Approdata in Tribunale a Udine la querelle tra la Danieli e l’attivista “no acciaieria” Paolo De Toni. Probabile una futura ricomposizione “amichevole”. In scena il friulanissimo “cumbinin”

C’è  probabilmente una gran voglia da parte di tutti di chiudere la vicenda il più rapidamente possibile. Così uno degli strascichi giudiziari della vicenda legata al progetto siderurgico, poi accantonato, a San Giorgio di Nogaro, è arrivato alla sua prima udienza in Tribunale a Udine. Non si tratta direttamente della vicenda delle firme e della richiesta di conoscere l’identità dei firmatari della petizione sulla quale dovrà esprimersi il Tar a Trieste il 26 settembre, ma della richiesta danni in sede civile da 100mila euro  a Paolo De Toni, uno degli attivisti dei comitati del “Coordinamento no acciaieria”. La richiesta era stata avanzata dai legali di Danieli e di Gianpietro Benedetti qualche mese prima del suo decesso relativamente ad alcuni post su Facebook considerati diffamatori. Come accennato in apertura c’è una palese voglia di chiudere la vicenda tanto che nell’udienza tenutasi oggi il giudice Fabio Luongo non ha accolto l’introduzione di testimoni per allargare l’ambito di discussione alle vicende legate alla petizione contro l’acciaieria facendo così diventare la vicenda politica e molto appetibile mediaticamente. In sostanza il giudice intende decidere esclusivamente sulla base dei documenti presentati, in particolare la copia dei post Facebook,  se il De Toni abbia o meno ecceduto nel linguaggio, superando quella continenza espressiva che fa da limite alla legittima critica. Ovviamente il giudice dovrebbe considerare il contesto “social” e temporale nel quale sono apparse le frasi incriminate. Il giudice ha dato quindi appuntamento alle parti il 29 ottobre ma nel frattempo si è capito che  potrebbero accadere delle cose, in particolare l’avvocato Maurizio Miculan, che rappresenta Danieli, ha spiegato che resterà in attesa di eventuali proposte conciliative da parte della difesa del De Toni specificando però che comunque ci dovranno essere delle scuse formali per le frasi incriminate.  Da parte sua l’avvocato Carlo Monai che difende De Toni ai microfoni del Tgr Rai ha fatto capire che l’interlocuzione con il legale della Danieli sarà possibile: “il signor De Toni, ha spiegato Monai, ha sempre e soltanto voluto una battaglia politica più che lo sberleffo e il dileggio quindi penso avremo modo di ragionare con l’avvocato Miculan su questa possibilità concreta che ci eviterebbe il 29 ottobre di dover discutere nel merito questa causa”. In sostanza un bel positivo  “cumbin”, dato che l’eventuale remissione della richiesta da parte di Danieli avrebbe, come conseguenza, anche l’abbandono da parte dell’avvocato Monai dell’annunciata class action risarcitoria da parte dei firmatari della petizione, sulla quale invece, in caso di mancato accordo vedrà il giudice dover decidere sull’ammissibilità dell’azione collettiva. In sostanza tutto lascia supporre che come nella migliore tradizione letteraria, si potrà chiudere questa favola con un “tutti (o quasi) vissero felici e contenti”.

Paolo De Toni ritiene improponibile ogni possibilità di conciliazione con la Danieli