Alleanza Verdi e Sinistra. Interrogazione a Riccardi su payback dispositivi medici e aziende regionali strozzate dallo sforamento del tetto di spesa

“Il payback è l’ennesima definizione inglese che nasconde una letterale truffa ai danni delle aziende produttrici di dispositivi biomedicali, che vanno dai fili di sutura alla protesi passando per le valvole cardiache, e dei loro dipendenti, ma che soprattutto darà l’ennesima picconata all’intero comparto sanitario pubblico. Pay back vuol dire “restituzione”, ovvero le Regioni che nel corso dell’anno hanno sforato il tetto di spesa a causa del sottodimensionamento della programmazione per adempiere alle richieste del servizio sanitario pubblico, hanno in mano una norma che obbliga i fornitori a restituire parte fatturato, pari a quasi metà dello sforamento mettendole in ginocchio, con il rischio reale di fallimento mandando a casa migliaia di persone”.

Lo dichiara la consigliera regionale Serena Pellegrino, Alleanza Verdi e Sinistra, dopo aver discusso con l’assessore Riccardi l’imminente crisi che insidia le piccole e medie imprese della nostra regione e aggiunge “il pay back è iniquo e con tutta probabilità incostituzionale, è uno strumento di vessazione per le aziende utile solo a demolire la sanità pubblica assieme al diritto alla salute di tutti i cittadini. Avendo anche il Friuli Venezia Giulia superato il tetto di spesa i fornitori dovranno restituire parte del fatturato, diventando compartecipi a tamponare per quasi la metà lo sforamento della pubblica amministrazione.”

“Nella nostra Regione, come in tutta Italia, il payback obbligherà i fornitori a sborsare somme che vanno dal 30 al 100 per cento del fatturato medio annuo: “una norma nazionale folle, opportunamente tenuta nel cassetto per sette anni e che, a fine della scorsa legislatura, è ricomparsa sulla scena prevedibili effetti devastanti– ha spiegato Pellegrino – e persino chi aveva approvato questa truffa alle aziende e ai loro dipendenti si pente di averlo fatto. Ma tant’è, lo smantellamento della sanità pubblica si fa anche con il payback.”

“L’assessore Riccardi – prosegue Pellegrino – si preoccupa solo a parole delle aziende del biomedicale regionali che dovranno disporre pagamenti complessivamente stimati oltre i 120 milioni di euro, della prevista ondata di licenziamenti che seguirà nelle aziende in crisi e fallite, delle carenze nelle forniture di biomedicali alle strutture sanitari del SSR e, non ultimo, della tutela del diritto alla salute dei cittadini, ulteriormente contratto a causa della mancata qualità e tempestività delle cure nel servizio pubblico: l’obbligo del payback è previsto dalla legge, le Regioni sono vincolate, dice l’assessore.”

Al termine della seduta del Consiglio, Serena Pellegrino ha incontrato un gruppo di imprenditori regionali del biomedicale, del tutto insoddisfatti della risposta dell’assessore Riccardi. Tutti sono indignati ed estremamente preoccupati: “Gli imprenditori sostengono, numeri alla mano, che il 90 per cento delle aziende regionali del settore saranno costrette a chiudere, non è un rischio, è una certezza, e poco conta che si spostino i termini per pagare cifre calcolate in percentuale sui fatturati, tra l’altro con innumerevoli errori e con meccanismi stabiliti dalla legge ma di fatto inapplicabili, come la compensazione. Le aziende non hanno dubbi: il payback è iniquo, illegittimo, devasterà le aziende, dissuaderà operatori esteri ad investire nel mercato italiano e manderà a gambe all’aria le forniture di dispositivi medici agli ospedali.”

In allegato: Interrogazione a risposta immediata n. 33 “Salvataggio delle aziende regionali produttrici dei dispositivi medici al fine di garantire il diritto alla salute, la salvaguardia del SSR pubblico e l’occupazione dei lavoratori del settore causato dall’introduzione legislativa del ‘sistema payback’”