carri armati
Ebbene sì, con il paese con sanità a pezzi ed enormi problemi di diseguaglianze, con il costo dell’energia più alto d’Europa e problemi economici enormi all’orizzonte, la premier Meloni supportata dal suo consigliere ombra Crosetto, spenderanno oltre 25 miliardi per costruire l’esercito più forte d’Europa. Non sappiamo se la presidente del Consiglio Italiana ha spiegato agli altri leader europei le sue intenzioni bellicose nel solco del “se vuoi la pace preparati alla guerra”, ma di certo le intenzioni del Belpaese erano state rese note nella tre giorni ( 21 e il 23 gennaio 2025) a Farnborough non lontano da Londra nel corso dell’importante meeting internazionale di produttori di armi presenti dirigenti degli eserciti di mezzo mondo. L’Italia ha infatti ordinato 380 carri armati Phanter KF 51 di quinta generazione e oltre 1000 carri armati leggeri multiruolo Lynx. Nessun paese Occidentale ha un simile numero di mezzi corazzati. L’annuncio della campagna acquisti italiana è stata data in quel contesto dal generale di corpo d’armata dell’esercito italiano, Salvatore Camporeale, che ha presentato il programma di riarmo italiano denominato A2CS. Il piano che aggiorna il piano AICS, prevede l’acquisto di una completa famiglia di veicoli corazzati cingolati in un numero così cospicuo da attivare una intera nuova brigata meccanizzata “entro il 2030”. Insomma la Meloni non vuole correre il rischio che che in futuro, nelle parate, gli possano far vedere a rotazione sempre gli stessi carri, come narrazione fantasy racconta avvenne al suo predecessore il cui imperituro ricordo campeggia sotto forma di fiammella votiva, nel simbolo di Fratelli d’Italia. Ma tornando all’incontro “informale” dei leader dell’Unione europea presso il Palais d’Egmont a Bruxelles è stata un’intera giornata in conclave per discutere attorno a un solo punto in agenda: rafforzare la capacità di difesa. Al meeting Ue si sono uniti il segretario generale della NATO, Mark Rutte, per il pranzo e il primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer, per la cena. In uno scenario caratterizzato dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, dal crescente impiego di attacchi ibridi e cyber contro i Paesi membri e dalle tensioni in Medio Oriente, i leader UE hanno discusso della difesa europea e di come rafforzare le capacità militari basandosi sul principio secondo cui l’Europa deve assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa e che abbiamo un interesse comune nel collaborare più intensamente a livello europeo. Se da una parte si è discusso di come preparare i prossimi passi per rendere l’Europa un soggetto di sicurezza e difesa più resiliente e affidabile, diventando quindi in partner transatlantico più forte, dall’altra è evidente che la premier italiana intende giocare in due tavoli, quello europeo, certamente a parole, e quello “nazionale” con una corsa autonoma alle armi. Vale la pena ricordare sul piano generale che la spesa in difesa nel 2024 degli Stati membri si è attestata a 326 miliardi di euro già in crescita del 30% rispetto al 2021. Le previsioni sono per un ulteriore incremento di ulteriori 100 miliardi di euro in termini reali. Ma tornando alle aspirazioni italiche, dietro non c’è solo una certa megalomania ereditaria, ma anche interessi economici precisi, il piano prevede di acquistare i veicoli corazzati dall’azienda tedesca Rheinmetall, azienda con cui la partecipata statale Leonardo ha stretto una joint venture lo scorso ottobre. In sostanza i nuovi carri armati saranno co-prodotti da Leonardo e Rheinmetall, nell’ambito di un progetto denominato Leonardo Rheinmetali Military Vehicles (LRMV) posseduto al 50% da ciascun azionista, mentre il 60% della produzione sarà realizzata in Italia. L’accordo prevede entro l’estate 2025 l’inizio dello sviluppo della newco per iniziare poi la fase produttiva entro due anni, come del resto spiegato recentemente da Alessandro Ercolani, amministratore delegato di Rheinmetall Italia. “L’obiettivo è siglare entro l’anno i due contratti annunciati per la fornitura di 380 carri armati Panther e 1000 cingolati leggeri Lynx all’esercito italiano”. Secondo fonti militari l’obiettivo dell’esercito italiano è anche l’ammodernamento delle uniche due brigate che hanno in dotazione carri armati (Ariete), veicoli da combattimento e blindati: la brigata Ariete e la brigata Garibaldi dei bersaglieri. Gli Ariete saranno modernizzati agli standard C2, per garantire un periodo di transizione per questo il Ministero della Difesa italiano ha già firmato un contratto con il CIO (Consorzio Iveco – Oto Melara) per l’aggiornamento di 90 carri armati principali Ariete allo standard C2, inaugurando una nuova era di capacità. L’accordo, del valore di 848,8 milioni di euro (che si aggiungono ai 25 miliardi di nuova spesa), comprende anche un’opzione per l’ammodernamento di altri 35 carri armati, potenziando ulteriormente la flotta corazzata del paese. Il programma di modernizzazione dell’Ariete avrà luogo entro il 2030, con la consegna del primo carro armato standard C2 alle forze armate quest’anno. L’obiettivo mira a dotare i carri armati Ariete C2 di un sistema motoristico all’avanguardia, l’aggiornamento non solo aumenta le prestazioni del carro armato con nuovi cingoli che garantiranno possano affrontare facilmente terreni impegnativi. Miglioramenti previsti anche sull’ armamento principale: un cannone Leonardo a canna liscia da 120 che può sparare con tutte le munizioni NATO disponibili, comprese quelle a energia chimica e cinetica. Ma in realtà è con i potenti carri armati Phanter KF 51 di quinta generazione che verrà fatto il salto di qualità. Ma c’è di più. l’esercito italiano sarebbe sulla buona strada per diventare la forza militare più potente dell’Europa occidentale non solo su terra, con i suoi squadroni di carri, ma anche sul piano navale ed aereo. Una flotta di superficie numerosa e meglio armata nel Mediterraneo, nettamente superiore, per fare un raffronto, per numero di fregate e navi d’assalto, rispetto alla Marina francese, mentre anche sul piano aereo l’Italia sembra intenzionata ad affermarsi leader in Europa, con una flotta di 200 aerei da combattimento, metà dei quali caccia Typhoon europei e metà F-35A e B statunitensi, insomma la più grande flotta di caccia e caccia bombardieri di quinta generazione in Europa.
Fabio Folisi