Covid, tanti i casi a Trieste: oltre il quadruplo della media nazionale

Tanti, veramente tanti i casi di contagio da sars cov 19 a Trieste in una settimana, ben oltre il quadruplo della media nazionale. E la situazione nel capoluogo, ha riferito l’assessore regionale alla Salute Riccardi rispondendo ad un’interrogazione in consiglio regionale, peggiorerà: “La crescita dei casi a Gorizia è paragonabile a quella che ha avuto ad agosto, mentre se guardiamo Trieste la crescita attesa è simile a quella del mese di ottobre dell’anno scorso, per cui ci aspettiamo una crescita molto più ripida per quest’ultima”.  “In questo momento per il territorio triestino i principali focolai sono costituiti da alunni di scuole primarie – ha spiegato Riccardi – pertanto è posta particolare attenzione al contenimento del contagio a livello scolastico con aumento dell’attività di controllo mediante esecuzione di tamponi”. L’incidenza settimanale di nuovi casi di covid nel capoluogo regionale è di 132 per centomila abitanti, con un aumento del 45% rispetto alla settimana precedente. I fattori che stanno determinando questa crescita sono attualmente in esame da parte della Task Force COVID regionale, ma Riccardi ne ha citati alcuni: “La più bassa percentuale di vaccinati contro il COVID-19 rispetto alla media regionale; l’età mediamente più avanzata della popolazione e la numerosità degli ospiti delle case di riposo, un sottogruppo di anziani che è stato vaccinato per primo e la cui risposta immunitaria, è noto, tende a decadere”. La buona notizia è che i focolai nelle case di riposo, come quelli scolastici, sono fortunatamente di bassa gravità clinica. A scanzo di equivoci bisogna dire che questo aumento, alemno per ora, on può essere crelato alle manifestazioni in atto nel capoluogo giuliano, anche se gli assembramenti e la mancanza di precauzioni da parte dei manifestanti fanno  pensare ad un ulteriore criticità che si potrà però registrare nei prossimi giorni.

Preoccupazione sulla situazione  è stata espressa dal Consigliere Regionale FVG del Gruppo Misto Walter Zalukar che scrive in una nota: “Dopo aver appreso che il numero di contagiati COVID a Trieste è il più alto d’Italia, ho inteso presentare un’interrogazione urgente all’Assessore alla Salute chiedendo spiegazioni e sollecitando contromisure adeguate. La diagnosi del fenomeno operata dagli uffici regionali elenca alcune tra le verosimili cause: bassa percentuale di vaccinati, alto numero di anziani in case di riposo, alto numero di vaccinati anziani la cui immunità è in calo e necessitano della terza dose, focolai scolastici. Se la diagnosi è in parte corretta, la cura, o meglio, le misure per arginare il fenomeno non sono sufficienti. Certo, su tutta l’organizzazione del Servizio Sanitario pesa la mancanza di personale e il colpevole taglio operato dalle amministrazioni precedenti, ma qualcosa in più si può fare. In primis operare uno sforzo organizzativo per rendere attivo il Dipartimento di prevenzione 7 giorni su 7 così da non lasciare buchi nell’opera di testing con tamponi e poter quindi avviare con tempestività il tracciamento e l’isolamento dei casi. In secondo luogo, favorire i servizi domiciliari di testing così da non costringere un sospetto con febbre a circolare col rischio di trasformarsi in ignaro untore. In terzo luogo, se è vero che in ambito ospedaliero –che, lo ricordiamo, è stato uno dei principali focolai- si lavorerebbe con percorsi separati Covid – no Covid, è necessaria un’azione di controllo e verifica degli stessi perché molti operatori segnalano che questa separazione si rinviene più sulla carta che nella realtà. Non si dimentichi, inoltre, che le stanze di degenza da due e da quattro letti, tutte con bagno promiscuo, di certo non aiutano a fermare il contagio. In quarto luogo, va predisposta per tempo la macchina organizzativa deputata alla terza dose. I primi ad essere vaccinati sono stati i cittadini più fragili e la loro immunizzazione è in calo: se non si dovesse provvedere in tempo, c’è il concreto rischio di un aumento dei casi più seri e una conseguente ripresa dei ricoveri. In quinto luogo permane il deficit di comunicazione più volte lamentato e, in particolare a Trieste, i programmi relativi alla comunicazione contenuti nel Piano Pandemico 2020 sembrano tuttora incompleti. Come ho già avuto modo di segnalare al Presidente Fedriga, la comunicazione della campagna vaccinale va indirizzata a informare quei cittadini dubbiosi non tanto per ragioni ideologiche, ma per questioni inerenti il loro specifico stato di salute. Un’informazione mirata a questi gruppi dovrebbe garantire una maggiore e più consapevole adesione alla campagna vaccinale come del resto sottolineato da uno studio dell’autorevole rivista “The Lancet””.