Consumo del suolo: Coldiretti Pordenone dice no al Ministero per 120 ettari di fotovoltaico su terreni agricoli
“Centoventi ettari di terreno producono mediamente sei mila quintali di frumento, ovvero cinque mila quintali di farina con cui produrre seicento mila chilogrammi di pane. Il consumo medio di una famiglia di quattro persone è di un chilogrammo al giorno. Quindi centoventi ettari producono il pane per mille 650 famiglie per un anno”. Questo è uno degli esempi riportati nel documento contenente le osservazioni che la Coldiretti di Pordenone ha presentato oggi al Ministero della transizione ecologica per opporsi alla costruzione dell’impianto fotovoltaico a Maniago su cento 20 ettari di terreno agricolo. Per Coldiretti il suolo agricolo va difeso e tutelato e riservato alla produzione primaria: “se non bastasse il buon senso a suggerirlo -spiega Coldiretti- sono state emergenze come il covid e la guerra a evidenziare quanto sia importante la sovranità alimentare”. Coldiretti non trascura neanche il ragionamento sull’importanza della produzione di energia pulita, anzi! “ma la transizione ecologica -afferma Coldiretti- non significa percorrere scorciatoie: bisogna adottare le soluzioni più giuste, non le più facili”. “Sì, è vero –spiega Coldiretti- che l’impianto produrrebbe l’energia utile a 49 mila famiglie, ma è altrettanto vero che questi pannelli possono essere installati su zone degradate, aree da recuperare, tetti e parcheggi, bordi autostradali… lì i pannelli si potrebbero mettere mentre di sicuro non vi si potrebbero seminare frumento, mais, soia o coltivare ortaggi o frutta”. Per la Coldiretti di Pordenone si tratta dunque di pura speculazione economica che va contro ogni logica di buon senso. Nelle osservazioni, inoltre, c’è un’altra contestazione e cioè che l’impianto Maniago Solar1 viene definito agrivoltaico quando non c’è nulla di agricolo nel progetto! Non c’è il coinvolgimento di aziende agricole, il rispetto del territorio agricolo, né la conservazione e tanto meno la coltivazione del fondo. In tutto questo contesto non viene considerato che il suolo e il paesaggio sono beni comuni e per l’agricoltura rappresentano, oggi più che mai, elementi centrali, su cui si basa la qualità del made in Italy agroalimentare e le strategie di competitività, anche in termini di comunicazione, di turismo non solo per la componente produttiva ma anche quella legata alla fruizione del territorio.