Cgil: Privatizzazione Pronto Soccorso, grave che la Regione continui a sbagliare
Appare davvero incomprensibile l’arrogante pervicacia con la quale, nonostante i disastri causati dalle analoghe esperienze già messe in atto, la Giunta regionale continui a perseguire la cessione al privato commerciale (notizia recente la gara d’appalto per 8 milioni di euro da parte di Asufc) di settori nevralgici del Servizio sanitario come i Pronto Soccorso.
Questi servizi non sono solo sede di prestazioni da erogare in caso di problemi urgenti, ma rappresentano la porta di accesso sia verso i reparti e servizi ospedalieri, sia per la presa in carico delle persone in difficoltà. In pratica possono essere il punto di partenza per i percorsi di salute diagnostici, terapeutici, assistenziali, per il cittadino.
È un errore assai grave continuare ad ignorare tutto questo, insistendo esclusivamente sull’acquisto di singole prestazioni dai privato “profit” e ignorando la vera mission del servizio sanitario pubblico, quella di prendersi cura della salute della popolazione attraverso la collaborazione multiprofessionale e multispecialistica dei servizi ospedalieri e territoriali.
È evidente che un pronto soccorso gestito da un soggetto privato commerciale rappresenta una sorta di corpo estraneo all’interno del sistema pubblico, non conoscendone percorsi, esigenze, meccanismi operativi tra i vari servizi e, soprattutto, avendo obiettivi chiaramente diversi.
Oltre a ciò va detto come queste scelte penalizzino fortemente la qualità del servizio verso le persone che si rivolgono al Pronto soccorso, come ampiamente dimostrato nelle situazioni già sperimentate finora. Ignorare questo è una scelta molto pericolosa.
La Cgil condanna con forza la decisione di cancellare l’esperienza, la professionalità e la cultura delle équipe dei sanitari pubblici finora operativi, invece che sostenerli e migliorare l’organizzazione in modo da consentire ai presidi di emergenza di svolgere la loro attività nelle migliori condizioni possibili.
Sarebbe forse il caso, oltre che investire gli stessi soldi nei PS pubblici invece che foraggiare aziende private, di esplorare anche soluzioni diverse che rimangano dentro il servizio sanitario pubblico, come avviene in altre regioni, per esempio in Toscana ed Emilia Romagna, dove vengono coinvolti i medici del servizio di Continuità assistenziale (Guardia medica) con relativo adeguamento contrattuale. Questo potrebbe essere un investimento a lungo termine su professionisti locali.
A ciò si aggiunge che queste operazioni vengono fatte senza alcuna concertazione (e neanche informazione) né con i professionisti del servizio pubblico, né con le associazioni dei cittadini, né, e questo è veramente paradossale, con le rappresentanze elette dei cittadini, cioè i sindaci, che non solo vengono tenuti all’oscuro, ma addirittura vengono scherniti quando chiedono tutele per il diritto alla salute delle proprie comunità.